Foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell'artista

di MARCO FERRARI

Snobbata a lungo, l'Eurovision Song Contest è diventata da pochi anni come la Champions League della canzone. La prossima edizione si terrà al Pala Alpitour di Torino dal 10 al 14 maggio. L'Italia sarà rappresentata dalla coppia vincitrice del Festival di Sanremo, Blanco e Mahmood con il brano "Brividi". Per Mahmood si tratta addirittura della seconda partecipazione dopo "Soldi", secondo classificato nel 2019 in Israele. Ma, sorpresa delle sorprese, in gara ci sarà pure un altro italiano, Achille Lauro, che all'Ariston si era classificato al quattordicesimo posto con il brano "Domenica", accompagnato dall'Harlem Gospel Choir. Il cantante veronese ha trovato il jolly, gareggerà con la "maglia" del Titano, bandiera bianca e azzurra, avendo vinto il talent "Una voce per San Marino", organizzato al Teatro Nuovo di Dogana da San Marino Rtv, l'emittente di Stato, Media Evolution e Segreteria Turismo proprio per scegliere un rappresentante che potesse portare all'Eurovision anche la piccola Repubblica.

Alla competizione del Titano hanno preso parte anche Ivana Spagna, Valerio Scanu, Alberto Fortis, Francesco Monte. A spuntarla però è stata proprio Achille Lauro con il brano "Stripper" (Spogliarellista), firmato da ben dieci autori, assieme a una band in formato ridotto e nessun corista, che nemmeno compare nell'ultimo disco. Un pezzo fluid-punk il cui testo gioca con le citazioni — "Like a virgin" "All I need is love" "Nessuno mi può giudicare" o "Personal Jesus" — adeguato al clima anni Ottanta di una serata vintage, nello stile amato dai Capitani Reggenti. "Ma che stupida voglia che ho", canta Achille, "ma guarda che donna che sono, metto la gonna più corta che ho e vado fuori di me".

Achille Lauro, pseudonimo di Lauro De Marinis (Verona, 11 luglio 1990) è noto per i suoi travestimenti e per i suoi lavori nell'hip hop ed ha preso in prestito il nome d'arte dall'omonimo armatore, una scelta dettata semplicemente dall'associazione che in molti, quando era più giovane, erano soliti fare tra il suo nome di battesimo, Lauro, e il cognome, appunto, del famoso imprenditore e politico partenopeo. Un tempo il candidato sammarinese veniva scelto a tavolino, ma da quando il concorso Eurovision è diventato improvvisamente importantissimo dopo 66 anni di anonimato — grazie ai 200 milioni di spettatori — valeva la pena cogliere l'attimo per ottenere il pass europeo. Di qui la scelta azzeccata del cantante di brani quali "Me ne frego" e "Rolls Royce" che avrà diritto a partecipare alle semifinali nelle prime due serate. Se riuscirà a qualificarsi, potrà gareggiare «contro» i due connazionali nella serata conclusiva di sabato 14 maggio.

Lauro ha studiato bene il regolamento dell'Eurovision: la manifestazione non dà obblighi di nazionalità né di lingua e ogni nazione partecipante, tramite l'emittente televisiva competente, può decidere autonomamente se schierare un artista del proprio paese o meno. Caso eclatante, la Svizzera nel 1988 partecipò con la canadese Celine Dion che vinse. Altri italiani, in passato, hanno partecipato come concorrenti di un altro paese: Senhit per San Marino nel 2011 e nel 2021, Gianni Mascolo nel 1968 e Paolo Meneguzzi (che ha doppio passaporto) nel 2008 per la Svizzera. Caso molto dibattuto sui social: se quest'anno la spagnola Ana Mena avesse vinto Sanremo, saremmo stati rappresentati da un'artista straniera. A lanciare l'idea di partecipare al concorso sammarinese era stato il gruppo La Rappresentante di Lista, ma poi a credere sul serio nella possibilità è stato Lauro che ha sfruttato "Una voce per San Marino" per accedere dalla porta secondaria all'Eurovision.

Gli organizzatori sono comunque soddisfatti della scelta della piccola repubblica perché Achille Lauro ci ha abituati a "glamorose" apparizioni televisive.  Oltre a essere Chief Creative Director di una casa discografica di rango come la Elektra, svolge molteplici ruoli di cantante, musicista, artista e al tempo stesso opera d'arte, celebrity, scrittore, manager, modello. Perché Lauro De Marinis, come recitano i suoi documenti d'identità, è molte cose diverse tutte insieme. Lui stesso afferma: "Sono un uomo, sono una donna. Siamo tutto e siamo il nulla. 'Siamo', ma soprattutto 'non siamo'. Siamo la generazione che riscriverà la storia". E lui lo fa con il corpo, i suoi vestiti, con le sue parole e la musica. Una star diversa dalle altre, capace di salire sul palco vestito da San Francesco o da David Bowie, pronto a duettare con Anna Tatangelo e a citare Oscar Wilde, in grado di proporre un singolo estivo o una canzone per la colonna sonora di una serie televisiva. È un artista non prevedibile, figlio di una rivoluzione musicale. E lo ha dimostrato con lo stratagemma di San Marino di cui potrebbe persino diventare Capitano Reggente per meriti musicali.