Ci sono voluti pochi giorni per rendersi conto di aver fatto un autogol. Non aver rinnovato il taglio delle accise ha fatto schizzare in alto il prezzo del carburante (un pieno costa otto, nove euro in più rispetto a fine dicembre) e, soprattutto, del malcontento verso il nuovo governo. E a poco vale urlare contro gli "speculatori", come ha fatto il ministro dei Trasporti Salvini: senza i rincari, non sarebbero comparsi neppure i furbetti.

Per questo motivo Giorgia Meloni e il suo esecutivo starebbero pensando a un clamoroso dietrofront. Dopo gli iniziali propositi di 'rigare dritto', infatti, il premier e i ministri competenti stanno valutando almeno l'ipotesi della proroga del provvedimento inaugurato nel corso del governo Draghi e più volte rinnovato. Sarebbe una boccata d'ossigeno per gli italiani e le loro tasche, ma non solo.

Tra i primi a rimetterci per l'aumento del prezzo del carburante, infatti, ci sono - paradossalmente - gli stessi benzinai. Con benzina e gasolio alle stelle, molti hanno chiuso l'auto in garage. Preferiscono farsela a piedi, costa meno. E alle stazioni di rifornimento ci vanno sempre più in pochi. Ecco perché tornare sui propri passi converrebbe a molti.