Franco Esposito

 

 

Venuta dal freddo, la spia viveva al caldo. Quello di Napoli, dove spendeva e spandeva, si nutriva di bella vita, frequentava l’alta società. E in tanti a chiedersi: ma tutti questi soldi dove li prende? E ancora: come vive e chi la mantiene, consentendole un così alto tenore di vita? 

Veniva dal gelo di Mosca, dalla Russia, e al sole di Napoli spiava la base Nato di Bagnoli e i militari della sesta flotta statunitense di stanza a Napoli. Una spy story in piena regola, protagonista una Mata Hari dei tempi moderni. Si chiamava come? Diciamo che si faceva chiamare Maria Adela Kuhfeldt Rivera. Cognome che di russo sapeva di poco. Di lei, ora, si sono perse le tracce. Non si è lasciata nessun segnale alle spalle. É sparita e punto. 

Viaggiava con passaporto diplomatico. Il quotidiano La Repubblica ha fatto lo scoop. La denuncia in pagine e pagine di reportage. Ecco svelati i presunti intrighi di Adela, ricostruiti dopo dieci mesi di certosino lavoro, raccolta di fonti e incontri con chi l’ha conosciuta e frequentata. Da chi? Intanto da un gruppo di giornalisti investigativi di varie testate, compreso l’inviato di Repubblica. 

L’inchiesta promette di rivelare sviluppi e nuovi colpi di scena. La presunta agente del Glanoe razvrdyvatel’noe upravlenie, il Gru, il servizio segreto delle forze armate russe, avesse come missione Napoli e la Campania. Dove insistono, con apprezzata centralità, le aziende aerospaziali. I cui segreti hanno rappresentato da sempre il centro degli appetiti dello spionaggio industriale e militare- 

In realtà, Maria Adela si è sempre chiamata Olga Kolobova. Sarebbe la figlia di un ex generale dell’Armata Rossa. Il riconoscimento pare sia avvenuto attraverso un software molto sofisticato utilizzato per i riconoscimenti facciali. Il resto lo hanno fatto l’avvenenza della persona, proprietaria di sei lingue parlate correttamente. 

Amori e misteri, le case a Posillipo, una via Manzoni l’altra in via Petrarca, in un grande parco, e un fidanzato para ufficiale. Alessandro Di Mare, imprenditore orafo. “La nostra relazione è durata un anno. Non vivevamo insieme. All’inizio lei stava a Ostia, spesso andava all’estero per fiere del suo settore negli Emirati Arabi. In un’occasione mi comunicò che tornava a Mosca. Una spia lei? Non l’avrei mai immaginato. Non ho rapporti con lei da anni, dalla fine della nostra relazione. Mi disse che andava via a causa di una grave malattia. Disse che si sarebbe curata all’estero”. 

Ma la carta vincente giocata da Adela o Olga è stata la mostruosa versatilità nell’intreccio delle pubbliche relazioni, sublimata da frequentazioni al più alto livello. Il salotto esclusivo di Marcelle D’Argy, già direttrice di Cosmopolitan, i palazzi degli sceicchi del Bahrein, i circoli ufficiali della Nato a Bagnoli. Fino alle esclusive cene con generali e ammiragli della Nato e con uomini d’affari. 

Passata dal freddo moscovita al caldo di Napoli, al spia russa utilizzava come copertura la gestione di un marchio di gioielli. Fece notizia e creato scalpore l’inaugurazione della  location nella prestigiosa esclusiva cornice di palazzo Calabritto, nel quartiere Chiaia, l’angolo più ambito nei pressi di piazza dei Martiri. Alla celebrazione della “Serein Concept Gallery” intervennero personaggi del jet set in quantità industriale e l’ex assessore alla legalità della Giunta De Magistris, Alessandra Clemente. “Ricordo bene quell’evento di febbraio 2016 e ricordo molto bene anche lei”. 

Una giovane donna dai modi molto cortesi, “affabile con tutti”, ricorda Alessandra Clemente. Questa spy story ha già completato il giro della città, a Napoli tutti ne parlano. Introvabile la spia russa, prosegue la caccia alle persone che hanno avuto contatti con lei, sotto forma di abituali frequentazioni. Alessandra Clemente non si trovò per caso a Palazzo Calabritto, per l’inaugurazione della presunta gioielleria di Adela Kuhfeldt o Olga Kolobova. “Accettai l’invito da Fabio Ummarino, curatore di grandi eventi a Napoli, c’era un clima molto allegro, un’atmosfera positiva Penso che nessuno osasse immaginare lo scenario ora prospettato”. 

Una rete di spie avrebbe aiutato Adela o Olga. Con lei avrebbe operato un gruppo di “dormienti”. Il capo delle operazioni illegali russe le avrebbe telefonato il 23 febbraio. Il giorno prima dell’attacco delle truppe di Putin a Kiev. Il ministro uscente Luigi Di Maio parla di “ombre russe anche sulle elezioni. Salvini ci porta in braccio a Putin”. Accuse gravi meritevoli di una precisa risposta. In Italia ci sono italiani che giocano contro il Paese.  

La vicenda presenta interamente i crismi della gravità. Adesso tutto comincia a manifestarsi nella sua drammatica realtà. Questa storia, brutta davvero, dovrebbe servire a indicare l’esigenza assoluta di “sviluppare gli strumenti dell’intelligence per la sicurezza di tutti”. Il promoter Fabio Ummarino si è affrettato a precisare che lui non ha mai avuto a che fare con questa signora russa. “Nè sono in possesso di notizie sulle sua persona”. 

Intorno alla vicenca si lavora alacremente. Gli investigatori assicurano che le conclusioni potrebbero arrivare piuttosto presto. La ricostruzione del percorso battuto dalla spia russa  è in corso da tempo. Oggi si scopre che Olga sarebbe arrivata a Napoli per spiare gli americani. E forse per carpire loro brevetti militari e segreti industriali. La vicenda della spia viene ora collegata a un episodio del 2019. Quando all’aeroporto Capodichino venne bloccato e arrestato Alexander Korshunov, il manager russo ricercato. Individuato grazie a un ordine di cattura internazionale e accusato dalla Fbi di aver rubato informazioni su un riduttore a ingranaggi per accessori di propulsori a reazione progettato e prodotto da Avio Aero per conto di General Electric Aviation System. 

Sarebbe andata così. Olga o Adela riesce a infiltrarsi negli ambienti della Nato, viene invitata a diversi eventi, riuscendo ad agganciare “diversi alcuni ufficiali della Nato di Bagnoli, prima di scomparire il 15 settembre 2018”. Oggi è lecito domandarsi quanti possano essere caduti nella sua trappola ammantata di zucchero filato. “La trappola del miele”, come viene indicata la tecnica delle spie che intrecciano relazioni sentimentali o che hanno rapporti sessuali con uomini o donne sposati. Il ricatto, fatto noto, è sempre la migliore arma. 

La Procura della Repubblica di Napoli indaga.