Domenica 26 giugno si torna a votare per il secondo turno delle elezioni amministrative. Nei Comuni sopra i 15mila abitanti in cui nessun candidato sindaco ha conquistato il 50% più uno dei voti è previsto il ballottaggio. Nella seconda tornata elettorale, al candidato sindaco possono essere collegate liste differenti rispetto al primo. Le urne saranno aperte dalle ore 7 alle 23.

LOMBARDIA
MILANO – Chiusi gli accordi per le alleanze, in Lombardia fari puntati sui ballottaggi di domenica a Monza, Como e Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia guidata ora dal centrodestra con Roberto Di Stefano. Il centrosinistra punta a difendere il risultato ottenuto a Como e crede nella rimonta a Sesto e Monza, dove governa l’uscente e ricandidato della Lega Dario Allevi. Il centrodestra, invece, punta alla riconferma dei suoi due sindaci uscenti mentre a Como, dove non è riuscito ad accedere al secondo turno, la coalizione si spacca sul sostegno al civico Rapinese contro Barbara Minghetti del centrosinistra.

MONZA
A Monza è il centrodestra a partire in vantaggio. Il sindaco uscente Dario Allevi, forte del 47,1% dei voti ottenuti al primo turno, per blindare la vittoria ha chiuso un accordo con il civico Paolo Piffer, che aveva incassato il 5,8% delle preferenze. Il candidato del centrosinistra Paolo Pilotto ripartirà invece dal 40,1% del primo turno. La rimonta è difficile, i due candidati sono separati da oltre 3.000 voti, ai quali si aggiungono i 2.500 potenziali di Piffer. Ma i dem ostentano sicurezza, con il segretario Enrico Letta che parla di “vittoria alla portata”. Di segno opposto le sensazioni di Allevi, che si dice “molto ottimista” anche se l’incognita astensione preoccupa: “Con questo caldo, il vero problema sarà riportare i cittadini al voto di domenica 26 giugno”.

SESTO SAN GIOVANNI
A Sesto San Giovanni, invece, è il candidato di centrosinistra Michele Foggetta ad aver chiuso un accordo con il civico Paolo Vino. Foggetta deve recuperare circa 3.000 voti sul sindaco uscente e ricandidato dal centrodestra, Roberto Di Stefano. Sulla carta, quindi, i 1.800 voti di Vino non bastano a riequilibrare la partita. Il vincitore delle primarie, inoltre, non è riuscito a incassare l’appoggio dei centristi di Italia Viva e Azione che, dopo aver ottenuto il 2,8% con la candidatura di Massimiliano Rosignoli al primo turno, hanno deciso di non dare indicazioni di voto per il ballottaggio, aumentando le chance dell’uscente Di Stefano.

COMO
Partita dai contorni diversi a Como, dove il centrosinistra punta alla vittoria con la candidatura di Barbara Minghetti che riparte dal 39,4% del primo turno. Il centrodestra, rimasto fuori dal ballottaggio dopo non aver confermato il suo sindaco uscente, Mario Landriscina, non è riuscito a chiudere un accordo con il candidato civico Alessandro Rapinese che, forte, del 27,3% dei voti, sfiderà i dem in solitaria. Ma se la Lega non ha dubbi sull’appoggio a Rapinese, con il coordinatore regionale Fabrizio Cecchetti che dice che “la Lega non voterà mai la sinistra”, Fratelli d’Italia la pensa diversamente e fa sapere che non voterà il candidato civico “che per anni ha insultato il centrodestra”. I meloniani sono rimasti scottati dalla sconfitta del loro candidato, sostenuto da tutto il centrodestra, Giordano Molteni, arrivato terzo nonostante il riconteggio dei voti.

PIEMONTE
CUNEO
Con Cuneo che il 26 giugno vedrà quasi certamente la vittoria del Pd, dopo che ad Asti i giochi si sono chiusi al primo turno con la riconferma dell’attuale sindaco di centrodestra Maurizio Rasero, in Piemonte gli occhi sono puntati su un altro sindaco in cerca di conferme: ad Alessandria il leghista Gianfranco Cuttica di Revigliasco corre per il secondo mandato, ma dopo il primo round deve inseguire il giallorosso Giorgio Abonante che lo precede di due punti (Abonante ha raccolto il 42% il 12 giugno, Cuttica il 40%). Ma oltre ai due sfidanti, ad Alessandria è protagonista l’ex assessore ai Lavori pubblici di Cuttica, Giovanni Barosini, che ha lasciato il centrodestra e posto in giunta Cuttica per Azione e ha raccolto il 14,6% il 12 giugno. Barosini ha già annunciato che domenica voterà Abonante: il Pd nega di aver fatto accordi sottobanco col calendiano, mentre il centrodestra lo accusa di aver prenotato un posto nella giunta Abonante in cambio del sostegno al ballottaggio.

A Cuneo il Pd, dopo dieci anni alla guida della città con Federico Borgna, ha proposto la sua vicensindaca, Patrizia Manassero, che al primo turno ha raggiunto il 47% e dovrebbe avere vita facile contro il suo sfidante di centrodestra, Franco Civallero, reduce dal 19,8% raccolto il 12 giugno. Da notare che Manassero corre senza i 5 Stelle, andati da soli con Silvia Cina che ha ricevuto soltanto l’1,6% dei consensi al primo turno.

VENETO
LOTTA SBOARINA-TOSI RISCHIA DI COSTARE VERONA AL CENTRODESTRA

La frattura del centrodestra potrebbe costare la rielezione al sindaco Federico Sboarina, esponente di Fratelli d’Italia sostenuto, dopo qualche tentennamento, anche dalla Lega. Dopo aver raccolto il 32,7% dei voti al primo turno Sboarina ha deciso di non accogliere la richiesta di apparentamento del rivale che si è trovato in casa, l’ex leghista Flavio Tosi oggi passato a Forza Italia. Il 23,9% di voti ottenuto da Tosi avrebbe consentito a Sboarina di vincere sullo sfidante sostenuto dal centrosinistra, Damiano Tommasi, con una certa scioltezza. Ma Sboarina ha rifiutato la proposta di Tosi e ha deciso di puntare su chi al primo turno non ha votato, contando sul fatto che molti tosiani, piuttosto che consegnare la città al centrosinistra, lo voteranno comunque. Ha fatto però i conti senza lo stesso Tosi, che negli ultimi giorni sui social si è scagliato contro il sindaco uscente, chiarendo che se il centrodestra perderà Verona sarà solo colpa sua. Tommasi, forte del 39,8% ottenuto al primo turno, tiene intanto la sua linea: punta tutto sul programma, organizza passeggiate con i cittadini nei quartieri della città e mantiene la distanza dai partiti.

FRIULI VENEZIA GIULIA
GORIZIA, SINDACO USCENTE ZIBERNA PUNTA SULL’ITALIANITÀ

Parte avvantaggiato dai voti del primo turno, ma in salita, il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna (Forza Italia) che cerca la riconferma, sostenuto dal centrodestra unito, contro l’ex senatrice dem Laura Fasiolo, per il centrosinistra: 42,5% contro 31,4% rispettivamente per i due schieramenti. Non ci sarà infatti il rientro nel centrodestra dell’ex leghista Franco Zotti, che con il suo 5,8% si dichiara soddisfatto e invita i suoi quasi 900 elettori “ad andare in spiaggia” per il ballottaggio. E non c’è neppure l’indicazione al voto del primo corridore libero, Pierpaolo Martina, che al primo turno con la sua civica ha preso il 10,4%. Intanto il confronto pubblico tra Ziberna e Fasiolo è al vetriolo, dopo che il sindaco ha presentato un volantino in cui si accusa il centrosinistra, con tanto di bandiera dell’Urss, di voler di fatto “de-italianizzare” Gorizia. Città che, unitamente alla parte slovena Nova Gorica, nel 2025 sarà la Capitale europea della Cultura.

LIGURIA
CHIAVARI, MESSUTI VEDE LA VITTORIA MA CENTRODESTRA SPACCATO
Chiavari è l’unico comune ligure ad andare al ballottaggio domenica prossima. A contendersi il ruolo di sindaco saranno Federico Messuti, forte del 48,54% ottenuto al primo turno, e Mirko Bettoli, due settimane fa fermo al 16,85%. La vittoria di Messuti sarebbe in continuità con la giunta uscente, di cui era consigliere delegato, e con il defunto sindaco Marco Di Capua. A favore di un recupero di Bettoli gioca la spaccatura del centrodestra, con i partiti che al primo turno avevano sostenuto Giovanni Giardini, arrivato quarto. Il governatore Giovanni Toti non è mai stato convinto del progetto, tanto che si è affrettato a invitare gli alleati a ricompattarsi su Messuti in vista dello spareggio. Un appello caduto nel vuoto, dal momento che Fratelli d’Italia ha risposto con la libertà di voto per i propri elettori.

EMILIA-ROMAGNA
GUERRA FAVORITO A PARMA, SINISTRA SPERA IN RICONQUISTA
L’ex sindaco Pietro Vignali che promette di riportare Parma agli antichi fasti e Michele Guerra, docente universitario e assessore della Giunta uscente, su cui il centrosinistra punta per tornare a governare. Sarà uno di loro il prossimo sindaco della città ducale, votato al ballottaggio di domenica prossima. Al primo turno Guerra, scelto dal sindaco Federico Pizzarotti per ricoprire la carica di assessore alla Cultura ha ottenuto il 44,18% delle preferenze, doppiando il suo sfidante. Lo sostiene un’ampia coalizione di centrosinistra, basata sull’asse tra Pd e Effetto Parma, il movimento fondato da Pizzarotti dopo la sua uscita dal M5S, che invece non si è presentato. Vignali, sindaco tra il 2007 e il 2011 ha ottenuto il 21,25% dei voti. Dopo Lega e Forza Italia conta ora anche sull’appoggio di FdI. Azione non voterà invece l’ex sindaco, travolto dalle inchieste sulla corruzione.

A PIACENZA SFIDA ALL’ULTIMO VOTO BARBIERI-TARASCONI
Si annuncia una sfida all’ultimo voto, quella del ballottaggio di domenica per la scelta del nuovo sindaco di Piacenza. A contendersi la carica sono il primo cittadino uscente Patrizia Barbieri (sostenuta da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e dalla sua lista civica), che ha ottenuto il 37,72% dei voti, e la consigliera regionale del Pd Katia Tarasconi, arrivata prima col 39,93%. La candidata del centrosinistra dovrà ora cercare di recuperare le preferenze andate al primo truno a Stefano Cugini, candidato di Alternativa per Piacenza sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle, che ha preso più del 10%. Barbieri tenterà invece di portare dalla sua i “liberali piacentini” che facevano riferimento a Corrado Sforza Fogliani. Questo candidato che ha incassato l’8% era sostenuto anche dalla Buona Destra, che ha deciso di non dare indicazioni di voto.

TOSCANA
A CARRARA DUELLO ALL’ULTIMO VOTO, IV SI BUTTA A DESTRA
Sfida incerta e carica di pathos politico quella che andrà in scena domenica a Carrara. Dopo cinque anni di amministrazione targata Movimento 5 Stelle, gli elettori carraresi sono chiamati a scegliere fra Serena Arrighi, esponente della società civile appoggiata dal centrosinistra, e Simone Caffaz sostenuto da un centrodestra allargato a Italia viva. Al primo turno Serena Arrighi, senza M5S e sinistra radicale, è arrivata davanti con 7.820 voti e il 29,92% delle preferenze validamente espresse alle urne contro i 4.948 voti e il 18,93% ottenuti da Caffaz.

A rovesciare gli equilibri potrebbe essere il gioco delle alleanze fra primo e secondo turno. L’apparentamento fra Caffaz, appoggiato inizialmente solo dalla Lega, e Andrea Vannucci, che il 12 giugno con FdI e Forza Italia ha raccolto 4.472 voti, pari al 17,11%, è stato un approdo naturale che ha ricomposto lo schieramento. A dare una scossa ha pensato, invece, il deputato di Italia viva ed ex sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, che a sorpresa ha annunciato l’intesa con Caffaz. Sono seguiti scambi taglienti e recriminazioni reciproche fra Ferri e il Pd. Lo stesso cartello elettorale del candidato renziano in realtà, dopo aver conquistato 3.946 voti ovvero il 15,1% delle preferenze dei carraresi, si è sfaldato. Il Partito socialista, capitanato dall’ex sindaco Angelo Zubbani e forte di 1.566 voti di lista, converge su Arrighi per sbarrare la porta alla destra. Analoga scelta è maturata dal fronte progressista composto da Rifondazione comunista, Articolo Uno e M5S che al primo turno con Rigoletta Vincenti ha totalizzato il 13,68% e 3.574 voti assoluti.

A LUCCA PD IN VANTAGGIO, DESTRA CON EX DI CASAPOUND
Un capoluogo che vale quanto un’elezione di midterm per l’intera regione e, forse, pure un pezzo di segreteria toscana del Partito democratico. È alta la posta in palio al ballottaggio a Lucca di domenica prossima. Il centrosinistra, dopo aver governato per dieci anni con le giunte Tambellini, intende confermarsi alla guida della città con l’assessore uscente Francesco Raspini: al primo turno ha conquistato il 42,65%ovvero 15.244 voti. A sfidarlo è l’ex presidente di LuccaCrea Mario Pardini che col centrodestra parte da un meno lusinghiero 34,35% e 12.278 voti. In vista del secondo turno, in ogni caso, Pardini ha stretto un apparentamento con Fabio Barsanti (civico di destra sostenuto da ItalExit di Paragone) e ha incassato l’indicazione di voto di Andrea Colombini (Ancora Italia, No Green Pass) e di Alberto Veronesi candidato del polo civico. Con il 9,46% di Barsanti, il 4,19% di Colombini e il 3,65% di Veronesi il frontman del centrodestra e pupillo politico dell’ex presidente del Senato Marcello Pera potrebbe avere le carte in regola per un recupero.

D’altro canto il patto con l’ex CasaPound Barsanti è diventato un caso nazionale, tanto da provocare l’addio a Forza Italia del deputato Elio Vito. Acque agitate poi nel polo civico: Veronesi è stato sconfessato dai suoi supporter del primo turno, ovvero Italia Viva, Azione, +Europa desiderosi di far fronte comune per Raspini, mentre il padre nobile dei centristi lucchesi Giorgio Del Ghingaro, sindaco di Viareggio, in rotta da mesi col Pd, ha annunciato che sceglierà Pardini. Una vittoria del centrodestra porterebbe a sette su dieci i capoluoghi governati da sovranisti e moderati: un campanello d’allarme per il Pd in vista delle Regionali 2025 e, probabilmente, un colpo quasi da ko per la segretaria regionale dei dem Simona Bonafè.

LAZIO
A VITERBO E FROSINONE SI GIOCA IL FUTURO DEL LAZIO
Nessun apparentamento ufficiale a Viterbo e nemmeno a Frosinone. Ma chi è restato fuori, nel capoluogo della Tuscia così come in quello ciociaro, farà la differenza se orienterà i voti dei suoi elettori su uno o sull’altro candidato in vista dei ballottaggi delle elezioni comunali, previsti per domenica 26 giugno. Se il centrodestra vincerà in entrambe i capoluoghi, suonerà un campanello d’allarme per il centrosinistra in vista delle prossime elezioni regionali, in programma in primavera, considerato anche la vittoria al primo turno a Rieti per il candidato di FdI Daniele Sinibaldi.

La partita apparentemente più lineare è quella che si giocherà in Ciociaria. A Frosinone Riccardo Mastrangeli, candidato del centrodestra, è a un passo dalla vittoria dopo aver ottenuto al primo turno il 49,26%. Su di lui potrebbero convergere i voti degli elettori di Azione, che al primo turno ha ottenuto il 4,56%. Mauro Vicano, il candidato sindaco del partito di Calenda, ha annunciato il suo appoggio, tra le sorprese dei vertici nazionali del partito, proprio a Mastrangeli. Lo seguiranno i suoi elettori? Di certo per il candidato del centrosinistra, Domenico Marzi, la partita è in salita. Al primo turno ha ottenuto il 39,13%, praticamente dieci punti percentuali in meno del suo sfidante di centrodestra. Serve una rimonta storica.

A Viterbo lo scenario è completamente diverso. In testa, dopo il primo turno, c’è Chiara Frontini che ha ottenuto 10.454 voti e il 32,82%. Frontini guida una coalizione di civici, con la presenza di un’unica lista nota a livello nazionale per le sue posizioni politiche: Rinascimento di Vittorio Sgarbi. In passato, seppur per pochi mesi, Frontini è stata assessore al Lavoro del Comune di Viterbo quando il sindaco era Giulio Marini, appoggiato dal centrodestra e da alcune civiche. La stessa Frontini, però, non ha annunciato alcun apparentamento con altri partiti. Resta da capire come orienteranno i loro voti i due candidati ufficiali del centrodestra, che nel capoluogo della Tuscia si sono spaccati nettamente: da un lato Laura Allegrini, che al primo turno ha ottenuto il 16,62%, sostenuta da FdI. Dall’altro Claudio Umbertini, appoggiato da Lega e Forza Italia, che ha ottenuto l’8,32%. La sfidante di Frontini è l’assessora della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli. Per lei al primo turno 9.013 voti per il 28,30% delle preferenze. Anche in questo caso per il centrosinistra sarà una partita in salita, anche se le distanze sono minori che a Frosinone e le divisioni del centrodestra alimentano tra le file del Pd qualche speranza di rimonta.

Venendo alla provincia di Roma, i due Comuni più grandi dove domenica è previsto il ballottaggio sono Ciampino e Guidonia. In quest’ultimo caso Mauro Lombardo, sostenuto da una coalizione civica, è in testa con il 35,28%. In seconda posizione Alfonso Masini con il 27,88%, appoggiato dal centrodestra compatto. In terza posizione, fuori dal ballottaggio, il candidato del centrosinistra Alberto Cuccuru con il 27,26%. Anche qui nessun apparentamento ufficiale, ma gli esclusi al ballottaggio si sono schierati apertamente. Da un lato il Pd, attraverso il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Marco Vincenzi, ha chiaramente affermato che “Lombardo va sostenuto nella sfida che mette al centro il futuro, la crescita, lo sviluppo di Guidonia Montecelio e il benessere dei suoi cittadini”. Dall’altro l’altro civico Claudio Zarro, con il 9,58%, ha annunciato l’appoggio a Masini con queste parole: “Abbiamo preso una decisione in vista del ballottaggio del 26 giugno. Nessun apparentamento, bensì un accordo sui temi per la città. Abbiamo deciso di propendere sulla scelta di Alfonso Masini”.

Infine eccoci a Ciampino dove al primo turno ha prevalso, per un pugno di voti, appena 169 preferenze, la candidata del centrodestra unito, Daniela Ballico, che ha ottenuto il 38,68% dei voti. Dietro di lei Emanuela Colella, sostenuta da Pd e M5S, con il 37,66%. La differenza potrebbero farla di elettori del candidato civico arrivato terzo, Alessandro Porchetta, che ha ottenuto il 18,86%. La sua militanza politica più orientata a sinistra fa pensare che molti suoi elettori potrebbero appoggiare Colella. Ma alle urne è affidato il verdetto finale.

Tra gli altri Comuni al ballottaggio ci sono poi Ardea, Cerveteri e Sabaudia, al voto dopo le inchieste per corruzione che l’hanno travolta.

CAMPANIA
SECONDO TURNO PER ELEGGERE I SINDACI DI POZZUOLI E CAPUA
Sono due i Comuni della Campania dove si tornerà a votare domenica 26 giugno per il secondo turno delle elezioni amministrative. Si tratta di Pozzuoli, in provincia di Napoli, e Capua, nel casertano. Nella città puteolana, la più popolosa tra quelle campane al voto, si sfidano al ballottaggio due esponenti del centrosinistra: Luigi Manzoni e Paolo Ismeno. Il primo ha raccolto il 46,35% delle preferenze al primo turno, il secondo il 41%. Manzoni aveva ricevuto il sostegno di dieci liste, tra cui la più votata, Pozzuoli democratica. Otto le liste schierate con Ismeno, tra le quali Figliolia per la Città, la preferita dagli elettori puteolani. Il Pd ha rinunciato a correre con il proprio simbolo. Sul voto l’incognita Vincenzo Figliolia: il sindaco uscente, non ricandidabile dopo due mandati consecutivi da primo cittadino, è indagato dalla procura di Napoli, nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti nel Rione Terra, perché avrebbe concesso dei buoni spesa durante l’emergenza Covid in cambio di prestazioni sessuali. Unanotizia trapelata sulla stampa poche ore dopo l’election day del primo turno e che ha acceso la campagna elettorale. Il terzo classificato, Raffaele Postiglione (Pozzuoli Ora!, Potere al Popolo! e Pozzuoli in Comune) ha annunciato di escludere ipotesi di apparentamento. Poco rilevanti i voti raccolti al primo turno dagli altri due nomi in corsa per la fascia tricolore: Antonio Caso del Movimento 5 Stelle si è fermato al 3,20% e Paolo Guerriero di Fratelli d’Italia al 2.05%. Sull’esito del voto a Pozzuoli, dunque, conterà poco la recente scissione nel Movimento 5 Stelle, con l’ex candidato sindaco Caso che ha già annunciato di voler restare nel Movimento a guida Giuseppe Conte.

Sfida sui generis a Capua. Da una parte il candidato progressista Adolfo Villani forte di un lungo curriculum politico alle spalle: già sindaco della città negli anni Novanta, è stato consigliere regionale in Campania fino al 2005 ed esponente prima del Pci e poi dei Ds. Al primo turno, oltre al Partito democratico, lo ha sostenuto anche il Movimento 5 Stelle che però ha raccolto solo il 3,92% delle preferenze (la lista meno votata delle cinque schierate con Villani) nonostante la venuta in città del leader 5 Stelle Giuseppe Conte. Anche in questo caso le tribolazioni interne all’M5S, sfociate nell’addio di Luigi Di Maio, non dovrebbero essere determinanti. Se al primo turno Villani si è classificato primo con il 34,82% dei voti, il suo sfidante al ballottaggio, il candidato civico vicino all’area moderata di centrodestra Fernando Brogna, ha raccolto il 25,29% dei consensi. Ma potrebbero essere decisive le mosse degli altri due aspiranti sindaci esclusi dal secondo turno: Carmela Del Basso e Paolo Romano, forti rispettivamente di un 20,78 e di un 19,11% di voti ottenuti il 12 giugno. Brogna ha chiesto a Del Basso e Romano di schierarsi dalla sua parte, ma nelle ultime ore i due ex candidati sindaci hanno escluso l’ipotesi di un apparentamento.

PUGLIA
A BARLETTA SFIDA CON APPARENTAMENTO TRA SCOMMEGNA E CANNITO
“I pontieri hanno lavorato bene, è stato portato a casa il risultato”. Si mormora a Barletta, città che domenica torna alle urne per scegliere chi indosserà la fascia tricolore. La matita degli elettori dovrà segnare Cosimo Cannito, appoggiato dal centrodestra (con il 42,27% del primo turno) oppure Santa Scommegna, appoggiata dal centrosinistra (36,63% conquistato 10 giorni fa) e da qualche giorno anche da Carmine Doronzo (Coalizione Civica per la Città futura – Sinistra italiana – Italia viva – Barletta in Comune – Barletta sicura) che porta in dote il 18,47% delle preferenze conquistato lo scorso 12 giugno. Un apparentamento su cui tanti hanno lavorato, specie nel centrosinistra, specie tra coloro che individuano nel “campo largo” lo spazio in cui tirare la palla e farcela restare. L’accordo siglato con Scommegna, suggellato da tanto di foto e sorrisi della candidata ed ex dirigente comunale, non ha sopito però le polemiche. Le ha alimentate. “Tradimento”, “folgorazione sulla via di Damasco”, “Cosa non si fa per la poltrona” sono stati i commenti più benevoli riservati a Doronzo che, impugnato cellulare e social, è sbottato: “All’unica candidata che ci ha chiesto una collaborazione non ho chiesto una poltrona ma un atto formale per risollevare la città. Ciò che ho chiesto è il rispetto di programmi e impegni concreti per Barletta, impegni condivisi, impegni sottoscritti e che ora sono sotto lo sguardo attento di migliaia di persone. Questo dovrebbe fare la politica, sempre”.

Doronzo ha poi elencato le proposte programmatiche condivise tra cui “approvazione entro il primo anno di amministrazione del piano urbanistico generale e del piano delle coste”, e alcune condizioni come “non accettare in maggioranza consiglieri eletti nelle liste di opposizione” e “non nominare in giunta consiglieri eletti o candidati non eletti, o provenienti dalle liste di opposizione”. Tutte accettate. “Un colossale tradimento nei confronti dei suoi elettori”, tuonano da Fratelli di Italia. “La scelta non mi sorprende”, commenta Maria Angela Carone, grillina che puntava a guidare palazzo di città senza essere riuscita ad andare oltre il 2,63% delle preferenze. “Improvvisamente folgorati sulla via di Damasco” Doronzo e i suoi sostenitori “hanno capito che Santa Scommegna adesso va bene, sebbene sia “bugiarda” e “l’altra faccia della stessa medaglia” di Cannito, e anche se “non è ben vista dalla città” può essere la loro sindaca – scrive su Facebook – soprattutto, con l’apparentamento e in caso di vittoria, avranno quattro consiglieri comunali invece di due, oltre a non so quali altre garanzie in termini di assessorati e altri benefit che scopriremo nelle prossime settimane. Un capolavoro”.

CALABRIA
A CATANZARO DONATO E FIORITA SI SFIDANO AL BALLOTTAGGIO
Domenica 26 giugno in Calabria saranno tre i Comuni chiamati al turno di ballottaggio per l’elezione del sindaco. La sfida principale si svolgerà a Catanzaro, capoluogo di Regione, dove a contendersi la fascia di primo cittadino correranno Valerio Donato, sostenuto da una coalizione civica espressione del centrodestra, e Nicola Fiorita per centrosinistra e M5S. Donato al primo turno ha ottenuto il 44,01% dei consensi, mentre le sue liste il 53,81%. Per il ballottaggio niente apparentamenti, ma avrà comunque il sostegno politico di Fratelli d’Italia, che al primo turno con la candidata sindaca Wanda Ferro ha ottenuto il 9,16%. Fiorita al primo turno è stato votato dal 31,71% dei catanzaresi, le sue liste hanno invece raccolto il 25,85%. Anche per lui nessun apparentamento. Da quanto emerso al primo turno, il prossimo Consiglio comunale di Catanzaro avrà comunque una maggioranza di consiglieri ad appannaggio del centrodestra unito, che sfiora il 60%.

Il secondo Comune calabrese impegnato al ballottaggio sarà Acri (Cosenza): la sfida sarà tra Pino Capalbio sostenuto dal centrosinistra e che ha sfiorato per pochi voti l’elezione al primo turno (49,60%) e Natale Zanfini a capo di una coalizione civica. Si voterà anche a Paola (Cosenza) dove la sfida sarà tra Emira Ciodaro (civiche) e Giovanni Politano(civiche).

BASILICATA
URNE APERTE SOLO A POLICORO
Domenica 26 giugno in Basilicata urne aperte solo a Policoro. Al comune della costa ionica, nel Materano, è ballottaggio tra Enrico Bianco e Nicola Lopatriello, entrambi appoggiati da liste civiche espressione del centrodestra. Bianco alla prima tornata elettorale ha ricevuto il 48,44% di preferenze mentre Lopatriello, appoggiato anche da Italia viva, il 37,54%. Gianluca Marrese, espressione del centrosinistra ma senza simboli di partito, ha ottenuto il 14,02% di voti ed è stato pertanto escluso dal secondo turno.