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di Alessandro Camilli

Bollette luce (e anche quelle del gas ovviamente): da mesi e mesi ogni ventina di giorni in media aumentano e calano del 30 o forse del 25 o forse del 50 per cento. Oppure raddoppiano, triplicano, scendono, corrono, saltano, ruzzolano. Sempre a gradoni. Alti, stupefacenti gradoni. Poco manca che a qualcuno scappi il vezzoso aggettivo che nessun parlante usa mai ma la comunicazione ha molto caro: mozzafiato. Tutto questo avviene a cadenza quindicinale o mensile al massimo sui quotidiani, nei notiziari in tv, negli ami con esca che arrivano sullo smartphone (il pescetto che abbocca sei tu quando clicchi), in radio, nei talk-show e ovviamente, a modo loro, sui social. Avviene molto meno ogni due mesi quando arrivano le bollette vere. Il sistema della comunicazione è affetto in maniera incurabile

E' stata abolita, scacciata, scomunicata la differenza tra previsione, possibilità, eventualità e fatto concreto. Importuna e provocatoria è per l'intero sistema la stessa differenza tra l'annuncio, anche se approssimativo, e il fatto certo. Per cui per sapere cosa accade alla bolletta vera non c'è che guardarla quando arriva, quelle sui mezzi di comunicazione e da loro comunicate sono collazioni, talvolta artistiche, di annunci. L'ultimo della serie è l'annuncio di un Decreto in arrivo (forse) che stabilirà che (sembra) chi più consuma di energia elettrica più paga come prezzo della luce. Dicono, stampano...

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