Ormai le nostre sedi estere sono ridotte ad un deserto dei tartari: impiegati di ruolo che non chiedono il trasferimento viste le non adeguate indennitä, impiegati a contratto privi di tutele retributive e contrattuali che con cadenza giornaliera preferiscono dare le dimissioni piuttosto che essere “schiavizzati”. 

Ma, in questo deserto, si cominciano ad intravedere, soprattutto in alcune sedi – paradossalmente in quelle piü strategiche – impiegati temporanei, ex articolo 153 del dpr 18/67 che dopo al massimo 6+6 mesi vengono rispediti al mittente, e i c.d. digitatori, pagati con pochi spicci e transitanti per le sedi soltanto per pochi mesi senza alcuna formazione. 

Un caporalato statale che vede la farnesina pioniera di una stagione di precarizzazione all´estero senza precedenti.

Mentre sul territorio nazionale, la PA sta avviando una riforma in materia di risorse umane,anche attraverso le risorse del PNRR, in una prospettiva di massimizzazione delle competenze, di digitalizzazione e di ottimizzazione della operatività’, la Farnesina resta a guardare prediligendo i presunti, sottolineo presunti, risparmi derivanti dalla sostituzione degli impiegati a tempo indeterminato con impiegati “meteora” sottopagati, senza formazione, che, magari, qualche mese dopo, si rivendono al miglior offerente le informazioni e le expertise maturate presso un’amministrazione italiana.

Quale sarebbe il vantaggio derivante da tale strategia? NESSUNO!!

Legittimare il caporalato statale, all’estero, soprattutto in Paesi dove la legalità, la trasparenza operativa sono schiacciate sotto il peso della connivenza tra politica, istituzioni e malavita, e´ pura follia, senza trascurare la consapevolezza di dilapidare esperienze, conoscenze e professionalitä che un “buon datore di lavoro” dovrebbe tutelare e salvaguardare, senza trovare mille escamotage per non farne tesoro.

CHI SONO LE VITTIME DI QUESTA NUOVA STAGIONE? L’Italia e gli italiani, ma nessuno se ne rende conto.

Per questo chiediamo l’attivazione di un tavolo tecnico multilivello, a cui possano sedere amministrazione, politica, istituzioni e sindacati nella prospettiva di inquadrare lo scenario di declino e desolazione che stiamo registrando all’estero per studiare soluzioni tecnico-legislative atte a salvaguardare le risorse umane e le potenzialità della nostra rete, in ossequio alle prospettive del governo di dare massimo ed imprescindibile risalto ai meccanismi di internazionalizzazione e valorizzazione del Made in Italy.

L’alternativa resta la dichiarazione dello stato di agitazione e conseguenti azioni sindacali su cui, purtroppo, stiamo gia’ attivandoci presso le nostre sedi visto l’assordante silenzio della politica e della Farnesina.  

CONFSAL UNSA COORDINAMENTO ESTERI