The Day After è il titolo di un film con la regia di Nicholas Meyer, andato in onda in anteprima in America il 20 novembre 1983 sul canale ABC. Il film fu poi distribuito gratuis in tutto il mondo come monito ai due grandi blocchi – l'Occidente guidato dagli USA e l'URSS con i Paesi satelliti della Cortina di Ferro – sulle conseguenze di una guerra nucleare, che non avrebbe risparmiato nulla e nessuno, portando alla distruzione del pianeta Terra. Ora, stiamo vivendo un ben diverso "day after", dopo l'insediamento dei nuovi Com.It.Es., le nomine ai loro vertici, i programmi di lavoro e il palesarsi delle tendenze di gestione interna e verso l'esterno. Il paragone è eccessivo? Forse no. Valuteremo insieme, anzi, giudicherete voi. Questa tornata elettorale, nei sogni della Farnesina, doveva portare a una massiccia presenza di "donne e giovani", per dare corpo alla previsione elaborata a tavolino di sostituirli tout court agli italiani delle fasce di emigrazione stanziale, che costituiscono lo zoccolo duro e la sicurezza della proiezione dell'italianità nel mondo, come ha detto il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento. In troppi luoghi e in troppi Paesi sono invece nati dei mostri, piagati dall'insipienza, la presunzione, la dittatura di alcuni pseudo lider maximi, trasversalmente situati da Casa Pound a vetero rivoluzione russa. In tali Com.It.Es. si adottano la prevaricazione imposta da maggioranze insolite, l'esclusione delle minoranze e, peggio ancora, l'interesse privato in atto pubblico, il falso ideologico e le infrazioni di legge. Facciamo qualche esempio. Contra legem, secondo le decisioni dei padri padroni di alcuni Com.It.Es. formati da 12 consiglieri, sono stati eletti degli Esecutivi composti da 4 persone, invece di 3, usando 2 preferenze invece di una, ma escludendo comunque, a priori, la presenza di almeno una voce delle minoranze oppure impedendone la partecipazione. Il MAECI è intervenuto per spiegare più volte che la legge è chiarissima in proposito: l'Esecutivo è costituito da un numero di persone non superiore a un quarto degli eletti, quindi 3 su 12, e il presidente ne fa parte di diritto, perciò si devono eleggere soltanto altri 2 membri, usando una sola preferenza. Nei Com.It.Es. in cui vige ancora la correttezza si è rispettata questa regola e – ove necessario – si sono rifatte le elezioni. In molti altri, un po' dovunque, no. Un altro dei mali apparsi in più Paesi è il cumulo delle cariche, anche quando è espressamente vietato. Un esempio plateale è quello del Presidente di un Com.It.Es., che si ostina a rimanere Consigliere del CGIE, malgrado la legge imponga la scelta di una delle due cariche con conseguenti dimissioni dall'altra. Come se non bastasse, il Presidente in questione - che non parla una sola parola di italiano - è anche membro supplente del Parlamento del suo Paese di residenza. Domanda: secondo voi per quale dei tre organismi si comporta da leale servitore? A quale Paese dedica il suo operato? Quanto peso ha in tutto questo l'occupazione contemporanea di tre posizioni in nome del suo partito di appartenenza? In che modo i tre incarichi gli offrono una base sfacciatamente favorevole per perseguire il suo obiettivo di candidarsi ed entrare anche nel Parlamento italiano? Se ci riesce, accumulerà la rappresentanza sovrapposta e concomitante di quattro realtà: la comunità locale nel Com.It.Es., quella dei cittadini del suo Paese di residenza nel Parlamento, quella politica come uomo CGIE, e quella di tutto il popolo italiano nell'eventualità di una sua elezione a una delle due Camere dello Stivale. Un po' troppo, non vi pare? Il già citato sogno della Farnesina si sta tramutando in incubo anche in parecchie altre situazioni. La conflittualità interna dei Com.It.Es. è esacerbata dai posizionamenti sulla scacchiera delle maggioranze di partito, di cultura e di machismo. Presidenti tirannici zittiscono sia i Consiglieri di altra area politica sia le donne soltanto perché sono donne. Proliferano le interpretazioni della normativa fatte da azzeccagarbugli locali, uomini o donne, la cui plateale ignoranza è pari soltanto alla loro supponenza e al volume di voce usato per impedire che si presenti qualsiasi opinione contraria alle sciocchezze del "Solone" di turno. E i giovani tacciono. A sanare tutto questo, e il molto altro che racconteremo in futuro, dovrebbero intervenire i Consoli, che in passato supportavano con saggezza i nuovi eletti per aiutarli a orizzontarsi nel labirinto di leggi, decreti, circolari, lettere ufficiali e informative e a superare situazioni che si risolverebbero facilmente se si usasse un po' di buon senso. Ora, non più. Sembra quasi che alcuni di loro – non molti per verità – si siano trasformati da diplomatici in burocrati a oltranza, tenendo bassissimo conto dell'esigenza di proteggere la rappresentatività dei Comitati e il valore delle persone che ne fanno parte. La democrazia non è un sistema perfetto, ma non ne esiste uno migliore. Per far vivere e crescere la democrazia bisogna allevare con pazienza e comprensione i suoi esponenti. Noi non lo abbiamo vissuto in prima persona, ma la giustificazione "ho eseguito gli ordini" ha portato cento anni fa alla nascita di forze politiche che trascinarono il mondo in una delle guerre più sanguinose e devastanti che si conoscano. Non vogliamo certamente paragonare i due contesti, ma nel momento storico che stiamo vivendo di esasperazione per le restrizioni quotidiane, di rabbia crescente, di violenza diffusa, di mancata soddisfazione dei diritti degli italiani all'estero da parte dell'Italia, i Com.It.Es. assumono un ruolo fondamentale e non possiamo lasciarli in mano a ignoranti e pericolosi ducetti di borgata.