DI FRANCO MANZITTI

Per Edoardo Rixi, la maggiore soddisfazione è quella di avere fatto discutere la Lega al suo interno per sette ore, dopo la sparata di Giorgetti su Salvini-Bud Spencer. E l’altra, quella di avere messo in calendario per l’11 e il 12 dicembre un fondamentale confronto sui temi chiave del futuro.

Edoardo Rixi, ligure, è uno dei colonnelli più ascoltati (e mediaticamente anche più silenziosi) di Matteo Salvini. È stato vice ministro alle Infrastrutture e oggi è responsabile nazionale di quel settore.

Rixi ha una visione molto pragmatica dello scenario nazionale da qui al fatale febbraio dell’elezione per il Quirinale.

“Sarà un febbraio “infernale”, dice, alludendo anche alla scadenza tutta genovese entro la quale il sindaco in carica, Marco Bucci, sarà obbligato, salvo sorprese, a scegliere. Tra il suo ruolo di supercommissario alle grandi opere del Pnrr in Liguria. Nonché quello di candidato bis sul trono di Genova.

Così la scena descritta in questa conversazione con il quarantenne leader leghista ligure si allarga. E non evita la posizione delicata di Giovanni Toti, presidente regionale, in corsa evidente per un ruolo nazionale di centrista moderato. Magari con Calenda e Renzi. Sempre più lontano dalle ali di destra di Lega e Fratelli d’Italia. Che finora lo hanno fatto volare alla conquista di Genova e delle altre grandi città liguri. Tutte conquistate da una coalizione “coesa e concorde che ora non vedo più “, dice Rixi.

“L’aria che si respira oggi in Parlamento, osserva, è quella di un governo che sta molto traballando. L’agenda di Draghi non comprende appuntamenti che vanno oltre a febbraio. Come se il premier fosse già convinto di uscire da palazzo Chigi.”

Ma per andare al Quirinale. E nel frattempo che succede al governo?

“Per noi Draghi sul Colle più importante va bene. Se il suo ruolo sarà quello di una guida superiore nelle intricate vicende che vivremo. Affrontando il seguito della pandemia e il piano europeo di uscita”. Insomma la visione di Giorgetti?

Rixi sorride e ripete: “Sono molto soddisfatto di avere partecipato a quella lunga discussione tra di noi. Differenze tra Salvini e Giorgetti? Lo sappiamo che la visione del segretario non è mai stata molto istituzionale. Ma sappiamo bene quale grande lavoro svolge sul territorio, quanti temi affronta, quanto si muove e come combatte. E sappiamo come Giorgetti ha, invece, sempre coperto il lato istituzionale-governativo.”

Come dire, appunto, a Giorgetti la pista “governativa”, a Salvini quella “movimentista”?

“Siamo convinti, Salvini e io, che la legislatura non si interromperà certo prima del ‘23, scadenza istituzionale. Questo Parlamento non se ne va a casa prima. E’ evidente……”

Già, ma allora cosa succederà al Governo, se Draghi salirà al Quirinale? “Ci sarà un Governo di coalizione e di transizione, magari con una vita più breve di un anno. Non è detto che noi ci saremmo dentro. Chi potrebbe presiederlo? Credo che a Letta non dispiacerebbe.”

Così sembra che oramai l’obiettivo della Lega sia quello di preparare al meglio le elezioni politiche del 2023. Con molti dubbi e molte preoccupazioni.

“ Certo che siamo preoccupati, osserva Rixi, soprattutto se guardiamo a come si sta preparando il Pnrr….Quelli che stanno intorno a Draghi gli raccontano quello che vogliono sulla nostra preparazione. E spesso gli fanno credere quello che non è. Temo che altro che aprire i cantieri quando arriveranno i fondi europei….”

Dallo scenario nazionale a quello locale c’è un filo che ovviamente passa molto per la Lega, che continua da sette anni a governare la Liguria, insieme con un Toti sempre più solitario e in polemica con i suoi alleati. E che governa Genova, sorreggendo, ma anche sfruttando Bucci. Scoperto proprio da Rixi, anche lui in vista di decisioni delicate, non solo quelle della presunta incompatibilità tra sindaco e supercommissario.

“Senza una coalizione coesa e forte tra Lega, Fratelli d’Italia e gli altri, rischiamo molto, come Savona e prima ancora Ventimiglia di qualche anno fa dimostrano”, dice Rixi. Ricordando che i ballottaggi per gli ex lumbard sono sempre pericolosi e non nascondendo due punti.

1) L’irritazione per le continue sparate di Toti, il suo personalismo sfrenato, gli schiaffi a Lega e Fratelli d’Italia.

2) Il rischio di perdere Genova, dopo averla conquistata “storicamente” alla Destra, se il dialogo della alleanza di centro destra diventa così complicato.

“I partiti sono delle risorse per l’alleanza, dice il leader ligure, non sono un peso per chi vuole continuare a governare o costruire qualcosa di nuovo. I cosidetti “civici”, sia le liste sia i personaggi, sono importanti eccome in tempi come questi di politica tanto liquida. Ma senza i partiti architrave rischiano sempre…”

Rixi allude alla cavalcata sfrenata di Toti verso il centro moderato. Anche dopo l’esito delle elezioni savonesi, nelle quali la Destra è andata ko. E dopo le quali Toti ha sbandierato i suoi voti di lista, “dimenticando però le preferenze crollate”.

Si potrebbe addirittura sostenere un fatto. Che il governatore ligure, bruciati tutti i vascelli alle spalle, dai rapporti con Forza Italia, a quelli con la Lega e Fratelli d’Italia “presi a schiaffi” non può che dirigersi verso il centro sinistra. Addirittura verso il Pd. Per garantirsi un futuro politico?

Considerato che anche “Coraggio Italia”, l’alleanza con il potente sindaco di Venezia Brugnato, potrebbe finire a carte quarant’otto. E che i rapporti con i dissidenti di Forza Italia sono pessimi?

Rixi sorride con ironia a un’ipotesi che sembra fantapolitica. Ma che nella teoria sopravanzante dei partiti oramai tutti “rotti”, come sostengono illustri commentatori, non è poi così fantastica.

La conversazione torna al quadro genovese e ligure. Ai rapporti tra i tre “Cavalieri” di quella che era stata definita una congiunzione quasi astrale. Appunto lo stesso Rixi. Bucci da lui pescato nella società genovese, appena rientrato dai suoi 22 anni negli Usa. E Toti, l’outsider calato in Liguria quasi per scherzo.

Rixi ricorda con qualche punta polemica quanto il governatore si fosse opposto alla nomina di Bucci commissario per il ponte. Sperando di essere lui il deus ex machina di un’operazione diventata un modello vero e proprio.

E rammenta come poi l’incarico si sdoppiò per conferire a Toti il commissariamento dell’emergenza. Dettagli, oggi che tutto è in bilico in quella santa alleanza, fatta di partiti, e di uomini in sintonia.“

“O siamo di nuovo in grado di fare un gioco di squadra o rischiamo veramente. O ritroviamo l’amalgama o a partire dalle elezioni comunali genovesi tutto può cambiare.”

Sullo sfondo ci sono le nuove ondate del virus Covid 19, che possono combinarsi con quel mese di febbraio infernale e fatidico.

Nel quale c’entra anche la prossima elegge elettorale che potrebbe scombinare i giochi. Una legge proporzionale aiuterebbe Renzi e Calenda e anche Toti, che si accosta verso di loro?

“E tutto questo potrebbe rendere più spendibili le garanzie che Toti oggi offre a Bucci. Nella eventuale copertura in una modifica legislativa, che risolvesse la questione della incompatibilità tra sindaco e supercommissario.”

Suggerisce Rixi, ricordando che potrebbe accadere l’opposto con il governatore ligure senza più monete di scambio in mano per aiutare Bucci .

Il sindaco, lanciatissimo verso il suo mandato bis, avrebbe così le sue difficoltà. E nell’ipotesi nelle quali si dimettese da Palazzo Tursi, il suo candidato sarebbe l’avvocato Pietro Piciocchi, super assessore, legatissmo all’Opus dei, uomo forte della giunta del “scindaco ch’o cria”, cioè di Bucci…

“Ma Piciocchi ce la farebbe a farsi eleggere a Tursi? “, si chiede Rixi, ovviamente. Senza poter calcolare quanto avverrà nel campo della sinistra, ingarbugliata ancora nella scelta del suo candidato.

Rixi, che sette anni fa fece il passo indietro per lasciare spazio a Toti poi vincente in Regione, oggi potrebbe fare lui un sacrificio e scegliere di candidarsi a Genova. Lasciando il Parlamento e magari qualche incarico di governo?

“Ho bisogno di una alleanza che si voglia bene, risponde oggi il deputato, e non sono più nello spirito dei sacrifici.”

Resta il tema dei Fratelli d’Italia, il partito che rosicchia la Lega e ne “mangia” i consensi.

“Certo, si dice che stanno crescendo a scapito nostro”, commenta Rixi. “Ma se si pensa in termini di coalizione, come faccio io, bisogna anche calcolare che nelle mutazioni della politica di oggi, con gli allargamenti verso il centro, va tenuto bene il confine a destra.

“E Fratelli d’Italia ci copre a destra. Insomma è necessario aumentare i consensi puntando al centro, ma guai a perdere quelli di destra.”

Aspettando questo febbraio “infernale” tra ritorni pandemici, partita del Quirinale e delicate decisioni genovesi. “ Qualche notte, confessa Rixi, non dormo e la passo a studiare tutti questi passaggi….”