DI MATTEO FORCINITI

Nell'Uruguay che si avvia verso le riaperture è stata accolta con grande speranza la notizia del nuovo protocollo elaborato dal Ministero della Salute per il ritorno delle feste. Un aspetto questo che interessa da vicino anche le sedi delle associazioni italiane, la maggior parte delle quali sono rimaste chiuse nell'ultimo anno e mezzo di pandemia provocando enormi difficoltà per il mantenimento di queste sedi. A Montevideo c'è una discrtea attesa, i preparativi per il ritorno delle attività si apprestano a cominciare.

Molto rigoroso e dettagliato, il nuovo protocollo del Ministero della Salute divide gli eventi in due categorie e non impone l'obbligo del "green pass" pur stabilendo delle limitazioni: da una parte ci sono gli eventi considerati misti (con persone vaccinate e non vaccinate), dall'altra quelli che ammettono esclusivamente le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione contro il Covid 19 con entrambe le dosi da almeno due settimane. Nel primo caso è stata stabilita una capienza massima del 45% con un massimo di 100 persone al chiuso e 150 all'aperto. Nel secondo caso, invece, la capienza massima consentita è del 50% con un massimo di 200 persone al chiuso e 300 all'aperto. Oltre al controllo preventivo e i contatti di tutti i partecipanti, il protocollo stabilisce che la durata massima degli eventi è di 5 ore. La normativa entrerà in vigore a partire dal 24 agosto con la "Noche de la nostalgia", la festa notturna più importante dell'anno in Uruguay che precede la festa dell'indipendenza. 

"Sappiamo che ci saranno feste durante questa data quindi cercheremo di evitare le feste clandestine a favore di quelle autorizzate nelle sale registrate che seguiranno il protocollo" aveva affermato pochi giorni fa il presidente della Repubblica Luis Lacalle Pou anticipando l'iniziativa. Sulla stessa linea del Governo si è schierata anche la Intendencia di Montevideo che ha appena dato il suo ok al ritorno delle feste con la durata massima di 5 ore e l'apertura dei locali fino alle 2 di notte.

"Le misure sono state accolte con grande ottimismo da parte di tutto il settore" ha affermato il presidente della Cámara de Eventos del Uruguay Germán Barcala pur specificando le inquietudini di un settore che è stato colpito molto duramente dalla crisi: "Comprendiamo che questo è l'inizio di un qualcosa di progressivo e speriamo di poter avere presto ulteriori concessioni e un aumento nelle capienze. Come diciamo da tempo, però, mancano ancora le misure economiche di appoggio per la riattivazione del settore".

 A velocità diverse, le associazioni italiane di Montevideo si stanno preparando a tornare.

"Siamo sempre attenti alle risoluzioni del Ministero, questo è un primo passo" afferma Nicolas Nocito dell'Associazione Calabrese, una delle prime a riprendere le attività e che adesso sta pianificando il prossimo mese: "Abbiamo due eventi in programma a settembre. Uno dei giovani e poi il classico pranzo dove ne approfitteremo per fare un omaggio ai soci più anziani. In questo periodo stiamo facendo dei lavori di riqualificazione della nostra sede e pensiamo di riaprire tra una decina di giorni. Siamo molto contenti nel vedere che tutto si sta avviando verso il ritorno alla normalità. Questo è vitale per noi e per il resto della collettività".

I preparativi sono iniziati anche al Circolo Trentino di Montevideo come racconta la presidente Silvia Norbis: "Ogni sabato per tutto il mese faremo un pranzo nel rispetto dei protocolli e con una partecipazione ridotta ma ci stiamo preparando per poter organizzare altre attività. Per il momento continuano le prove del nostro coro Stella Alpina e poi, a partire da settembre, faremo dei laboratori di conversazione all'interno dei nostri corsi di lingua e cultura italiana che continueremo a dare on line via Zoom fino alla fine dell'anno. Abbiamo corsi per bambini, giovani e adulti e stanno andando molto bene".

"Abbiamo atteso la decisione dell'Intendencia di Montevideo e pensiamo di poter tornare tra settembre e ottobre a organizzare qualcosa". Così Francisco Barone responsabile di Casa d'Italia, la sede italiana più antica della capitale. "Pur avendo a disposizione grande spazio, cominceremo solo con qualche piccola riunione aperta ai soci. Questa sarebbe una prima prova in attesa di tornare alle normali attività. Durante questa pandemia la nostra sede è sempre stata aperta almeno una volta alla settimana per i lavori di mantenimento e le procedure amministrative oltre che per ricevere i soci".

A breve cominceranno a organizzarsi anche abruzzesi e campani. "In questi giorni la commissione direttiva si riunirà per decidere sul da farsi, vedremo come procedere" dice Fernando Pizzuti dell'Associazione Abruzzese. Uno scenario simile è quello di Aercu (Associazione Emigrati Regione Campania in Uruguay) che interviene con Ana Santucci: "Abbiamo visto e seguiamo sempre le direttive del Ministero della Salute. Ci riuniremo nei primi giorni di settembre per definire le attività da realizzare".

Più cauta appare invece la Collettività Satrianese San Rocco che parla attraverso la sua presidente Palma Laguardia: "Abbiamo letto attentamente il nuovo protocollo ma abbiamo deciso di aspettare ancora un altro po' e vedere come evolve la pandemia per riprendere le nostre attività. Abbiamo fatto una piccola riunione la scorsa domenica con la tradizionale messa per il giorno di San Rocco. Speriamo di poter organizzare la festa del nostro santo patrono per dicembre".