Sulle motivazioni che hanno portato alla sentenza di Rigopiano -
l'hotel travolto dalla neve il 18 gennaio 2017 con la morte
di 29 persone - questo il commento dell'avv. Romolo Reboa.
"Osservo - spiega il legale romano - come, purtroppo, una sommaria
lettura delle circa trecento pagine della sentenza del dr. Gianluca
Sarandrea confermi le dichiarazioni che ho rilasciato a caldo, cioè
che molte assoluzioni derivano dalla formulazione dei capi di
imputazione da parte della Procura della Repubblica di Pescara, che
non hanno superato il vaglio dibattimentale.
E, a mio avviso, emerge anche la fondatezza del mio ragionamento che
la Procura dovrebbe riesaminare la posizione di altri soggetti, anche
sulla base delle considerazioni fatte dal Magistrato giudicante, ad
esempio per meglio verificare chi avesse il potere decisionale reale
su posizionamento ed uso delle turbine, ovvero con riferimento a
quanto dallo stesso scritto sul concorso nel reato del proprietario
anche se non committente nel caso in cui lo stesso abbia piena
consapevolezza dell'esecuzione delle opere eseguite in assenza di
titolo abilitativo da parte del coimputato.
E, ancora, con riferimento alla tempestività dei soccorsi, quantomeno
con riferimento sia alla gravità delle lesioni di chi è sopravvissuto
che del decesso, avvenuto qualche giorno dopo la valanga a seguito di
una crash sindrome con compartecipazione di un progressivo quadro
asfittico.
Il GUP ha ritenuto che, creando un’equivalenza tra colpa e posizione
di garanzia, si avrebbe un principio di presunzione della colpa,
esistente nel diritto civile, ma estraneo al diritto penale.
Sottolineo tale passaggio della sentenza in quanto, a mio avviso, la
stessa lascia emergere degli elevati profili di responsabilità civile
della Regione Abruzzo, che ha omesso di redigere la carta delle
valanghe prima della sua approvazione da parte della giunta Marsilio.
Quantomeno ad una prima lettura mi lascia viceversa perplesso il
ragionamento seguito dal Magistrato con riferimento alle
responsabilità del sistema di protezione civile, considerato che il
metodo Augusto imponeva ai vertici l’esecuzione di azioni anche in
presenza dell’incapacità del territorio di farvi fronte.
Probabilmente un più approfondito esame della decisione consentirà di
identificare ulteriori elementi utili per la redazione di un appello
nell’interesse degli assistiti da parte degli avvocati del Reboa Law
Firm: ciò che è certo che, da parte dei difensori, i familiari delle
vittime non saranno lasciati soli”.