Nel giorno in cui Mario Draghi difende, davanti al Consiglio di Bruxelles, le ulteriori misure restrittive anti-Covid adottate dal governo italiano, ecco arrivare un inatteso quanto straordinario riconoscimento per il nostro Paese. Il settimanale economico britannico "The Economist" ha infatti incoronato lo Stivale come "il Paese dell'anno". Tale scelta, ha spiegato la prestigiosa testata non senza un pizzico d'ironia, è stata presa non certo "per l'abilità dei calciatori" azzurri, che "hanno vinto il principale trofeo europeo", né "per le sue pop star (i Maneskin, ndr) che si sono aggiudicate “l'Eurovision Song Contest" bensì per la sua politica". Un riconoscimento vero e proprio, insomma, che, in buona sostanza, ha esaltato l’azione dell'esecutivo capitanato dall'ex “numero uno” della Bce, fungendo simbolicamente da sponda per l'inquilino di palazzo Chigi nell’aiutarlo a rivendicare, petto in fuori, i buoni frutti dell'azione del suo governo. A partire dalla stretta sui viaggi decisa per le prossime festività natalizie. Proprio con "Mario Draghi", scrive The Economist, l'Italia "ha acquisito un premier competente e rispettato a livello internazionale". "The Economist", prosegue l'articolo, "ha spesso criticato l'Italia" eppure "quest'anno l'Italia è cambiata". Per una volta, "un'ampia maggioranza dei suoi politici ha seppellito le proprie divergenze per sostenere un programma di profonda riforma che dovrebbe significare che l'Italia ottiene i fondi a cui ha diritto nell'ambito del piano di ripresa post pandemia dell'Ue". "Il tasso di vaccinazione in Italia è tra i più elevati d'Europa. E dopo un 2020 difficile, la sua economia si sta riprendendo più rapidamente di quelle di Francia o Germania", rimarca ancora il settimanale. "C'è il pericolo che questa insolita esplosione di governance sensata possa subire un'inversione", prosegue il magazine, affermando che Draghi punterebbe a diventare presidente della Repubblica, "un incarico più cerimoniale", e a lui "potrebbe succedere a un primo ministro meno competente". Tuttavia “è difficile negare che l'Italia di oggi sia un posto migliore di quanto non fosse nel dicembre del 2020. Auguroni!" conclude la rivista.