di Matteo Forciniti

La lentezza della burocrazia italiana continua a far sentire i suoi effetti specialmente all'estero. Oltre un mese dopo aver annunciato l'implementazione del green pass, e dopo una settimana dalla sua entrata in vigore, un gruppo di cittadini continua ad essere pesantemente discriminato sotto l'indifferenza generale: sono migliaia infatti gli italiani che si sono vaccinati contro il Covid 19 all'estero con vaccini considerati "alternativi" poiché non sono stati riconosciuti dall'Agenzia europea del Farmaco (Ema) come il cinese Sinovac e il russo Sputnik. Il primo è il vaccino maggiormente distribuito in Uruguay, un paese che si ritrova a vivere una doppia beffa dato che un terzo della sua popolazione ha fatto addirittura la terza dose con Pfizer ma al momento viene esclusa in Italia da uno dei sistemi di restrizione sanitaria più rigidi al mondo. Oltre a sorbirsi un'assurda quarantena di 10 giorni al momento dell'arrivo (l'ordinanza scade il 25 ottobre), viaggiare in Italia dall'Uruguay oggi vorrebbe dire sottomettersi continuamente a un tampone per poter vivere (e in caso anche andare a lavorare) con costi economici enormi. 

Fin ad ora la posizione italiana sui vaccini è stata quella di seguire alla lettera le raccomandazioni europee riconoscendo solo i 4 approvati: Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson). Sebbene Sinovac e Sputnik siano stati riconosciuti dall'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e da alcuni paesi europei, per l'Italia non hanno praticamente alcun valore. Eppure tutti gli studi che analizzano l'effettività di questi vaccini oggi ci dicono che la loro efficacia nella prevenzione del virus è sì un po' più bassa rispetto agli altri, tuttavia sembrano incidere bene su quello che è il vero punto fondamentale, ovvero evitare i casi gravi e la morte delle persone.

Se gli italiani all'estero vengono discriminati non potendo accedere di diritto al certificato verde non importa niente a nessuno. La questione, però, adesso è diventata un serio problema economico che rischia di paralizzare diverse attività dato che ci sono migliaia di lavoratori stranieri in Italia vaccinati con Sinovac e Sputnik: un esercito di colf, badanti, braccianti agricoli, autotrasportatori, operai edili e marittimi chiede infatti il riconoscimento di questi vaccini per regolarizzare la situazione ed evitare così la mortificazione di pagare ogni 48ore un tampone per accedere al proprio luogo di lavoro. A Prato, ad esempio, c'è stata una vera e propria rivolta civile della numerosa comunità cinese vaccinata con Sinovac che ha lanciato un appello al governatore della Toscana per fare qualcosa anche se in realtà l'unico che può intervenire è il governo nazionale. 

Ma quando arriverà questo intervento? Da un mese circolano sulla stampa le versioni che danno in dirittura d'arrivo la circolare del Ministero della Salute per autorizzare questi vaccini ma ad oggi non c'è ancora nulla di concreto. Le discriminazioni dunque continuano alla luce del sole tanto per gli stranieri come per i connazionali vaccinati all'estero con la grande differenza che almeno i primi sono riusciti a catturare un po' di attenzione mediatica per via della loro incidenza nell'economia.

Secondo la recente ricostruzione pubblicata su La Stampa, il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe chiesto un intervento della Commissione europea per risolvere la situazione nell'ambito di un mutuo riconoscimento dei vaccini non comunitari. La Commissione europea però è stata molto chiara e se ne è lavata la mani: "Il riconoscimento dei vaccini per il certificato vere è materia degli Stati membri. Sono obbligati a riconoscere tutti i vaccini autorizzati nell'Ue ma hanno facoltà di riconoscere anche altri vaccini" ha affermato mercoledì.

Insomma, come ribadito dalle autorità europee l'Italia può agire autonomamente come tra l'altro ha fatto nei confronti dei sammarinesi vaccinati con Sputnik che hanno ricevuto un'autorizzazione speciale in un decreto legge. Si tratta dello stesso vaccino che invece viene ignorato se a riceverlo sono stati i lavoratori dell'est oppure i tantissimi italiani vaccinati in Argentina. "Due pesi e due misure?" si chiede la Federazione dei Pensionati della Cisl nel difendere l'attività delle badanti e delle colf che lavorano in Italia. A subire la logica dei due pesi e delle due misure anche gli italiani all'estero si sono ormai abituati.