L'Aquila, Piazza del Mercato (foto: Depositphotos)

Franco Esposito

Precedenza assoluta alla notizia. A L'Aquila il giudice taglia del trenta per cento i risarcimenti ai parenti delle vittime. Colpevoli di non aver lasciato le abitazioni dopo le prime scosse. Ne viene fuori un caso giudiziario, denominato "il paradosso dell'Aquila". Soldi pochi, risarcimenti ridotti all'osso. 

Una sentenza choc, in grado di seminare sfiducia totale verso la politica e altrettanto nei confronti della giustizia. Ma un precedente apre il cuore alla sperranza delle famiglie colpite dalla forza maledetta del sima. 

Il precedente ignorato – il crollo dello  stesso edificio nel 2021 – l'assoluzione di chi rimase nel palazzo, poi crollato è manna dal cielo per gli aspiranti ai rimborsi. "Non potevano immaginare che la violenza del sisma sarebbe aumentata". Emanuele Petronio è il giudice del Tribunale dell'Aquila. Quella notte del 6 aprile 2009, due giovani studentesse, Maria Urbano, 20 anni, e Carmen Romano, 21, morte nel crollo del condominio d Via Campo di Fossa 6B, "non avevano alcuna colpa nell'aver deciso di restare in casa in quella drammatica notte". 

Lo ha deciso il giudice Petronio in maniera diameralmente opposta a quella della collega magistrato Monica Croci. L'8 ottobre, in una causa civile del tutto simile, il giudice Croci ha sancito invece che  le vittime del terremoto "hanno una colpa, in concorso". 

Fissata una percentuale del trenta per cento "per non esssre uscite di casa" dopo le due scossse che hanno preceduto quella principale di 3,32 che Igv oggi quantifica con magnitudo Richter 6,1 

Stesso edificio, decisione differente, Nel crollo del palalzo di via Campo di Fossa morirono ventisette persone. "Colpevoli di non avr lasciato l'edificio dopo le prime scosse", secondo l'assurda sentenza del 9 ottobre scorso. Un verdetto, quello, che ha indignato gli aquilani. Ma no, così non è possibile. Come rispondere? Gli aquilani hanno deciso di presidiare il Parco della Misericordia, costruito per onorare le 309 vittime del 2009. 

Può aggiustare tutto quel precedente. Ignorato bellamente o letto in maniera differente. Un precedente clamoroso, intanto perché ha prodotto il pià alto numero di vittime, 27 tra cui molti giovani. Tra queste le due amiche Maria Urbano e Carmene Romano, all'Aquila per studiare. Iscritta a Ingegneria, Maria avrebbe dovuto sostenere un esame il giorno dopo il sisma. Carmen frequentava economia e commercio. La settimana prima era tornata a casa, nel Beneventano, impaurita dalle continue scosse. Condividevano la stessa sfranza. 

La richiesta di risarimento da parte dei familiari ha avuto un iter molto complicato.  Richiesti gli interventi della locataria, del condomino, non esclusi il ministero degli Inteni, quello delle Infrastruture e dei Trasporti, il Genio Civile e la Provincia. Sono sortite forti polemiche e quattro procedimenti simili. I familiari hanno citato i ministeri, questi hanno chiamato in causa il condominio. 

Nel 2021, a seguito delle perizie dei consulenti tecnici, il giudice aveva sentenziato "le condotte difformi dalla prescrizioni normative in capo a ognuna delle figure professionali coinvolte nella realizzazione dell'edificio, condotte in nesso eziologico con il crollo". Spiegazione non facile di parole qua e là difficili: con il crollo quel condomio presentava gravi carenze strutturali, del progetto alla costruzione". 

Il giudice Petronio proprio su questo ha concentrato la propria attenzione: liquidata l'ipotesi del concorso colposo delle ragazze per non essere uscite dall'edificio dopo le prime scosse, come "condotta che non può ritenersi violativa di alcuna precisa regola cautelare". Un giudizio, questo, che rimette la verità al proprio posto e ristabilisce un chiaro e corretto senso di giustizia. L'obbrobrio può essere cancellato. 

L'Aquila si è ribellata alla tesi del giudice Croci. La protesta ha invaso i social, concretizzandosi nel sit-in al Parco della Memoria. La protesta pare si allarghi in occasione del processo d'Appello, con i legali pronti a impugnare il verdetto. Alcuni familiari hanno parlato apertamente di "vergogna". Il minimo in presenza di un giudizio che definire scandaloso significa dedicargli il più tenero degli eufemismi. "Quella sentenza è un secondo terremoto, uccide i nostri cari per la seconda volta, è uno schiaffo alla memoria". 

Citate in particolare le rassicurazioni fornite dalla Commissione Grandi Rischi. "Restate a casa". Sei componenti della commissione sono stati assolti a fine processo; l'allora numero due, Bernardo De Bernardinis, è stato condannato a due anni, per una folle esternazione o pazzo parere "lo sciame sismico rappresentava una situazione favorevole, uno scarico di energia continua". 

Capito in quali mani era il terremoto dell'Aquila? Semplice auspicio rappresenta la speranza che "quelli mani" intanto siano cambiate. In meglio, ovviamente.