Duvan Zapata, quando giocava per l'Atalanta (Depositphotos)
di ROBERTO ZANNI
E così anche l'Atalanta si ritrova in America. La cessione del club bergamasco, la Dea, la grande rivelazione di questi ultimissimi anni, è stata ufficializzata proprio dalla società lombarda E tutto finora è anche racchiuso nel più stretto riserbo. Non ci sono nemmeno cifre, ma la quotazione della società nerazzurra è attorno ai 500 milioni di euro, quindi si fa presto a fare due conti se saranno il 55% delle quote a passare di mano.
Diciamo attorno ai 300 milioni, anche un po' di più. Ma a chi ha venduto la famiglia Percassi che comunque manterrà il 45% oltre alla gestione? Si erano fatti alcuni nomi, sono arrivate anche smentite, ma alla fine è da Boston che è partito l'assalto vincente a una delle società calcistiche europee che maggiormente sono cresciute in questi anni. Alcuni businessmen legati al fondo Bain Capital (che gestisce assets per 155 miliardi di dollari), uno dei più potenti sul mercato.
Ma Bain Capital ecco il legame che può incuriosire, ha la propria sede centrale, l'headquarter a Boston, una città che con il calcio italiano ha già, in passato, intrecciato una relazione importante. Da Boston, e parliamo ormai di più di dieci anni fa, era il 2011, partì infatti l'assalto che portò Jim Pallotta ad acquistare la Roma, poi ceduta a un altro statunitense, Dan Friedkin nel 2020. Una storia che i tifosi giallorossi certo non ricordano con grande piacere, dal momento che con quella proprietà a stelle e strisce la Roma non vinse nulla. Ma quella fu anche la prima volta che una società italiana di serie A finì negli States.
Da quei giorni ne sono successe davvero tante, al punto che attualmente tra A, B e C sono addirittura 13 i club italiani con proprietà nord americana: 7 in A (In ordine alfabetico Bologna, Fiorentina, Genoa, Roma, Milan, Spezia e Venezia), 4 in B (Ascoli, Parma, Pisa e Spal) e infine 2 in C (Campobasso e Cesena). Ora arriva l'Atalanta e tra le poche indiscrezioni intercettate, dovrebbero essere almeno 3 i nuovi proprietari, tutti o quasi italoamericani. Ma una certezza c'è: alla guida c'è Stephen Pagliuca, co-chairman di Bain Capital, con un patrimonio personale di almeno 4 miliardi di dollari che tra l'altro conosce molto bene e da lungo tempo Jim Pallotta il quale poi un paio di anni fa gli ha anche venduto delle quote dei Celtics, la celeberrima franchigia di basket NBA di Boston.
Pagliuca è il punto di riferimento della cordata che ha acquistato il 55% delle quote societarie dell'Atalanta. E sicuramente un ruolo, anche solo di consulente, dovrebbe averlo giocato proprio Pallotta che qualche suggerimento al suo amico Stephen l'avrà certamente dato. Ma se Boston è pronta nuovamente a tornare in serie A, c'è da aggiungere che il gruppo Percassi, che ha trasformato l'Atalanta in una big in Italia e anche in Europa, è conosciuto bene negli Stati Uniti da diversi anni.
Motivi anche controversi, ma questo non importa: infatti Percassi da una quindicina di anni, attraverso una delle proprie società, è (era) impegnato in Arizona in un investimento immobiliare (su proprietà che possiede) a un passo dal Gran Canyon, a Tusayan, che ha però scatenato le proteste degli ambientalisti. Ma non solo, perchè Percassi è anche proprietario di KIKO MIlano, azienda italiana di cosmetici fondata dal figlio Stefano nel 1997, da tempo sbarcata negli States, anche se negli ultimi anni la propria presenza è stata ridotta.