di Franco Esposito

Corre Piazza Affari. Macina tutti i record. Reduce da una settimana d’oro, la Borsa di Milano registra un +25% dall’inizio dell’anno. Il primato nelle prime cinque sedute di novembre. Lo scatto imperioso consente di staccare Francoforte, con il suo +17,3%; superato anche Nasdaq, 24,1%. Il rapporto prezzo/utili resta comunque più basso dei picchi registrati negli Stati Uniti. Davanti a Milano sono sistemati solo S&P500 e Parigi. 

Piazza Affari superstar. In settimana il Fise Mtb ha portato a casa un guadagno del 3,4%, restando al top da settembre 2008. Milano è comunque il migliore tra i principali indici internazionali. Tre titoli hanno messo a segno un guadagno a due cifre: la Ferrari (+11,6%), Tim (+10%), spinta da possibili novità legate alla rete, e Tenaris (+10,2%). Il mercato è risultato peraltro rasserenato dal raffreddamento dello spread del Btp-Bund decennale, tornato in area 115 punti base dopo la fiammata di inizio mese fino a 1,35%. 

Strano a dirsi, sui mercati azionari si nota un clima di generale ottimismo. Dovuto a cosa? Il mese di novembre solitamente prelude al rally di fine d’anno. Vigorosa la crescita in Europa e negli Stati Uniti. I listini del Vecchio Continente sono tornati nel radar dei grandi investitori internazionali; le valutazioni sono senza dubbio più attraenti in Europa e la ripresa economica spinge i comparti finanziari e industriali a diventare protagonisti sulle piazze del Vecchio Continente.

Le banche centrali continuano a mantenere un atteggiamento molto accomodante, nonostante l’inflazione. Il rialzo dei tassi appare lontano. La liquidità è benzina fondamentale per questi mercati, saliti già molto dopo lo scoppio della pandemia. Il mercato sta scommettendo sulla riduzione del gap di Milano, ancora sotto di un 35% circa dai massimi del 2007; laddove Francoforte è al top storico.

Il mercato, al momento, non sembra risentire della minaccia della quarta ondata del Covid. Ma il fattore da monitorare è quello della Cina, Evergrande ha creato volatilità durante l’estate. Il rischio default appare accantonato per il momento.  

Corre intanto il bonus facciate. Cinque miliardi su 19,3 d crediti ceduti. I dati sono forniti dall’Agenzia delle Entrate: al 30settemre movimentati 12,7 miliardi di sconti in fattura e cessioni legati alle detrazioni edilizie ordinarie e 6,5 miliardi per il 110 per cento. Registrati oltre due milioni e mezzo di interessi. 

La campagna per il rifacimento delle facciate dei palazzi d’Italia è partita nel pieno della terza ondata del Covid, nell’autunno del 2020. Dopo un solo anno di piena operatività la piattaforma gestista dalle Entrate, per lo sconto in fattura o la cessione dei crediti dei soli bonus edilizi ha movimentato l’equivalente di una manovra di bilancio: 19,3 miliardi. Una cifra monstre per i saldi di finanza pubblica. Visto che, alla fine, a pagare il conto sarà lo Stato rimborsando chi detiene i crediti d’imposta. 

Il Governo, non per caso, nella legge di bilancio approvata in Consiglio dei ministri, attesa tra dieci giorni al Senato, abbia inteso circoscrivere e ridurre l’impatto bonus sulle casse dello Stato. Bonus edilizi dal ruolo pesante utilizzati correttamente hanno dato e continuano a dare contributi alla ripresa economica del Paese. Il Pil spinto ben oltre il 6 per cento. 

Complica le scelte il fenomeno delle frodi che sta assumendo dimensioni allarmanti. Come ha sottolineato in conferenze stampa e nelle interviste il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Le somme messe in giro, con tutti i bonus, hanno attirato l’ingordigia della criminalità organizzata. Le banche date del Fisco hanno intercettato fenomeni di utilizzo indebito dei crediti e frodi per oltre 800 milioni di euro. Il fenomeno pesa per il 4% sul totale dei crediti ceduti. 

L’alert è già scattato. Il Governo è pronto ad intervenire d’urgenza con misure di controllo preventivo. I numeri dei bonus edilizi sembrano raccontare proprio questo. Ovvero l’assenza di un intervento di verifica sulla bontà e la realizzabilità reale degli interventi. Più della metà dei lavori riguarda le singole unità immobiliari. Di poco superiore al milione quelle dei condomini. 

E sui milioni di operazioni, solo 6,5 miliardi sono relativi ai superbonus del 110%. I restanti 12,7 miliardi movimentati sulla piattaforma del Fisco si riferiscono ai bonus ordinari. Come quello per le facciate (90%), all’ecobonus, alle ristrutturazioni, al sismabonus, e alle colonnine elettriche.

Corre quindi velocemente il contatore dei crediti edilizi, oggi non richiesti di alcun controllo preventivo o di un tariffario. Un esempio concreto è il bonus facciate. I dati lo confermano come il vero fenomeno trainante di questo 2021. Quattro miliardi di euro gli sconti in fattura. I numeri, poi, e per chiudere: le operazioni hanno riguardato un numero importante di rifacimenti delle facciate che sfiora i 600mila edifici.