La famiglia Reborati giunse a Montevideo da Genova, Italia, nell’anno 1900. Era composta da quattro persone: il padre Giacomo Reborati, la madre María Batiste de Reborati e i figli Elvira di 9 anni e Alberto di 7 anni. Alberto​ si forma al Seminario, dove si trova la scheda con i dati da studente e le foto di fine anno. Poi frequentó la Facoltà di Architettura fino al 4°. Anno, dato che problemi economici in famiglia lo costrinsero a fare l’impiegato nella Intendencia di Montevideo come disegnatore.​

 

Fu assistente dell'Arch. Leopoldo Tossi. Poi comincerà a svolgere piccoli lavori con un caposquadra di origine italiana come lui, che aveva esperienza nel mestiere. Da questo momento, prima della società con l’Architetto Ramón Bello, anch’egli di origine italiana, che non ha lasciato eredi ed esiste pochissimo sulla sua vita, la vita di Alberto cambió totalmente.

 

Ci sono due case gemelle in via Francisco Vidal tra Solano Antuña e 21 settembre, costruite per ordine di suo cognato Rodolfo da Silva per la fabbrica di caffè "Dos Americanos", progetto firmato da Alberto J. Reborati. In quell’epoca costruì anche case nei quartieri di Colón e Prado per la famiglia e alcuni amici, come nel caso della prima tappa della casa di Vaz Ferreira al Prado.​

 

Gli orari delle lezioni e gli impegni assunti per questi lavori, gli impedirono di proseguire gli studi presso la Facoltà e per questa ragione, pur essendo uno dei più importanti costrutturi dell’Uruguay, non si laureó mai. Alberto Reborati, era biondo e con gli occhi azzurri.​

 

Nel 1918 contrasse un legame con María Angélica Brito Mac Eachen, uruguaiana. Da questa unione nacquero quattro figli: Alberto Emilio, Susana María, Dora Elena e Marta Beatriz. I tre più grandi hanno abitato in una casa costruita appunto da Bello & Reborati, che esiste ancora, nella via San Fructuoso all'angolo di Avda. Agraciada e li abitarono fino al 1929. Il lavoro di Alberto Emilio, anche lui Architetto, si trova principalmente a Punta del Este, dove ha vissuto gran parte della sua vita.​

 

Al principio gli uffici dei due architetti si trovavano nel seminterrato di quella casa, che fu venduta per costruire quella di Solano Antuña. A quel tempo la società acquistò un lotto di terreno sullo stesso blocco, che suddivise. Nel blocco di via Tomás Diago 720 bis, tra Solano Antuña e Juan María Pérez, avevano lasciato un ampio spazio al centro, nel quale avevano realizzato un campo da tennis, dove sarebbero andati lui e il suo compagno, con le rispettive famiglie a giocare. A quel tempo, la società aveva un deposito per i materiali in Avenida Rivera, dove si trovava il cinema Arizona. Quando l’immobile fu venduto, il magazzino venne trasferito in via Tomás Diago e lì installarono anche una fabbrica di mosaici per le proprie opere. Nel 1929 la famiglia si trasferí in via Solano Antuña 2886. Il cancello in alto diceva: "PORTOFINO", la località dove la famiglia Reborati passava l’estate in famiglia in Italia.​

 

C’era un affresco dipinto dall'Albertazzi, che raffigurava San Giorgio che uccide il drago, dato che è il patrono di Genova, sua città natale.​

Le vetrate di tutta la casa sono state realizzate su disegni di Papá Giacomo, come la vetrata dell'androne che rappresenta il Castello di Paraggi, paese vicino a Portofino, dove la famiglia trascorreva l'estate quando abitava in Italia. Il piano nobile della casa aveva l'ingresso, un soggiorno con il soffitto allungato dipinto di blu da cui parte la scala in legno per le camere da letto, e nascosta nel muro lambris, c'era una porta che comunicava con un bagno e la scala per il garage. Un altro soggiorno con il soffitto dipinto di "rosso" in avanti con stufa a legna, la sala da pranzo, il soppalco e a destra, l'appartamento dei nonni con una camera da letto, un bagno completo e un soggiorno. I soffitti di entrambi i soggiorni formavano quadrati di legno di cedro, come tutta la falegnameria della casa.​

 

Dato curioso: Alberto era daltónico. In Uruguay è un plus aggiungere avere una casa BELLO REBORATI. Per il venditore questo sigillo è un forte argomento di vendita e per l'acquirente un plus che aggiunge qualità costruttiva. Non invano è l'azienda che ha messo in evidenza la prolificità del suo catalogo intorno al 1935, riuscendo a ricadere su tutta la città. I quartieri favoriti furono Pocitos, Punta Carretas, Nuevo Centro e Prado. La ditta Bello Reborati costruí circa 500 case, sempre nel segmento delle case unifamiliari e condomini, concentrando il proprio lavoro sui ceti medio-alti. Ci sono testimonianze che indicano che la fama era tale che diversi interessati si dovettero accontentare di integrare una lista d'attesa e attendere disponibilità.​

 

Considerando l'epoca, tale offerta di domanda doveva far fronte a quasi duemila dipendenti propri che producevano anche le proprie forniture, come mattoni, elementi decorativi, ceramiche, rubinetti, ecc.

 

Bello e Reborati erano due soci di origine italiana. Emulando le condizioni attuali, hanno costituito una società di capitale e contributo del lavoro. Fondamentalmente Bello era colui che metteva i soldi e si occupava della logistica dell'azienda, mentre Reborati si occupava della progettazione delle unità abitative.

 

 

 

 

 

STEFANO CASINI​