(foto depositphotos)

di Riccardo Scarpa

Secondo il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell'Unione europea, la situazione in Ucraina ha riportato la guerra in Europa e ha riproposto la prospettiva di una Unione di difesa concreta e credibile. Sotto la spinta degli eventi, il Consiglio europeo degli Affari esteri ha approvato la "Bussola strategica", un documento nel quale si definisce il percorso di una politica militare dell'Unione europea. Con ciò ha dato il via all'istituzione di una forza in grado di schierare, per interventi rapidi, cinquemila uomini ovunque ci sia una crisi. Un contingente operativo nel quale sono previste non solo truppe di terra ma anche navi, aerei, centri di comando, trasmissioni, sistemi satellitari e sicurezza telematica.

A livello istituzionale, esistono già, nell'Unione europea, un Comitato politico e di sicurezza, col compito di seguire le situazioni internazionali, fornire pareri al Consiglio, gestire le crisi per conto dello stesso; un Comitato militare dell'Unione europea, per dare raccomandazioni e pareri in questioni militari; uno Stato maggiore, per attuare le decisioni del Comitato militare. Esistono già: l'Euromarfor, primo nucleo d'una marina europea; gli Eurocorps, una forza di sessantamila uomini da usarsi in varie missioni; altri sessantamila dell'Helsinki Headline Goal, gestiti dall'Unione europea, ma sotto il controllo degli Stati membri d'appartenenza; un Gruppo tattico dell'Unione europea composto da militari degli eserciti nazionali ma disponibili per essere utilizzati come forza di reazione rapida.

Intanto, il Cancelliere della Repubblica federale di Germania ha annunciato lo stanziamento di cento miliardi per il riarmo tedesco e il presidente francese ha preannunziato il riarmo della sua Nazione. Nel 1952 la Comunità europea di difesa fu concepita per evitare il riarmo della Germania e i riarmi nazionali. Oggi non si ravvisa una contraddizione nell'ancora numericamente modesta istituzione di una difesa europea e in questa corsa al riarmo nazionale, anche perché la gran parte degli Stati europei fa parte dell'Alleanza Atlantica.

Bisogna, tuttavia, considerare due cose. Prima di tutto, come ricordava sempre lo scomparso Antonio Martino, se gli Stati Uniti d'America cancellassero il proprio impegno all'estero, il loro bilancio federale tornerebbe in attivo, e questo è un argomento costante per un populismo nordamericano atto a far breccia in un popolo vastissimo, del quale solo una minoranza urbana partecipa consciamente alla vita del pianeta. In secondo luogo, negli Stati membri dell'Unione europea sono sempre in agguato sentimenti euroscettici e vetero-nazionalistici. In questo caso, l'esistenza di Forze Armate nazionali estranee alle Istituzioni dell'Unione europea potrebbe avere un effetto smembrante. I riarmi nazionali potrebbero minare la costruzione di una difesa comune. Occorre superare l'ostacolo con uno sforzo di fantasia. Il dilemma fra difesa dell'Unione europea e difese nazionali potrebbe essere superato con un'unificazione delle catene di comando, ad esempio facendo entrare tutte le Forze Armate nazionali nell'Helsinki Headline Goal, o in una struttura analoga. In attesa di meglio.