di Massimiliano Lussana

Volano letteralmente gli stracci, anche in aula, nelle ultime settimane e sembra quasi l’antipasto di quello che potrà accadere per l’elezione del presidente della Repubblica, con la candidatura di Silvio Berlusconi.

La pessima aria che tira - Ad esempio, è successo per il voto sulla successione al senatore Paolo Saviane, leghista veneto eletto nel proporzionale e scomparso qualche mese fa: il casus belli stava nel fatto che, da un lato, il seggio era indubitabilmente del Carroccio, essendo per l’appunto frutto della quota proporzionale, dall’altro che la Lega aveva finito gli eletti in Veneto e quindi è dovuto ad andare a prendere il sostituto, anzi la sostituta, in Calabria, violando per Fratelli d’Italia (che invece chiedeva il posto per uno dei suoi, perché veneto e col quorum più alto fra le liste collegate) la rappresentanza “regionale” prevista dalla Costituzione per il Senato.

Insomma, la storia è finita che – forte di un precedente di una senatrice pentastellata umbra eletta dopo l’esaurimento di tutti i candidati del MoVimento in Sicilia – alla fine ha vinto il buonsenso richiesto dalla Lega e la nuova senatrice è Clotilde Minasi, sia pure candidata in Calabria e non in Veneto.

Se perfino La Russa si dice offeso - Ma le parole in aula sono state pietre contro le richieste di Fratelli d’Italia, tanto che Ignazio La Russa si è sentito offeso. Leggiamole perché sono una cartina di tornasole di un’unità del centrodestra che – complice il fatto che una parte è al governo e Fratelli d’Italia all’opposizione – esiste ormai solo per le photo opportunities.

A sganciare bombe dialettiche è stato innanzitutto Matteo Salvini: “Sono imbarazzato dal fatto che si entri nel merito regolamentare di qualcuno che è stato chiamato dal buon Dio in un'altra parte e la cui famiglia e la cui comunità saprebbero benissimo cosa vorrebbero al suo posto. Se potesse intervenire per due minuti il senatore Saviane, sarebbe imbarazzato dal dover difendere una causa di qualcuno che non si può difendere. Stiamo parlando di Paolo, che era lì e ora non è più lì. Vi posso chiedere per umanità se possiamo chiuderla con questa farsa e procedere alla votazione per rispetto non di un leghista ma di un senatore di questa Repubblica? È imbarazzante quello che stiamo ascoltando”. Fra gli applausi di tutti i senatori della Lega.

I litigi sulle spoglie - Ma ancor più duro nei confronti di Fratelli d’Italia, che dovrebbe essere l’alleato più alleato della Lega e invece è il competitor più competitor, è stato Paolo Tosato, un altro senatore del Carroccio: “Oggi, consentitemi di dirlo, provo solo tristezza e amarezza perché oggi non ricordiamo Paolo Saviane; oggi purtroppo stiamo assistendo a un brutto spettacolo. Stiamo litigando sulle spoglie di Paolo, sulla sua eredità politica, sul suo seggio”.

E ancora: “Una regola non scritta, che ci fa ritenere che al posto dell'eletto di un partito debba subentrare un esponente del suo stesso partito, della sua stessa famiglia politica. In verità non sapevo se dire o no queste cose, ma lo faccio perché le richieste di rinvio e di voto segreto mi hanno ulteriormente - permettetemi – disgustato”.

Ambiente funereo - E poi, fra le ovazioni di tutto il gruppo leghista, Tosato ha ricordato di quando era morto un senatore meloniano e alle suppletive è stato candidato un altro esponente di Fratelli d’Italia: “Mi sarei vergognato se alla prematura scomparsa dell'amico Stefano Bertacco il mio movimento avesse preteso la candidatura nel suo collegio. Mi sarei vergognato se, di fronte alla prematura scomparsa di un collega di un qualsiasi partito, in presenza di una lacuna normativa, avessimo avanzato pretese a nostro favore per raccoglierne l'eredità politica”.

Su, su fino alla conclusione, durissima: “La mischia che si sta svolgendo sulle spoglie del nostro caro collega Paolo Saviane è vergognosa e non fa onore a quest'Aula. Paolo Saviane è stato un senatore della Lega, eletto esclusivamente da elettori della Lega. È giusto che sia un leghista a prenderne l'eredità politica e a sedere in questo Senato. Chiudiamo presto questo triste spettacolo. Perdonaci, Paolo”.

I regolamenti di conti - Insomma, più duro di così, a colpi di “vergogna”, “imbarazzo”, “tristezza” e “disgusto”, lo scontro non poteva essere nel centrodestra.

Ma anche su altre votazioni, ad esempio quello sulla decadenza di Adriano Cario, il senatore eletto all’estero la cui elezione è stata annullata per il sospetto su schede vergate tutte dalla stessa mano, Fratelli d’Italia ha avuto una posizione molto diversa da quella del resto del centrodestra, più garantista. E chissà se è un caso che Cario fosse accreditato di un possibile ingresso nel neonato gruppo di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro con l’ufficializzazione della nascita di Coraggio Italia in Senato. E, sempre nel clima pessimo che regna nel centrodestra, proprio Toti e Brugnaro sono al centro di un’Opa ostile da parte di Forza Italia.

La guerra dei "totiani" - Il governatore ligure ha detto una cosa semplicissima, giusta, ovvia e logica: cioè che se il centrodestra schifa Coraggio Italia escludendolo da tutti i tavoli e da tutte le scelte in vista del Quirinale, sarà ben difficile per i suoi (almeno) trenta grandi elettori – 22 deputati, 7 senatori, un delegato regionale – votare per il candidato del centrodestra, fosse pure lo stesso Berlusconi. Mal gliene incolse. Perché da quando Giovanni Toti ha detto questa semplicissima e anche un po’ banale verità politica, un’attualizzazione in chiave Quirinale del “chi non mi ama, non mi merita”, Forza Italia è diventata attivissima nella conquista di parlamentari, alcuni totiani od ex totiani.

Al Senato, la decadenza della senatrice Anna Carmela Minuto, a cui è subentrato Michele Boccardi, è tutta una storia interna al gruppo parlamentare “Forza Italia Berlusconi presidente-UDC” a cui apparteneva la prima e a cui si è iscritto subito il suo successore.

Chi sale chi scende chi scappa via - Alla Camera, invece, è toccato prima all’ex pentastellato ed ex neoalfaniano Gianluca Rospi lasciare Coraggio Italia per Forza Italia; quindi il 30 novembre è stato il turno di Alessandro Sorte, già azzurro e poi fedelissimo di Toti, che galleggiava da qualche mese nel gruppo Misto e dopo voci su un suo approdo sulle truppe di Giorgia Meloni, mai concretizzatosi, si è riconvertito sulla via di Arcore, dove potrebbe essere seguito da un suo compagno di berlusconismo e di totismo, ora nel Misto, come Stefano Benigni.

E, provenendo da Coraggio Italia, un altro ex azzurro come Claudio Pedrazzini ha salutato la compagnia il primo dicembre per approdare nel Misto. Potrebbe non essere la sua destinazione finale. Se questo è l’Avvento con Forza Italia che si regala deputati per Natale e per gennaio, il rischio per Berlusconi potrebbe essere quello di anticipare la Quaresima a metà gennaio, quando si voterà per il presidente della Repubblica.