Ciro Filangieri

 

 

 

 L'OSSERVATORIO ITALIANO

di Anonimo Napoletano

 

 

I primi segnali c'erano già stati un anno fa, ma è solo negli ultimi due mesi che l'inversione di rotta può dirsi definitiva. Dubai non è più un paradiso per i latitanti italiani, almeno per quelli ricercati per delitti legati alle organizzazioni criminali di stampo mafioso. In poche settimane gli Emirati Arabi Uniti hanno estradato in Italia tre boss di forte calibro che avevano trovato un rifugio dorato negli hotel di lusso affacciati sulle acque del Golfo Persico. 

L'ultimo in ordine di tempo è stato Ciro Guglielmo Filangieri, 52enne napoletano conosciuto negli ambienti di mala con il soprannome di “Ciro Ciro”. L'uomo è considerato un ras del narcotraffico legato al clan Giuliano di Forcella. È stato condannato in via definitiva ad una pena di otto anni e quattro mesi di reclusione per traffico internazionale di droga. Nel maggio del 2021 è stato emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, ma lui aveva già fatto perdere le sue tracce. La sezione catturandi della squadra mobile di Napoli, in collaborazione con lo Sco (il Servizio centrale operativo della polizia di Stato) lo ha rintracciato in una località marina di Dubai. Aveva preso in affitto un residence. Individuato il bersaglio, è stata poi la polizia degli Emirati Arabi a fare irruzione nel covo e stringergli le manette ai polsi. In una sola settimana le procedure per l'estradizione sono state completate e Ciro Guglielmo Filangieri è stato imbarcato su un aereo diretto all'aeroporto napoletano di Capodichino, con la scorta degli agenti italiani. 

Una procedura a tempo di record se si considera che fino ad un anno fa gli ostacoli burocratici frapposti dalle autorità di Dubai impedivano di fatto che i criminali italiani venissero rimpatriati. Da un anno a questa parte, invece, il Governo italiano ha svolto un serrato lavoro diplomatico per raggiungere accordi operativi in materia di estradizione con gli Emirati Arabi. E i risultati si stanno vedendo. 

Prima di Filangieri era toccato a due narcotrafficanti legati al “sistema” di Scampia: Raffaele Imperiale e il suo braccio destro Raffaele Mauriello. Il primo, soprannominato “Lello di Ponte Persica”, 47 anni, natali a Castellammare di Stabia, era uno dei più importanti broker di cocaina e hashish per conto del clan Amato-Pagano. Appassionato di arte e bella vita, acceso tifoso del Napoli (si era vociferato di un suo tentativo, attraverso intermediari, di acquistare il club di calcio), è anche detto il boss dei Van Gogh per aver fatto ritrovare alla polizia un prezioso quadro del pittore olandese rubato ad Amsterdam e nascosto nell'abitazione dei suoi genitori in provincia di Napoli. Per anni ha vissuto una latitanza dorata nelle suite a sei stelle dei migliori hotel di lusso di Dubai. Poi per lui le cose si sono messe male, grazie ai nuovi rapporti diplomatici tra Italia ed Emirati Arabi. Lo scorso agosto è stato arrestato e un paio di mesi fa estradato in Italia. A pochi giorni di distanza dal suo braccio destro, Raffaele Mauriello, 33 anni, anche lui nascosto a Dubai, accusato tra le altre cose di aver ucciso un uomo nel 2014 a Casandrino, nel corso della faida dei “melitesi”.