La Gazprom Arena di San Pietroburgo (Depositphotos)

"La Uefa sta monitorando in maniera costante e da vicino la situazione. Al momento, non ci sono piani per cambiare la sede". Con questa nota la confederazione calcistica europea replica alle illazioni, fatte in particolare dai tabloid inglesi, su un possibile cambio di località per la finale di Champions League del prossimo 28 maggio a San Pietroburgo, alla luce della crisi tra Ucraina e Russia. L'ipotesi al momento non è presa in considerazione.

Tuttavia alcuni membri dell'Europarlamento hanno scritto alla Uefa una lettera: "Alla luce della grave situazione internazionale venutasi a creare dopo il riconoscimento da parte di Putin del Donbass e l'invasione delle truppe russe sul territorio ucraino, è evidente che la città di San Pietroburgo non potrà ospitare la finale di Champions League prevista per il prossimo 22 maggio. Per questa ragione ho cofirmato la lettera, promossa dall'europarlamentare tedesca dei Greens Viola von Cramon-Taubadel, al presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin", afferma in una nota Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo. "La Russia dimostri a tutto il mondo che ha a cuore i valori dello sport, della fratellanza, della collaborazione e del rispetto e faccia prevalere le sole armi della diplomazia. Non è mai troppo tardi", continua l'eurodeputata.

"È inconcepibile" che la Russia possa ospitare eventi sportivi internazionali come la finale di Champions League di calcio in calendario a San Pietroburgo dopo le azioni intraprese dal presidente Vladimir Putin in Ucraina, ha detto il premier britannico, Boris Johnson, intervenendo alla Camera dei Comuni sulla crisi ucraina. Johnson ha additato la Russia come una nazione che "invade Stati sovrani" e ha aggiunto: "Non ci sono chance che una Russia sempre più isolata, una Russia che ha ora uno status da paria possa ospitare una manifestazione calcistica" europea.

"Non prestiamo attenzione ai vari commenti dei media britannici", replica alla Tass del capo del comitato organizzatore di San Pietroburgo, Alexey Sorokin, alla notizia apparsa sul 'Guardian' secondo cui alla luce della crisi tra Ucraina e la Russia l'Uefa "non potrebbe avere altra scelta" se non quella di spostare la finale di Champions League programmata per il 28 maggio a San Pietroburgo. "Ci siamo occupati di questo negli ultimi 15 anni, dal 2008, quando si supponeva che qualcosa ci sarebbe stato portato via - ha aggiunto Sorokin riferendosi a quando la Russia ha tenuto la finale di Champions League a Mosca nel 2008 - Ci stiamo preparando per la finale come previsto. Stiamo aspettando l'arrivo di oltre 50.000 tifosi stranieri".

Secondo il dirigente russo l'Uefa è una grande organizzazione sportiva internazionale che opera al di fuori di un contesto politico. Il comitato organizzatore e la Uefa non hanno avuto discussioni su questo argomento e non possono averne. Palcoscenico della finale Champions è la Gazprom Arena, impianto da 68.000 posti, nota anche come Stadio Krestovsky, terreno di gioco dello Zenit e stadio che ha ospitato le partite della Coppa del Mondo 2018 e degli Europei 2020.