Putin (Depositphotos)
di Andrea Segrè

Dal grano sovrano al colonialismo alimentare. Mentre in Italia stiamo ancora discutendo sulle differenze semantiche fra sovranità e sovranismo alimentare - ora sappiamo che il ministero guidato da Francesco Lollobrigida si chiamerà ministero dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare e forestale - la Russia annuncia la sospensione dell'accordo sul grano faticosamente raggiunto nei mesi scorsi grazie alla mediazione bilaterale della Turchia.

Ripartono gli hunger games, i giochi della fame: la sicurezza alimentare di milioni di persone - in Africa, Medio Oriente, Asia, ma anche Europa - che dipende dal grano che si produce in quell'area. Anzi, Mosca rilancia: ve lo diamo direttamente noi il grano che vi serve, pure gratis per i prossimi quattro mesi. Chiara la strategia di usare il cibo - grano significa pane innanzitutto - come arma geopolitica, nota fin dallo scorso febbraio.

E infatti è bastato un pretesto - il raid sulla flotta russa al porto di Sebastopoli - per far scattare la minaccia: sospendere un accordo che peraltro scade comunque fra meno di un mese, il prossimo 18 novembre. Immediate quanto scontate le reazioni sdegnate dell'Onu, Casa Bianca, dei nostri neo ministri degli Esteri e dell'Agricoltura. La chiusura del corridoio granario umanitario implica non solo la fame per milioni di persone già impoverite dall'inflazione alimentare, ma anche lo spettro dell'ulteriore incremento dei prezzi dei cereali e delle speculazioni. Film già visti.

Che fare? Difficile in un contesto così complesso, dove palesemente la governance globale alimentare non riesce a dare la linea, anche perché priva di reali strumenti di intervento. Le emergenze alimentari sono ben gestite dal Programma alimentare mondiale che però interviene ex post: siccità, maremoti, tsunami gli eventi estremi del global warming non si fanno mancare. Invece agire prima che la situazione precipiti è molto più complesso. Il debole accordo mediato dall'interessata Turchia lo dimostra.

Eppure proprio il concetto di sovranità alimentare, sul quale in tanti si sono esercitati in questi giorni - che significa "semplicemente" l'autodeterminazione dei popoli a scegliere cosa produrre e cosa mangiare - potrebbe aiutare a prevenire queste dipendenze. Nasce a sinistra - dal Movimento Campesino che protesta contro la globalizzazione selvaggia della fine degli anni '90 - ora adottato dalla nostra destra, se ai paesi, soprattutto a quelli più poveri, venisse riconosciuta effettivamente questa autonomia e si evitasse di calare dall'alto modelli di produzione e consumo alimentare dipendenti dall'estero e basati su grandi produzioni indifferenziate (le commodities, fra cui appunto il grano), forse l'arma alimentare sarebbe spuntata e il gioco della fame sarebbe meno efficace. Fosse così potremmo ben dire: viva il grano sovrano! Temiamo invece che più che di sovranità penseremo al sovranismo alimentare, e in fondo, pensando alla storia non ci sorprenderemo se a un certo punto parleremo di colonialismo alimentare.