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Si è svolta oggi l’audizione dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in videoconferenza, presso la Commissione Finanze della Camera sul DL 11/2023 recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti. Il Vice Presidente Ance Edilizia e Territorio, Stefano Betti, ha espresso, in apertura, forte preoccupazione per la situazione esplosiva venutasi a creare dopo l’approvazione del decreto-legge sulla cessione dei crediti perché il decreto non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi.

Si tratta di circa 19 miliardi di euro (da stima del governo), già maturati, che se non pagati mettono a rischio 115.000 cantieri di ristrutturazione delle case delle famiglie italiane in corso in tutta Italia, oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, che raddoppiano se si considera l’indotto.

Dopo un 2022 in cui la crescita dell’economia italiana, grazie al traino del settore delle costruzioni, è stata superiore a quella della Cina (+3,9% contro +3,0%), il decreto infligge un duro colpo all’economia nazionale. Secondo le stime dell’Ance, infatti, l’effetto complessivo del decreto porterà il Paese in recessione, andando oltre l’annullamento della lieve crescita prevista nelle ultime stime della Commissione UE (+0,8%).

Il blocco del mercato della cessione dei crediti fiscali sta infatti creando una vera e propria crisi sistemica nell’economia italiana: l’impossibilità di cedere sul mercato i bonus determina una carenza di liquidità nelle imprese di costruzioni che le porterà, a brevissimo, al fallimento. Le stesse imprese che sono chiamate a realizzare i lavori del PNRR.

Gli effetti si estenderanno a tutti i settori collegati, ai fornitori, ai professionisti coinvolti, alle banche. Ma colpirà anche le famiglie, i beneficiari degli interventi, con il rischio di decine di migliaia di contenziosi. Rischio che già si sta concretizzando in tutto il Paese.

Appare quindi indispensabile, per l’Ance introdurre soluzioni certe e di immediata attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi.

Per riuscirci, l’unica soluzione efficace è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati, come Ance e Abi hanno proposto da tempo, una misura resa ora possibile anche dalle recenti indicazioni di Eurostat. Occorre inoltre dare immediatamente un segnale forte di fiducia, attivando il circuito degli acquisti da parte delle istituzioni e aziende statali.

Qualsiasi altra soluzione parziale, come l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto-legge, non risolve il problema in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi.

In particolare, non si può pensare di sbloccare una situazione così incancrenita, dopo mesi di cambi di normativa – solo sul Superbonus, 22 in poco più di 1.000 giorni vale a dire una modifica ogni 45 giorni – e di stop and go, con un mero invito alle banche a comprare.

Serve una decisione veloce da parte di Governo e Parlamento per approvare misure risolutive. Serve la stessa determinazione e rapidità di azione che ha animato l’Esecutivo nel varare un decreto che, per tempi di approvazione e entrata in vigore, ha battuto anche il leggendario decreto sul prelievo sui conti correnti del ’92.

Per favorire infine il completamento dei lavori già avviati ed evitare di creare ingenti danni a famiglie ed imprese, una volta attivate le misure sopracitate, occorre migliorare la disciplina transitoria prevista dal decreto approvato dal Governo.