Uno spreco di denaro pubblico da 8 milioni di euro. Anzi, 9. Ovvero quanto stanziato dal governo per le elezioni per il rinnovo dei Comites che sono state fissate il 3 dicembre (1 milione è destinato alla sperimentazione del voto elettronico).

Il Cgie non cambia idea e insiste: “Vanno rinviate di alcuni mesi”. I motivi sono tanti. E tutti validi. In primis, la pandemia. Il virus, con le sue varianti, non arretra. “Il rischio di una partecipazione al voto ridottissima è sotto gli occhi di tutti - sottolinea Michele Schiavone, segretario del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, nella conferenza stampa organizzata ieri per fare il punto della situazione sulla questione elezioni -. Le notizie che ci arrivano non sono confortanti: in Australia vige il lockdown, mentre dal Comites di Montevideo fanno sapere che si stanno palesando i primi sintomi della quarta fase della pandemia. Inoltre con l'imminente ripresa delle attività scolastiche temiamo che il Covid possa di nuovo diffondersi in maniera poderosa”.

Insomma, non certo lo scenario migliore per presentarsi alle urne. Numerosi gli appelli lanciati nelle ultime settimane, ma da Roma nessuna risposta. Zero. Come se non ci sentissero. “Proprio non riusciamo a capire perché, questa volta, la nostra richiesta non sia stata neppure presa in considerazione” commenta Schiavone, che fatica a contenere la delusione.

Rischio sanitario, e non solo. Oltre all'ormai arci-nota impreparazione della rete consolare dettata da una cronica mancanza di personale, c'è anche il problema dei fondi. Secondo il Cgie, infatti, gli 8 milioni di euro messi a disposizione non bastano per coinvolgere un numero ampio di elettrici ed elettori. Così come il milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico.

“Se le elezioni non saranno posticipate, allora la scelta si ridurrà a un concorso di bellezza, a una sfilata di moda, dove elettori ed elettrici sono chiamati a scegliere i più belli – aggiunge il segretario del Cgie -. Non è questo il senso della partecipazione popolare: così si mette a rischio la credibilità dei Comites”.
Il messaggio (per l'ennesima volta) è rivolto al ministero degli Esteri e dell'Interno.

Duro l'intervento di Silvana Mangione, vicesegretario generale del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero per i Paesi Anglofoni Extraeuropei. “Noi siamo i responsabili dell'italianizzazione, dei consumi e della presenza del prodotto made in Italy in tutto il mondo. Dunque, la nostra rappresentanza è un enorme e importantissimo fattore di crescita per il Paese. Non si può umiliare coloro che lavorano - nella maggior parte dei casi gratuitamente - per dare un risalto sempre maggiore all'Italia, impedendo loro di eleggere i propri rappresentanti nella maniera più serena e tranquilla possibile”.

Poi attacca: “Alcuni ci hanno accusato di voler mantenere la poltrona chiedendo il rinvio delle elezioni. Ma la verità è che se non ci trovassimo in queste condizioni sanitarie 'inaccettabili' ci saremmo dimessi tutti per poi andare davanti a Palazzo Chigi a rivendicare i nostri diritti. Ci siamo stancati di essere trattati come qualcosa che si dà per acquisito e quindi che non merita rispetto”.

Ecco, il rispetto. Questo è ciò chiede il Cgie per i milioni di italiani nel mondo. Orgoglio da valorizzare. Non zavorra da svilire.