Nell'ultima consultazione, quella fallimentare del referendum-giustizia, centinaia le denunce di connazionali che non hanno ricevuto il plico: colpa del servizio postale, ma anche della scarsità di carta e manodopera. E truffe sempre in agguato come quelle a danno delle persone più anziane. Ma nel 2018 sulla scheda apparve anche un simbolo che non doveva esserci
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di ROBERTO ZANNI

Una premessa rapidissima, un piccolo reminder. Come funziona all'estero il diritto di voto? In maniera così semplice, da rasentare il ridicolo visto che siamo nel 2022. Il Consolato invia per posta il plico agli iscritti all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) della propria circoscrizione, il cittadino lo riceve, vota e lo rispedisce al mittente con una busta preaffrancata: c'è la scheda per esprimere le proprie preferenze che si inserisce dentro una busta bianca anonima, la quale a sua volta va messa all'interno di un'altra busta più capiente dove ci va anche il certificato elettorale. Tutto qui. Ma in un mondo di ladri, farabutti, canaglie, approfittatori può il sistema 'per corrispondenza' sopravvivere? In Italia sì, anche se, magra consolazione, non siamo gli unici a fidarci perché ad esempio nella grande democrazia firmata dagli Stati Uniti, in alcuni stati come documento d'identità basta anche la bolletta della luce... Ma tornando ai nostri problemi, prendendo spunto dalla gravissima denuncia del senatore Fabio Porta del PD,  e dando uno sguardo all'America si deve partire da un fatto assodato (che sicuramente coinvolge anche altri Paese): qui le poste negli ultimi anni hanno toccato livelli da terzo mondo. Con USPS (United States Postal Service) non c'è mai la certezza che una semplice lettera, inviata in maniera ordinaria, arrivi a destinazione: sono decine di migliaia le denunce presentate, ma non c'è niente da fare, è sempre peggio. Allora come si può pretendere che tutti i plichi spediti dai Consolati compiano regolarmente ben due viaggi: andata e ritorno e nei tempi previsti? Impossibile. Nord e Centro America dovrebbero essere rappresentati da 437.802 votanti, cifre del Viminale (Stati Uniti e Canada da soli l'89,90% quattro anni fa) e alle ultime elezioni, 2018, negli USA su 229.301 elettori (+19,66% rispetto al 2013) sono stati 59.771 i votanti, il 26,07% (+16,28%).  Per rimanere all'ultima esperienza (fallimentare) il referendum del giugno scorso, soltanto nella circoscrizione che fa capo al Consolato di Miami, sono state oltre un centinaio le testimonianze di connazionali che o non hanno ricevuto il plico oppure se lo sono visti recapitare dal mailman troppo tardi. E dagli uffici consolari di Ponce de Leon avevano anche fatto riferimento alla "scarsità di carta" e alla difficoltà di reperire la manodopera per la preparazione dei plichi. Ma il bello, si fa per dire, deve ancora arrivare: perchè brogli, frodi anche negli Stati Uniti non sono mai mancati. Dalle 'sedi' di qualche improvvisata associazione ai singoli candidati o uomini e donne di partito che in vista del voto hanno sempre cercato di approfittare della situazione. Qualche testimonianza? Nel nord della Florida diversi connazionali, in particolare quelli più anziani, hanno raccontato di aver ricevuto anche nel recentissimo passato offerte di 'aiuto' per compilare la scheda da parte di persone che si presentavano a nome di presunte organizzazioni italoamericane. Negli Stati Uniti, in particolare nelle grandi aree metropolitane, diventa comunque più difficile, rispetto ad altre nazioni, fare un censimento sui brogli: le denunce, unicamente verbali, sono individuali e il più delle volte non riescono a raggiungere l'attenzione generale. Ma nel 2018 sulle schede della ripartizione America centrale e settentrionale, per la Camera dei Deputati, era presente addirittura un simbolo-truffa: la lista Free Flights to Italy, sede a Fiano Romano (Roma), che prometteva nel programma di rimborsare i costi dei biglietti aerei per l'Italia ai connazionali residenti all'estero millantando poi legami con il Quirinale. Una serie infinita di truffe, compresa la firma, falsa, del notaio (come riportato dalla tesi di Alessandro Flammini alla Luiss) che appariva sui documenti portati alla Corte d'Appello per il Lazio per la presentazione della lista. Alla fine dei conteggi ebbe 945 voti, i candidati erano Giuseppe Macario e Anna Maria Bettina Borrelli e fu aperta anche un'indagine dalla Procura di Roma, ma poi, come tante, troppe vicende legate al voto all'estero, non si è saputo più nulla.