Di MATTEO RICCI

L’imminente voto per il Quirinale sta mettendo a nudo una questione cruciale, la frammentazione del quadro politico parlamentare e i differenti pesi dei partiti che oggi siedono nei banchi della maggioranza di governo rispetto anche a un ipotetico voto di rinnovo di quei seggi. Esiste cioè una notevole difformità tra la rappresentanza dei partiti che oggi compongono il Parlamento e quello che era il quadro politico nel 2018, quando si votò per le elezioni politiche.

Il caos sul Quirinale, in sostanza, ha messo in evidenza il vero problema, che va affrontato prima e non dopo quel voto: la legge elettorale.

A conferma di ciò, in questi giorni si è aperto il cielo per l’elezione suppletive della Camera nel collegio uninominale di Roma 1 lasciato libero da Gualtieri eletto sindaco di Roma. Il Partito democratico ha proposto a Conte di candidarsi ma l’ex Premier ha deciso di non correre.

Ora, al di là di Conte – e al di là dei poco eleganti attacchi di Carlo Calenda e Matteo Renzi a Conte, al M5S, e a ministri 5stelle che governano bene il Paese, sulle note dell’ormai classico “io al posto suo avrei fatto meglio di lui” e dall’alto di sedicenti innate capacità non sempre verificate empiricamente, talvolta con punte di classismo che sarebbe meglio combattere in politica piuttosto che sfoggiare – se queste sono le premesse, auguri a tutti noi.

A mio avviso, c’è un enorme elefante nella stanza che fingiamo di non vedere. Abbiamo due opzioni, non tre. O le forze politiche hanno voglia e forza di cambiare la legge elettorale e si lavora tutti per fare una legge proporzionale con uno sbarramento al 5% che è la legge più confacente al quadro politico italiano ed europeo, a prescindere da chi governa e chi sta all’opposizione, oppure se rimane questa la legge, perché non si ha nessuna voglia di cambiarla o si ha paura dello sbarramento al 5%, è totalmente inutile fare gli schizzinosi. Lo stesso Calenda non si capisce perché faccia così lo schizzinoso; se non oggi in questo collegio sarà alle prossime elezioni: ci saranno diversi collegi in Italia dove i candidati nell’uninominale saranno dei 5stelle, così come i 5stelle non potranno fare gli schizzinosi nei confronti di Calenda perché in altri collegi ci saranno candidati del suo partito, e ovviamente tanti del Pd in giro per l’Italia. Se non cambia la legge elettorale non c’è alternativa al fronte largo progressista e riformista. O uniti o si perde.

Il tema centrale è proprio questo: o c’è la capacità di leggere la situazione politica e di costruire uno schema politico in grado di far vincere le forze riformiste e progressiste, o l’atteggiamento sul collegio di Roma 1 è solo l’antipasto di una discussione sfibrante che farà danni al fronte riformista e democratico e avvantaggerà le destre sovraniste. Le polemiche scaturite sul seggio di Roma 1 sono l’esempio di cosa non si deve fare in vista delle politiche.