di Lucio Fero

Domenica 12 e lunedì 13 si vota in Lombardia e Lazio (e anche da qualche altra parte) per eleggere i governi locali. Elezioni lente a cercare, pateticamente, di stare al passo con una sempre più diffusa elettorale…pigrizia. Siamo l’unico paese (europeo sicuro, ma su scala planetaria forse pure) che allunga i tempi dell’apertura dei seggi nell’illusione che il non andare a votare sia una questione di mancanza di tempo. E invece è mancanza di voglia. Come che sia, si torna a votare, se si vuole, dalla domenica mattina alla domenica sera e poi di nuovo tutta la mattinata di lunedì e anche lunedì all’ora di pranzo. Aggiungi le velocissime operazioni di spoglio e verifica dello spoglio e si è fatto, se tutto va liscio, martedì. Tre giorni per un voto, d’altra parte è questo il passo Italia quando si tratta di cosa pubblica. Lento, ridondante, pomposo, scontroso.

Bigiotteria politica - Va bene, ma sono elezioni, una cosa importante, un diritto, una libertà tutt’altro che scontata ed eterna, una responsabilità civile…Sono? Sicuro che questo sono? Questo dovrebbero essere e un fondo di questa nobile sostanza le elezioni, qualunque elezione lo conserva. Ma su questo fondo e sostanza nobili e preziose la propaganda politica (tutta la propaganda politica di tutti) deposita strati su strati di bigiotteria politica. Chincaglieria, nulla di prezioso e vero nelle campagne elettorali. Tutti per la libertà e lo sviluppo e la sicurezza e la pace e il lavoro e il benessere e tutto il resto delle cose buone messe in pericolo e insidiate solo dalla eventuale vittoria elettorale dell’altro. E invece garantite, per partenogenesi, dal voto e dalla vittoria della parte comiziante. In sostanza si chiama il cittadino elettore a votare…Per cosa non è dato sapere. Per chi è quasi sempre a scatola chiusa. Perché, il perché votare è decisamente e francamente e generalmente omesso, non usa più fornire perché. Non fa più parte del mansionario del ceto politico, non saprebbero più farlo se qualcuno gli chiedesse davvero di dire il perché votare e quale quindi la sostanziale differenza dei perché.

Quindi soprattutto affar loro - Spiegano cronache e analisi politiche che in Lombardia quel per cui ci si agita e combatte è la misura della distanza in termini di percentuali che si registrerà tra FdI e Lega e tra FdI e somma Lega più Forza Italia. E che dall’altra parte quel per cui ci si agita e combatte è la misura della distanza che si registrerà tra Majorino candidato di tutte le sinistre e Moratti Letizia candidata di centro. Dalla distanza ne deriveranno conseguenze sul congresso e sulla linea del Pd e la distanza dirà quanto si devono affratellare Pd e M5S. Spiegano cronache e analisi politiche che nel Lazio quel per cui ci si agita e combatte è la distanza in termini percentuali tra D’Amato Alessio candidato da Calenda e Pd e Bianchi, la candidata di M5S (candidata che in fondo corre per quello, per marcare la distanza). Poi si farà la somma e la sottrazione delle distanze lombarde e laziali e allora il Pd e M5S…Dall’altra parte ci si affanna e mobilita per misurare quanto FdI è dominante a Roma e, somma alla dominanza (quanta?) in Lombardia…Come si vede, si spiega e si dice ad alta voce, sostanzialmente affari loro. Senza dimenticare e trascurare che ci si agita, affanna, mobilita per la battaglia delle preferenze e quindi dei posti in Consiglio e Giunta. Affari loro, esclusivamente affari loro. Di alta e bassa cucina ma affari loro addobbati con bigiotteria politica. Domenica e lunedì, elezioni importanti e appuntamento elettorale non imperdibile.