Niente cellule staminali: le cellule bambine che finora sono state il simbolo della medicina rigenerativa non entrano in gioco quando i muscoli devono auto-ripararsi. Contro ogni aspettativa ad attivarsi sono le cellule adulte più vicine alla lesione, che letteralmente si mettono in moto per prestare soccorso. E' questo il meccanismo descritto sulla rivista Science dal gruppo dell'Università spagnola Pompeu Fabra guidato da William Roman, del quale fa parte anche Antonio Serrano. 
I muscoli scheletrici, responsabili della locomozione, sono costituiti da cellule che hanno più di un nucleo: una caratteristica quasi unica nel corpo dei mammiferi. Sono cellule sottoposte a forti stress e non è raro che questo le danneggi, ma adesso si comincia a capire che si difendono grazie a "un meccanismo di protezione autonomo".

il meccanismo - Il meccanismo ricostruito dal gruppo spagnolo, da anni attivo in questo campo, è complesso e alcuni dei suoi attori devono ancora essere identificati, ma quanto scoperto finora è un primo passo importante. I ricercatori hanno scoperto che ogni volta che avviene una lesione si accende un campanello d'allarme che fa partire una cascata di segnali molecolari; questi, a loro volta, mettono in allerta le cellule muscolari più vicine alla lesione, che attivano i loro motori, ossia alcune proteine coinvolte nel loro movimento come la dineina, e in questo modo riescono a raggiungere il punto da riparare. Arrivate a destinazione, cominciano a produrre la molecola di Rna messaggero (mRna) che contiene le istruzioni necessarie a riparare il danno. In sostanza, i muscoli riescono ad autoripararsi stimolando la riorganizzazione del nucleo delle loro cellule adulte più vicina alla lesione.  "Questo processo di autoriparazione delle fibre muscolari si verifica sia nei topi che nell'uomo dopo una lesione muscolare indotta dall'esercizio e rappresenta quindi un meccanismo protettivo efficiente in termini di tempo ed energia per la riparazione di lesioni minori", osserva la biologa Pura Muñoz-Cánoves, dello stesso gruppo di ricerca. 

Il meccanismo, osservato sia nelle cellule di topo sia in quelle umane, apre una strada finora inedita della medicina rigenerativa e potrebbe rendere meno complesso e più rapido il recupero dei muscoli dopo un incidente o una malattia.