Di FABIO PORTA

“In gioco è la nostra democrazia, il rispetto della legge e l’immagine dell’Italia nel mondo !”: la petizione lanciata qualche giorno fa da “Gente d’Italia” esprime benissimo in questa frase il senso della mia battaglia contro i brogli elettorali e per la dignità degli italiani nel mondo. Sì, perché è di questo che si tratta e non della semplice attribuzione di un seggio ad un partito piuttosto che ad un altro. Quando, spero presto, i trecentoquindici senatori della Repubblica italiana saranno chiamati ad esprimersi sulla convalida dell’elezione del loro collega Adriano Cario, la decisione peserà come un macigno sul futuro del voto all’estero e – più in generale – sul futuro del rapporto tra l’Italia e le sue collettività nel mondo.  Si voterà per la legalità del voto che elegge il Parlamento italiano e contro la possibilità di eleggere parlamentari, anche in futuro,  grazie a migliaia di voti falsi (anche quando questo reato è stato comprovato da ripetute perizie disposte dalla magistratura italiana).   Sono cresciuto umanamente e politicamente avendo come riferimento i valori e i princìpi che sono alla base della nostra Costituzione repubblicana.  Infrangere la sacralità dell’art. 48, che sancisce che il voto degli italiani deve essere “personale, eguale, libero e segreto” è un sacrilegio, appunto, che noi italiani all’estero non possiamo consentire. E questo proprio per rendere omaggio alle lotte politiche e ai sacrifici di migliaia di emigrati che a vari livelli di responsabilità nel corso di decenni si sono battuti per assicurare agli italiani all’estero il pieno esercizio del loro diritto di voto.

Di fronte alle cinque sezioni elettorali esaminate dalla Procura di Roma, alle otto sequestrate e alle tre esaminate dalla Giunta per le elezioni del Senato, dopo tre anni di indagini della Procura della Repubblica nonché alle evidenze accertate anche da una perizia giurata da un luminare della scienza statistica italiana, non possiamo nascondere come lo struzzo la testa sotto la sabbia.

Lo hanno compreso bene le migliaia di italiani nel mondo che stanno sottoscrivendo la petizione, italiani di orientamento politico diverso che hanno chiaro che questa vicenda riguarda tutti (sarebbe meglio dire tutti gli italiani onesti) che vogliono continuare a credere nella legalità del voto e nella sacralità delle istituzioni; dall’altra parte ci sono i truffatori, i corrotti e i corruttori, quanti preferiscono chiudere gli occhi davanti all’evidenza o – peggio – continuare ad approfittare della buona fede dei nostri emigrati e dei loro discendenti per mantenere affari e privilegi più o meno leciti.

A tutto ciò occorre opporsi, sapendo che questa battaglia potrebbe essere l’ultima prima della inevitabile tempesta perfetta che potrebbe abbattersi sul nostro voto e su anni di politiche dell’Italia in materia di italiani nel mondo. Ribelliamoci ! Diciamo no a quanti vorrebbero usarci come massa di manovra se non addirittura come alibi per coprire una partita giocata su un campo che non ci riguarda.   Diciamo sì alla verità e alla giustizia; solo così per noi italiani nel mondo ci sarà un nuovo inizio e non l’inizio della fine.

Di FABIO PORTA
Responsabile Pd per l'America Latina