Berlusconi (Depositphotos)

di Gabriella Cerami

L’eterno ritorno di Silvio Berlusconi e anche dell’uguale. Una campagna elettorale che ricalca lo schema di 28 anni fa con l’obiettivo, questa volta, non di diventare premier ma di tornare nell’Aula di Palazzo Madama, la stessa che il 27 novembre del 2013 votò per la sua decadenza a causa di una condanna per frode fiscale. Da allora non lo si vide più seduto nello scranno della Camera Alta ma, per due anni, in un centro anziani di Cesano Boscone per compiere i servizi sociali raccontando barzellette e parlando del Milan. Ora Berlusconi vuole la rivincita, anzi lavare l’onta, nonostante in pubblico continui a precisare che potrebbe essere più utile in Europa. Ma ogni suo sforzo è rivolto verso la sua elezione da candidato in Lombardia, come capolista, lì dove scatta il seggio sicuro: “Diventare presidente del Senato? No, mi annoierei. Ma senatore sì”, confida ai suoi fedelissimi.

Quindi a settembre andrà a tempo pieno in tv. Fa troppo caldo per le piazze e poi ormai sono superate, spiega tra una telefonata e l'altra dalla sua villa in Sardegna. In realtà Forza Italia farebbe fatica a riempirle e lui in tv invece ha gioco facile. Adesso però, in aggiunta, non si fa mancare i social, perché l’ex premier vuole che le venti pillole che sta registrando vengano guardate sotto gli ombrelloni di tutte le spiagge italiane. Ora va a ruota libera, è incontenibile, senza più quella diffidenza iniziale. “Cosa sono questi social?”, chiedeva fino a un po’ di tempo fa. Ora li vuole dominare ma comunque in abito stile ‘94, con le pose del passato e le promesse di sempre, tra queste portare le pensioni minime a 1000 euro resta il suo cavallo che affonda le radici nel 2001. Il linguaggio è il suo da sempre, quello liberale ma che oggi a distanza di quasi trent’anni suscita meraviglia e riso: “I soldi del Pnrr li ho ottenuti io in Europa per il nostro Piano di ripresa e resilienza”. Anche i parlamentari a lui più vicini fanno fatica a sostenere questa tesi improbabile di cui non c’è traccia nella storia: “Beh – balbettano un po’ - ha parlato con Angela Merkel. Credo che intendesse questo”.
Poco importa se nei commenti gli viene fatto notare che neanche era in Parlamento o che le sue parole rientrano “nel campo della metafisica”. L’ex Cav è nella modalità “del costruiremo un nuovo miracolo italiano” se vince il centrodestra. E le parole sono le stesse del video del ‘94, così come “la discesa in campo” e la “scelta di campo”, con la differenza però che ai tempi era l’imprenditore di successo, padrone delle tv, che si affacciava nel mondo della politica. Adesso rappresenta un partito da cui c’è stato un fuggi fuggi, vedi Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini o Andrea Cangini. Berlusconi però sogna di portare Matteo Renzi con sé: “Se Renzi venisse al centro, lo farebbe con noi”. È l’altro suo cavallo di battaglia di questa campagna elettorale per rosicare qualche voto, già molto ridotti, anche da quelle parti. L’ex Cav così facendo è convinto che porterà il suo partito sulla luna da ben sotto il 10% su cui si attesta. Addirittura al 20.
Spera che a Forza Italia vengano concessi i collegi uninominali vincenti “perché i nostri sono i nomi che aggregano, quelli della Lega e di Fratelli d’Italia dividono”, è la sua teoria. Ma ancora è tutto da vedere. Il centrodestra è una bolgia, da tre giorni i vertici finiscono con un nulla di fatto. Gli alleati, che avevano raggiunto l’accordo sul numero dei candidati per ogni partito, ora non trovano la quadra sulle questioni più importanti e tutti vogliono rifilare agli altri collegi perdenti e zavorre. Roberto Occhiuto è lo specialista seduto al tavolo della trattativa ma ci vorranno ancora diversi giorni per chiudere, anche perché l’alleanza tra Pd e Carlo Calenda ha cambiato il quadro. Berlusconi vuole arrivare a 60 seggi, 40 alla Camera e 20 Senato, ma i suoi provano a fargli capire che è altamente improbabile con le percentuali che circolano adesso. Ma niente da fare, è convinto che negli uninominali i suoi possono vincere ovunque e lui più di chiunque altro. Gli piacerebbe fare il ministro degli Esteri nel governo Giorgia, se mai Meloni diventerà premier, oppure - come dice lui da appassionato di calcio - fare “l’uomo squadra” ovvero essere ovunque, ispirare tutti i ministri, aprire loro le porte del mondo “perché nel mondo conoscono tutti me”. Non ci pensa proprio a farsi trattar da Nonno Silvio, come vorrebbero Salvini e Meloni, perché “ io - assicura a tutti - ne so molto di più di quei due ragazzotti”. Loro lo vogliono pensionare e lui non vuole fargli questo regalo. Anzi, da subito vuole dominare le liste e tornare in Senato.