Di STEFANO GHIONNI

Negli ultimi 30 giorni il 51 per cento delle ospedalizzazioni, il 64 per cento dei ricoveri in terapia intensiva e il 45,3 per cento dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Lo dicono i numeri presentati nell'ultimo report dell'Istituto superiore di Sanità: nello specifico, nell'ultimo mese sono stati notificati 50.564 casi (39,9 per cento) fra i non vaccinati, 3.980 casi (3.1 per cento) fra i vaccinati con ciclo incompleto, 60.407 casi (47,7 per cento) fra i vaccinati con ciclo completo entro sei mesi, 11.215 (8,9 per cento) fra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e 537 casi (0,4 per cento) fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva/booster. Non solo, ma il tasso di decesso nei non vaccinati è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro sei mesi e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi. Nell'ultimo mese sono finiti in terapia intensiva 424 non vaccinati su 8 milioni di persone e 177 ricoverati vaccinati completi da meno di 6 mesi su 39 milioni. La protezione determinata dal vaccino anti-Covid per i vaccinati da più di 6 mesi cala dal 95% all'82%. Per comprendere la differenza del rischio basti ricordare come i numeri assoluti di questa popolazione siano decisamente inferiori rispetto agli oltre 45 milioni di italiani che hanno aderito alla campagna vaccinale. E tra i non vaccinati rientrano ovviamente tutti gli under 12 non vaccinabili, che hanno un impatto molto basso su ospedalizzazioni e decessi avendo minori rischi di sviluppare una malattia grave. “Dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale – ha spiegato l'Iss - si osserva una forte diminuzione dell'efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età”. Per quanto riguarda la ripresa della circolazione virale, l’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che l’analisi dell’incidenza a 7 giorni per provincia evidenza come “nella provincia di Trieste ha raggiunto i 590 casi per 100mila abitanti, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano e dalla provincia di Gorizia con 339 e 329 casi per 100mila abitanti”. Si tratta dei valori più alti di tutta la Penisola, per un insieme di fattori. Ad avviso dell’Iss, infatti, si tratta di in tutti e tre i casi di “province di confine caratterizzate da flussi giornalieri di lavoratori in ingresso e in uscita”. E sottolinea: “L’Austria e la Slovenia, confinanti rispettivamente con la Provincia autonoma di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, sono attualmente caratterizzate da alta incidenza (1.528 e 2.044 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente) e da bassa copertura vaccinale (64% e 54%, rispettivamente)”.