di Franco Esposito

Va in edicola L’Espresso, goduria e disgusto sfogliarne le pagine, leggere le ultime notizie sui Pandora Papers. Ci sono tutti, immersi nell’illegalità. Gli italiani con i soldi offshore. Attrici, star del pallone, modelle, e anche Casa Savoia. Gli affari segreti di Mino Raiola, il despota degli agenti dei calciatori, di Carlo Ancelotti e Walter Zenga, non solo di Roberto Mancini e Gianluca Vialli. C’è pure Maria Gabriella di Savoia, figlia dell’ultimo re d’Italia, Umberto. E Monica Bellucci, emigrata in Francia. Curatori dell’inchiesta giornalistica per l’Italia, Vittorio Malagutti e Leo Sisti, per conto de L’Espresso, oggi in edicola.​

 

I soldi italiani volati nei paradisi fiscali. Ancelotti ha trasferito i suoi diritti d’immagine a una società delle Isole Vergini Britanniche; idem la scelta di Monica Bellucci. Zenga si è messo nelle mani di un fiduciario di Singapore. Margherita di Savoia risulta titolare di una finanziaria a Panama. La galassia di Mino Raiola si compone di società personali a Montecarlo e a Londra. In aggiunta recente, due indirizzi offshore alle Isole Vergini Britanniche. Tutto quanto è finito nell’elenco dei Pandora Papers.​

 

Nell’elenco dei nuovi guai della Lega sono finiti intanto i soldi del costruttore Parnasi. L’accusa è di auto riciclaggio, ennesimo inguacchio del partito di Salvini, diventato ormai insuperabile come acchiappa guai. Quasi una calamita di sventure.​

 

Il fatto getta un’ulteriore ombra opaca sulla gestione economica della Lega. La nuova accusa arriva da Roma e centra in pieno il tesoriere del partito di Matteo Salvini, Giulio Centemero, e Andrea Manzoni, già revisore dei conti del partito alla Camera dei deputati. Il reato contestato​ aggrava la posizione dei due indagati, già accusati dai magistrati romani di “finanziamento illecito”. L’indagine dei pm ha scoperchiato il pentolone. Centemero e Manzoni avrebbero incassato, in due tranche, 250mila euro dal costruttore Luca Parnasi. I fatti riguardano l’inchiesta sulla costruzione ipotetica del nuovo stadio della Roma.​

 

I soldi sarebbero finiti nella cassa dell’associazione “Più Voci”, rappresentata appunto da Giulio Centemero. Ma il percorso della tangente in due tranche non si è fermato all’associazione sopra citata; è proseguito fino a Radio Padania. La voce della Lega. L’operazione è stata effettuata a mezzo di sei bonifici bancari. L’emittente, con il denaro sporco, avrebbe pagato due ditte fornitrici e gli stipendi dei lavoratori.​

 

L’Italia purtroppo è anche questo. Tangenti, corruzioni, lercie commistioni tra imprenditoria e un certo tipo di fare politica. Il tutto, nel caso dell’operazione Parnasi-Centemero, “per ostacolare il riconoscimento della loro provenienza delittuosa”. L’inchiesta nasce appunto da una costola del procedimento sul nuovo stadio della Roma, a Capannelle. I risultati sono già arrivati davanti al giudice per le indagini preliminari.​

 

Tredici persone – tra cui anche il costruttore Luca Parnasi, l’ex tesoriere del Pd ora iscritto a Italia Viva, Francesco Bonifazi, e l’ex presidente dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito – sono accusate a seconda delle varie posizioni di corruzione. Traffico di influenze con emissione di fatture per operazioni inesistenti. La Procura sembra certa di una cosa: il costruttore Parnasi avrebbe finanziato numerosi partiti, giocando su più tavoli. Un pokerista di quelli veri, impegnando nella realizzazione finale un qualcosa sprovvisto dei crismi minimi della legalità.​

 

Confermata dagli inquirenti, la circostanza ha trovato piena rispondenza da parte di Luigi Bisignani e dai collaboratori dell’imprenditore Parnasi. Ad attivare l’interesse dei magistrati alcuni bonifici sospetti, in discrete quantità, e mai dichiarati come “finanziamento a partito nel bilancio di esercizio”.​

 

Magagne leghiste nella gestione economica del partito. Indebiti arricchimenti. Le indagini hanno portato alla luce il comportamento censurabili di Parnasi: il costruttore avrebbe cercato di “ingraziarsi il Partito Democratico”. In che modo? Semplicissimo: il finanziamento alla fondazione Eye di una ricerca di 150mila euro, dalla dubbia utilità. I soliti giri di soldi di provenienza improbabile.​

 

“Casa: il rapporto con gli italiani con il concetto di proprietà”, il titolo della fantomatica ricerca. Si chiama studio. Il costruttore Parnasi pare non sia fermato al fiore da dedicare al Partito Democratico. Altri due bonifici sarebbero stati infatti versati all’associazione “Più Voci”, vicina alla Lega. Succede questo, ora. I soldi versati tra il 2015 e il 2016 sono finiti nelle disponibilità di Radio Padania.​

 

Il passaggio improprio ha innescato la nuova accusa di auto riciclaggio, nei confronti di Centemero, Manzoni e Parnasi. La Lega va purtroppo così: prima in classifica e detentrice del primato delle presenze nelle Procure d’Italia.​