di ANONIMO NAPOLETANO

Nemmeno i morti riposano in pace. Poche settimane fa su questo giornale raccontavamo del dissesto idrogeologico del Bel Paese e del suo record di incuria del territorio, con quel che ne consegue in termini di frane, smottamenti, crolli. A puntuale conferma, nella notte tra martedì e mercoledì scorso un cedimento del terreno ha fatto venir giù le cappelle mortuarie di due congreghe nel cimitero di Poggioreale, il più grande e importante camposanto di tutto il Sud Italia. Lo spettacolo che si è presentato ai primi soccorritori è stato impressionante: il crollo ha provocato l'apertura di centinaia di loculi, le ossa dei defunti erano sparse tra i detriti, confuse l'une alle altre. Secondo una prima stima, sarebbero oltre duecento le salme colpite dal disastro. Duecento famiglie che oggi non sanno più dove pregare per i propri cari defunti, e non sanno nemmeno se le ossa di ciascuno di loro potranno essere identificate e riportate in una degna sepoltura. 

Il cedimento, ha interessato due cappelle: quella dei Dottori e quella di San Gioacchino, che si trovano in prossimità dell'emiciclo della parte più antica del camposanto. Il direttore dell'Ufficio Confraternite della Diocesi di Napoli, don Giuseppe Tufo, assicura che si stanno adoperando per "il censimento e la ricognizione delle salme di confratelli e consorelle coinvolte nel crollo, così da poter restituire loro, quanto prima, la degna sepoltura". Ma nessuno sa quanto tempo ci vorrà e se sarà davvero possibile risalire all'identità di ogni cadavere.

Solo per un caso fortuito l'evento non ha causato morti e feriti, in quanto si è verificato alle sei del mattino, ma cosa sarebbe successo se fosse avvenuto in orario di apertura al pubblico? Intanto la magistratura ha aperto un'inchiesta e disposto il sequestro dell'area interessata, con i rilievi affidati alla polizia municipale e ai vigili del fuoco. Questa volta non si potrà dare la colpa al maltempo, su Napoli da Natale splende un sole quasi primaverile. La causa del crollo è invece stata identificata nei lavori di scavo della linea 1 della metropolitana, che dovrebbe collegare la stazione centrale all'aeroporto di Capodichino, passando per le nuove fermate di Poggioreale, Tribunale e Centro direzionale (fine lavori prevista per il 2024) e poi proseguire attraverso Piscinola e Miano per chiudersi ad anello con la tratta già esistente che dalla periferia nord porta al Vomero.

In questi giorni si stava completando il tunnel da Poggioreale a Capodichino con l'uso di una "talpa" meccanica. Dopo oltre sette chilometri di scavo in falda, si stavano completando gli ultimi metri. "Alle 20,40 di martedì", spiegano i responsabili di "Metropolitana di Napoli Spa", concessionaria del Comune di Napoli per i lavori della Linea 1, "si è verificato un imprevisto e intenso afflusso d'acqua durante lo scavo della seconda galleria che dalla stazione di Poggioreale sale verso Capodichino. Fino a quel momento tutte le attività di controllo dei cedimenti non avevano evidenziato nessuna criticità. Il notevole flusso d'acqua e detriti ha causato l'allagamento del cantiere della stazione in costruzione e cedimenti al terreno nella parte inferiore del cimitero di Poggioreale. Gli sforzi per arginare il flusso sono durati tutta la notte e la mattinata di mercoledì e ora la situazione è sotto controllo". 

Dunque si stava scavando alla cieca e si è perforata una falda d'acqua causando l'improvviso allagamento del cantiere e il cedimento del suolo sovrastante? Possibile che nel 2022, con la tecnologia esistente, non si sappia cosa possa accadere quando si perfora un tratto di sottosuolo? Possibile che la presenza della massa d'acqua, che pure pare fosse monitorata, non era stata adeguatamente contenuta? I muri in cemento armato che dovevano proteggere lo scavo non erano adeguati? Ancora una volta dobbiamo constatare che si conosce o si studia poco la geologia del territorio prima e durante un intervento invasivo di questa mole. E viene naturale chiedersi cosa sarebbe successo se invece del cimitero, al di sopra della tratta interessata dallo scavo della galleria, ci fossero stati dei palazzi abitati da centinaia di famiglie. 

Per l'assessore alla Mobilità del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza, quanto accaduto è "gravissimo. Sono rilevanti i danni che subisce il Comune: adesso pretendiamo la messa in sicurezza immediata dei luoghi e la salvaguardia dei resti all'interno del cimitero". Il presidente della commissione Mobilità del consiglio comunale, Nino Simeone rivolge un appello a Metropolitana spa "a predisporre o nel caso ripetere tutte le verifiche strutturali in superficie, su tutti i 7/10 km di questi scavi". Del resto a tutti è tornato alla memoria un analogo episodio durante i lavori della linea 6 a Mergellina, nel 2013, quando un analogo flusso d'acqua improvviso nel sottosuolo provocò il crollo parziale di un palazzo: solo la presenza di spirito di un ingegnere che corse a citofonare agli abitanti per farli fuggire evitò una strage.

Saranno i magistrati ad appurare e punire eventuali responsabilità. Intanto, però, il completamento della linea 1 della metropolitana slitterà a chissà quando. E duecento famiglie attendono di ritrovare le ossa dei propri cari e restituire loro la pace che meritano.