Rimborso ottenuto dal ministero degli Esteri per un buffet all'ambasciata italiana in Ecuador. È quanto chiesto dall'ex ambasciatore Filippo Marco Tornetta, 67 anni, con fattura. Falsa. Almeno secondo l'accusa, in quanto come fornitrice del servizio mirato alla preparazione dei pasti nella documentazione è indicata una società specializzata nel ramo delle pulizie. Il rilievo è contenuto nei capi d'imputazione contestati all'ex diplomatico, che ora ha patteggiato una pena di due anni per truffa e peculato. Contestazione quest'ultima avanzata per aver dichiarato di aver rottamato un'Alfa Romeo di proprietà del ministero degli Esteri, quando, in realtà, l'ambasciatore l'auto l'ha ceduta al prezzo di 2.654 euro intascando i soldi della vendita.

Tornetta, nato a New York nel 1955, viene nominato ambasciatore in Ecuador nel 2015. Non è il primo incarico all'estero. Entrato alla Farnesina nel 1981, il diplomatico è stato secondo segretario a Tripoli, console a Bordeaux e ancora di primo segretario ad Ankara. Seguono poi altri incarichi fino alla nomina a Quito risalente a otto anni fa. Fino al 2018 sul suo operato non ci sono ombre. Le irregolarità risalgono invece al biennio 2019-2020. Lungo l'elenco dei rimborsi per circa 22mila euro ottenuti per spese mai sostenute. Denaro inviato da Roma per promuovere l'immagine del nostro Paese in Ecuador.

Le fatture false riguardano soprattutto banchetti che non si sarebbero mai svolti. Nella nostra sede diplomatica a Quito si sarebbe tenuto un «catering personalizado en eventos embajada d'Italia» contabilizzato sul libro cassa al costo di 787 euro. A organizzarlo la società Mas Rapida, come scritto da Tornetta. L'azienda, tuttavia, non si è mai occupata nella sua attività commerciale di ristorazione, come verificato dagli inquirenti. La società operativa nel ramo delle pulizie, riportata nelle fatture come operatrice nel mondo della ristorazione, è la Sandovalin. Che non solo mai si è occupata di buffet, ma è anche stata sciolta nel marzo del 2018, quindi prima delle date indicate nelle fatture che risalgono al 2019. Il rimborso più dispendioso chiesto (e ottenuto) da Tornetta è stato di 11mila euro per un buffet a nome dell'ambasciata italiana allo Swiss Hotel di Quito.

L'evento, come accertato dagli inquirenti, però non si è mai svolto. Un altro capo d'imputazione concerne l'accensione da parte di Tornetta - difeso dall'avvocato Cataldo Intrieri - di un conto corrente al Banco Solidario a Quito che il diplomatico ha fittiziamente intestato all'ambasciata. Scopo dell'operazione: accreditare sul conto circa 12mila euro, che poi l'ambasciatore ha prelevato giustificando le riscossioni per eventi svolti in Ecuador. Il patteggiamento di ieri segue la condanna davanti alla Corte dei Conti, che ha stabilito un risarcimento di 16mila euro per il danno erariale legato alle spese ingiustificate dell'ex ambasciatore in Ecuador. L'inchiesta della Corte dei Conti continua su altre ambasciate italiane in sudamerica