Foto: Depositphotos

Franco Esposito

Manca l'anidride carbonica, addio bollicine. A rischio la produzione di bevande gassate. Di chi la colpa? Della logistica in panne, in una pericolosa fase di stallo. E poi? Dei rincari delle materie prime. Un disastro su tutta la linea. L'industria alimentare è in crisi, la situazione si presenta sempre più difficile, giorno dopo giorno. L'allarme generale riguarda anche l'azoto. 

Addio bollicine? Pare debba finire proprio così. L'anidride carbonica è diventata introvabile non solo per le bevande gassate. É inoltre ormai costosa da produrre. Le aziende di preferiscono destinare la produzione al comparto della sanità, che assicura margini di guadagno più elevati. Calano di conseguenza i volumi produttivi per la carbonizzazione alimentare. Il fenomeno aveva le prime disastrose avvisaglie a fine del 2021. 

In Italia il giro d'affari delle acque minerali e delle bevande alcoliche è di 7,8 miliardi di euro; 2,82 miliardi i litri consumati nel 2021. Il trend dei consumi è calato del 27% in dieci anni. Ma quanta acqua consuma ognuno di noi? 222 litri pro capite, contro 118 litri in Europa. I litri consumati nel 2021 arrivarono a quota 13,5 miliardi. Il 64% di acqua liscia liscia, il 35% di acqua gasata. 

“Con tutte quelle bollicine”, cantava Vasco Rossi nel suo inno alla Coca Cola, e da quei giorni trentanove anni sono passati. Impossibile allora immaginare un'estate senza le mitiche bollicine, a quel po' di anidride carbonica aggiunta all'acqua. Le bollicine ora sono introvabili. E non si tratta di una sensazione lanciata da chissà chi; l'allarme è partito da Sant'Anna, a Vinadio, nel Cuneese: fermata la produzione di acqua gassata. Il problema riguarda le bevande alcoliche e l'industria alimentare. 

Leader in Europa della produzione di anidride carbonica, con oltre 23 miliardi di ricavi, Air Liquide conferma la difficoltà di approvvigionamento sul mercato. Ne consegue il rallentamento della distribuzione. Mentre prosegue quello negli impianti. Continua invece  quella negli impianti di produzione di anidride carbonica dove viene catturata dal terreno e poi modificata per la vendita in bombole, L'industria delle trasformazione si è interrotta a Ferrara. “Le difficoltà nel reperimento delle materie prime sono cicliche, Il contenzioso internazionale in atto quest'anno ha reso la situazione più difficile. Perché il grosso del costo di lavorazione dell'anidride carbonica è legato all'energia. “Lavoriamo per trovare adeguate soluzioni di mercato”, assicurano alcuni operatori italiani. 

La mancanza di gas rischia di travolgere anche il settore delle bevande, in considerazione del fatto che l'anidride carbonica è utilizzata nei supermercati per allungare la vita dei prodotti in scadenza, riducendo così l'impiego di conservanti. L'anidride carbonica è utilizzata anche per il trasporto e il raffreddamento degli ingredienti e per i trasporti refrigerati. “Abbiamo resistito per mesi, ora abbiamo arrenderci”, sta a significare che  più grande polo italiano dell'acqua, nel Cuneese, ha fermato le linee di produzione. 

Ancora prima, a marzo, il direttore generale della società Yara, di Sant'Anna di Vinadio, Davis Reginato, scriveva: “A causa dell'improvvisa impennata del costo del gas naturale, la nostra società ha interrotto temporaneamente la propria attività produttiva; Durante il periodo di stop verranno garantite esclusivamente le forniture di pubblica utilità. Per questo motivo, ci sentiamo in dovere di informarvi dell'impossibilità di garantire la regolarità di tutte le altre consegne di anidride carbonica”.

Cento giorni dopo la prima società ad inciampare nei disagi è proprio la Sant'Anna. Ma il problema coinvolge 130 aziende. Un disagio enorme  che costringe Coldiretti Torino a pensare a una soluzione di prova con il progetto di una cooperativa. La Speranza di Candiolo. 

Una tipica soluzione da mali estremi. Servono infatti azoto e anidride carbonica, ma ora si fa fatica a trovare anche il primo. Mancano le bombole. “Noi ne usiamo poche”, informa la Hpf, società specializzata nella produzione e distribuzione di alimenti per i ristoranti stellati. “Il nostro  fornitore di ghiaccio a secco le bombole non le trova. La logistica diventa così più difficile”. 

I produttori di bevande alcoliche sono la categoria di quelli preoccupati più di tutti. Il rincaro del costo dell'energia ha superato il cinquantacinque per cento, Sono aumentati il prezzo per i packaging, il legno per i pallet, e riesce sempre più difficile il reperimento delle materie prime. In particolare dell'anidride carbonica. 

La scarsa disponibilità è un ulteriore effetto dell'aumento dei costi dell'energia e delle difficoltà di trasporto. L'estate è davvero a rischio. Alcune aziende sono riuscite alla fine a diversificare di più e meglio le fonti di approvvigionamento; altre si sono ritrovate invece con “contratti di fornitura in scadenza e oggi faticano a rinegoziarli”. I produttori hanno maggiore convenienza a non vendere, anziché farlo in perdita. 

Il vice presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, preoccupato, evita però di lanciare ulteriori allarmi. “L'acqua  frizzante vale il diciassette per cento del mercato, ma non tutte le società sono alle prese con gli stessi problemi. Ma una cosa è certa: il settore deve muoversi all'unisono, unito per risolvere tutte le problematiche”. 

Purtroppo sono tante davvero, e non di facile soluzione.