Victor Osimhen, attaccante del Napoli (foto depositphotos)
Il Napoli sull'otto volante. Otto giorni sulla giostra azzurra, chi entra e chi si riposa, chi dà il cambio, chi cambia le cose, chi gioca e si diverte, chi aspetta e sfonda le partite, otto giorni per tutti gli azzurri, titolari e diversamente titolari, oggi il Sassuolo al "Maradona", martedì a Liverpool e sabato prossimo a Bergamo. 
Tre partite sullo slancio di dodici vittorie consecutive, una valanga di gol (36) nella striscia di tutte vittorie in Italia e in Europa, record, elogi e meraviglia. 
Persino Spalletti si scioglie e batte le mani, però, attenzione, le batte per chi rientra e aiuta la difesa (Politano e Raspadori), per chi in difesa è un animale da difesa (Kim), per chi gioca meno ma è sempre pronto (Simeone), mentre tutti evidenziano la serenità del gruppo, niente gelosie, niente musi lunghi, capipopolo e gerarchie. 
È la storia di una stagione strepitosa, 23 azzurri in 16 partite (14 vittorie, 2 pareggi), tra campionato (11 partite) e Champions (5), Napoli imbattuto, quelli che giocano sempre (Meret, Di Lorenzo, Lobotka, Zielinski, Politano) e chi entra dalla panchina (12 volte Elmas; spazio per il giovane Gaetano, 5 presenze, per Zanoli e Zerbin), Kvaratskhelia cannoniere in campionato (5 gol), Raspadori e Simeone goleador in Europa (4 reti), difensori che segnano (Di Lorenzo, Kim, Ostigard, Olivera, Juan Jesus) nella strabiliante cooperativa del gol (16 giocatori sul tabellino dei marcatori). 
È anche un Napoli che non si fa schiacciare dal ruolino strepitoso e dagli osanna in Italia e in Europa, ma, come fa notare Spalletti, dopo ogni successo tutti corrono ad allenarsi, hanno voglia di lavoro per migliorarsi, nessuno si defila, si fermano solo gli infortunati (Osimhen, Rrahmani, Anguissa). 
È il segreto di una brigata allegra che ha riportato i tifosi al "Maradona", lo stadio pieno come ai tempi di Sarri e di Diego. 
Ogni partita è un nuovo inizio, nessun appagamento, niente ancora è stato fatto di decisivo, i traguardi sono lontani. Ogni partita deve essere una nuova conquista, "una finale" come si suole dire, perché la tensione sia sempre alta e niente è scontato, ora gli avversari ci mettono qualcosa in più perché mettere in difficoltà e strappare punti a questo Napoli dà prestigio, accresce l'autostima, fa notizia. 
Il Napoli schiacciasassi non si compiace, non si specchia nella gloria dei successi raccolti. Domani è sempre un altro giorno. E oggi c'è il Sassuolo per il primato in Italia, fra tre giorni il Liverpool per il primato in Europa. 
Nessun dorma. Ma sono sveglissimi gli azzurri. Tornano in pista Osimhen e Kvaratskhelia, forse Anguissa per il Napoli double-face, diverso ma sempre uguale negli schemi di gioco e nella voglia di fare. Il ventaglio di soluzioni esalta il lavoro di Spalletti. 
Il Sassuolo può essere avversario pericoloso per la sua sfrontatezza, per il gioco coraggioso, per il suo 4-3-3 irrinunciabile (0-3 a Torino con la Juve, 0-0 col Milan e 1-2 con l'Inter in casa), suo marchio inconfondibile, sostenuto da interpreti vivaci. Un club che si rinnova e si rilancia sempre. 
Ha ceduto Raspadori proprio al Napoli, il gigantesco Scamacca al West Ham, ma va sempre avanti, c'è ancora Berardi, appena reduce da un secondo infortunio, e c'è un nuovo "gioiello", l'Agostino Alvarez, ventunenne uruguayano, centravanti rapido, tecnico, dribblatore, anche ala all'occorrenza, ci sono il romano Frattesi nuova "stella" di centrocampo, il minuscolo francese Maxime Lopez regista a tutto campo, Obiang e Traorè che sanno muovere la palla. 
Il Sassuolo farà il suo gioco senza chiudersi a doppia mandata, cercando di imporre velocità e dinamismo per pungere il Napoli, per non lasciarlo mai tranquillo. Ma la squadra azzurra è diventata matura, fiuta gli ostacoli, sa come aggirarli, di impeto o di saggezza, ha imparato a tenere in pugno le partite anche abbassandosi, cedendo il possesso-palla, difendendosi. 
Se sarà una partita "aperta", come il dna del Sassuolo promette, avremo fra poche ore al "Maradona" i fuochi di artificio senza pensare al Liverpool. E coi cinque cambi, palcoscenico azzurro ampio per regalare un altro match da applausi. 
MIMMO CARRATELLI