Antonio Tajani (foto Depositphotos)

Secondo l'Oms sono 413 i morti e 3.551 le persone rimaste feriti negli scontri iniziati sabato scorso in Sudan. Nonostante la tregua annunciata da una delle due fazioni, a Khartum spari e operazioni di rastrellamento in diversi quartieri. Leader mondiali e organizzazioni internazionali invitano le fazioni a concludere un accordo. L'Unicef ha aggiunto che tra le vittime si contano almeno nove bambini uccisi e più di 50 feriti.

In mattinata si era parlato di una tregua di tre giorni per la Id al-fitr, la festa che celebra la fine del Ramadan. È saltata in poche ore, come tutti i cessate il fuoco dichiarati e violati in neppure una settimana di conflitto. Nessuno spiraglio di distensione dalla crisi del Sudan, lo scontro esploso il 15 aprile nella capitale Khartoum fra l’esercito regolare e il gruppo paramilitare delle Rapid support forces.

Intanto Il ministro degli Esteri Tajani ha nuovamente rivolto un appello affinché cessino gli scontri in Sudan. "La situazione è preoccupante. Invitiamo le due parti a un cessate il fuoco che sia il più duraturo possibile, affichè si possa aprire un dialogo e ci sia la possibilità di mettere in sicurezza i nostri concittadini” ha detto l’esponente del governo. “L’Unità di crisi segue gli sviluppi della situazione insieme agli altri Paesi occidentali” ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina con il Consigliere federale della Confederazione Svizzera, Ignazio Cassis.