Fabio Porta

Nell'Assemblea nazionale del Partito Democratico del 12 marzo 2023, Elly Schlein è stata ufficialmente eletta segretaria del Partito Democratico. E una donna giovane, molto preparata, ha frequentato le Scuole Elementari, Medie e Superiori a Lugano. È ebrea ashkenazita, ha tre cittadinanze, italiana, svizzera, statunitense, si dichiara bisessuale. È carina e non punta sulla sua femminilità

Parafrasando il capo del Governo, Giorgia Meloni, Elly Schlein dice: "Sono una donna, amo un'altra donna e non sono una madre, non per questo sono meno donna". Sembra un proclama ma non è troppo provocatore?

Elly Schlein è una donna giovane che non ha paura di affrontare l'ostilità e i pregiudizi di quanti fanno fatica ad accettare una società più libera e aperta, dove la sessualità e la maternità possono essere vissute in forme meno tradizionali e soprattutto più adeguate alla realtà dei nostri giorni.   Mi chiedo anche se c'è più coerenza in chi si dichiara cattolica ma poi alimenta politiche di poco inclusive e solidali, per esempio relative all'immigrazione, e chi invece dichiara apertamente le sue idee nel pieno rispetto di quelle altrui.

D.: Cosa pensa della campagna denigratoria i contro la Schelein promossa da esponenti vicini al governo e centrata sulla apparenza fisica della segretaria del PD?

Mi ha molto colpito la violenza verbale e la spregiudicatezza con la quale sui social sono state usate immagini e frasi offensive e gratuite, cioè senza alcuna giustificazione né rilevanza politica, contro la nuova segretaria del Partito Democratico. Aggredire un avversario politico utilizzando l'aspetto fisico o altre caratteristiche della persona per denigrarlo fa parte di una cultura arretrata, irrispettosa della dignità della persona e sostanzialmente autoritaria; sì, perché si cerca così di delegittimare qualcuno senza avere il coraggio di contrastarlo sui contenuti ma ricorrendo a pregiudizi e offese di bassissimo livello.

D.: Riuscirà questo segretario a unire tutte le correnti interne del PD?

Il Partito Democratico, non dimentichiamolo, è il risultato di un processo storico: la confluenza in un'unica organizzazione politica delle principali culture che stanno alla base della Repubblica italiana. È quindi naturale che un grande partito frutto di storie e sensibilità diverse abbia al suo interno gruppi che in alcuni casi hanno dato vita a componenti politiche diverse.  La patologia, il male dunque, è quando questi gruppi si trasformano in "correnti", ossia in strumenti di spartizione del potere; a questo la nuova segreteria di Schlein e la Presidenza di Bonaccini si sono opposti, valorizzando le competenze e non le appartenenze.

D.: Il PD era diventato un partito di intellettuali, che parlano in un modo sofisticato, diverso da quello del popolo. Crede che il PD potrà rivolgersi a parlare agli operai, alle persone che usano un linguaggio semplice?

Vengo dal mondo dell'associazionismo cattolico, dal movimento sindacale, ossia da organizzazioni radicate nel territorio e vicine ai problemi della gente comune. Ho sempre ritenuto che il PD debba essere anzitutto il partito del popolo, dei lavoratori, dei poveri e degli esclusi. Un partito in grado di rappresentare tutti, ovviamente, ma capace di parlare un linguaggio semplice e di lottare per una società più libera e giusta. Forse nel corso degli anni questo legame con la gente comune si è un poco allentato, a volte è prevalso il desiderio di governare sull'esigenza di stare vicino ai lavoratori e alle loro famiglie. Oggi è il momento di dimostrare a questo popolo, stando all'opposizione del governo di destra, che le nostre priorità sono quelle di un partito del lavoro e dei lavoratori, pronto a tornare al governo per garantire una crescita al Paese compatibile con redistribuzione della ricchezza e sostenibilità ambientale.

D.: Credo che il voto a Meloni sia stato determinato dalla rabbia degli elettori per la situazione economica in Italia e dalla loro mancanza di coinvolgimento. Praticamente delegano. La grande sfida è come incentivarli per coinvolgerli nella politica. 

Si, è vero, dietro la vittoria della destra di Meloni c'è molta rabbia e delusione; c'è anche la delusione e quindi l'astensionismo di milioni di italiani che non hanno più trovato la motivazione per votare perché sfiduciati dalla politica.   A questi elettori delusi che hanno votato a destra e soprattutto a quelli che non sono andati a votare dobbiamo rispondere con una opposizione forte e responsabile e con la costruzione di un nuovo Partito Democratico che non faccia scappare nessuno dai circoli ma che al contrario torni ad essere la casa di tutti coloro vogliono impegnarsi in politica dal basso per cambiare in meglio la realtà e quindi l'Italia.

D.: Il Papa ha parlato della "Globalizzazione dell'indifferenza" e ha detto che "Ci siamo abituati al dolore dell'altro" ma perché siamo diventati così?

Il Papa ha ragione: il mondo, a tutti i livelli e a ogni latitudine, sta progressivamente divenendo più chiuso ed egoista. È una constatazione amara che ognuno di noi può fare. Dov'è finita l'Italia solidale, quella pronta a dare una mano a chi ha bisogno senza mai negare un piatto di pasta a chi ce lo chiedeva? Anzi, in passato nemmeno c'era bisogno di chiederlo, perché i nostri paesi erano delle vere comunità dove tutti aiutavano tutti. Oggi succede spesso che qualcuno muoia solo in un condominio senza che nessuno si sia accorto di nulla, nell'indifferenza più totale. Non so perché siamo diventati così, forse qualcuno ha utilizzato l'informazione e le reti sociali per dividerci piuttosto che unirci, basti pensare alla politica che una volta era dibattito e confronto e oggi è diventata offesa, insulto e divisione anche all'interno delle stesse famiglie.

D.: Ultimamente ci sono state due tragedie in mare, una a Cutro, l'altra al largo della Libia. Perché non salvano i migranti??

Chi semina vento raccoglie tempesta. Quando si criminalizza l'immigrazione, dimenticando che la storia dell'umanità è storia di emigrazione e che da che mondo è mondo interi popoli scappano da guerre, fame e carestie, il risultato è di perdere il senso di umanità e lasciare accadere tragedie come quella di Cutro in Calabria. Una cosa è lavorare per una immigrazione controllata, per flussi regolari di arrivo in Italia dall'estero, altra cosa è l'obbligo umanitario di salvare vite umane quando stanno rischiando di morire, anche a causa dello sfruttamento di chi gestisce i traffici di essere umani e l'immigrazione clandestina. Io sono per favorire l'immigrazione regolare e anche per facilitare in tanti modi l'arrivo in Italia dei giovani italo-discendenti, soprattutto dal Sudamerica.   Siamo il Paese europeo più a rischio di spopolamento per la recessione demografica; nel giro di pochi decenni l'Italia rischia di scomparire e si tratta di una perdita economica oltre che sociale e culturale. Nel breve e medio periodo a questo dramma si può rispondere solo con politiche intelligenti e lungimiranti di immigrazione, che siano in grado allo stesso tempo (ripeto: allo stesso tempo!) di favorire l'arrivo regolare degli stranieri in Italia e l'inserimento nel Paese delle nuove generazioni di italiani nati all'estero.

D.: Cosa crede che succederà?

Temo che il governo italiano non riuscirà né a integrare la manodopera straniera che chiede flussi regolari di lavoro nel Paese e nemmeno di valorizzare i milioni di italiani che vivono all'estero. Spero di sbagliarmi e ovviamente lavorerò perché questo non accada, anche collaborando se necessario con il governo in Parlamento. Fino ad oggi purtroppo le scelte del governo Meloni sono andate esattamente nella direzione che temevo e non ho visto, nemmeno per gli italiani nati all'estero, nessun segnale concreto e positivo. L'Italia deve riscoprire il valore delle sue collettività nel mondo e per farlo deve conoscerne meglio la storia; è quello che ho proposto io in Parlamento con una legge che porterà nelle scuole questa storia e questa cultura.  Solo così nascerà un Paese più giusto, moderno e solidale.

Edda Cinarelli