di FRANCO MANZITTI

Pd, Cofferati spiega il suo rientro nel Pd: dalla base di Genova, un doppio simbolo di rinascita, con un modello europeo accanto a Elly Schlein. Per consacrare il suo ritorno nel Pd, di cui è stato un fondatore e che aveva lasciato durante una violenta tempesta politica ligure (elezioni primarie per decidere chi doveva correre per il centro sinistra otto anni fa) ha scelto di andare nella camera ardente del suo amico Giorgio Napolitano a Roma. Sergio Cofferati, oggi 75 anni, forse l’uomo che ha più mobilitato la piazza a sinistra negli ultimi decenni, ex segretario generale CGIL, ex sindaco di Bologna, ex eurodeputato, si è preso in silenzio il suo treno da Genova dove vive da 15 anni. “Solo nella camera ardente, non ai funerali con tutti quei discorsi……”, racconta stringendo gli occhi senza dire di più.

Di Giorgio Napolitano, del presidente così celebrato in questi giorni, Cofferati era un amico vero. “Che destino, l’ho conosciuto proprio a Genova nel 1974, durante una grande assemblea nazionale degli operai, racconta, pescando le coincidenze con questa città un po’ riservata in cui ora vive con la sua famiglia, lui cremonese di origine. Ero un giovane, giovanissimo sindacalista della Pirelli, che allora era in grande crisi. La relazione in quel convegno genovese era di Ferdinando Di Giulio e presiedeva Giorgio Napolitano, un quarantenne dirigente, già molto autorevole, che tirò le conclusioni. Due relazioni di altissimo livello nelle quali veniva fuori la necessità del Riformismo che è stata la parola d’ordine di Giorgio per tutta la sua vita, un’idea concreta già allora. Una strada che ci portò anche a salvare la Pirelli. Io ero iscritto al Pci da pochi mesi…..” Poi quella conoscenza sulle barricate operaie si consolidò negli anni. “Facevamo sempre le vacanze insieme in Val Fiscalina, ricorda. Giorgio era ospitato in un albergo dove c’era anche Emanuele Macaluso, forse il suo amico più vicino. Come non ricordare quelle passeggiate con Napolitano perfetto, il capello di paglia ben calzato in testa e Macaluso in calzoncini corti con un abbigliamento improbabile……”

Per “tornare a casa nel Pd”, espressione che certo non piace a Cofferati, la mossa è stata quella di andarsi a iscrivere alla sezione Portoria nel centro di Genova, segretaria Rossana Padoan Falcone, a due passi dal quartiere dove vive.

Portoria nella Superba vuol dire “Balilla” perché è lì che Giovanni Battista Perasso, detto Balilla, scagliò la pietra contro gli austriaci invasori e innescò la storica rivolta.

Nel Pd l’ex grande leader sindacale, che se ne andò sbattendo la porta, oggi non vuole scatenare nessuna rivolta. Anzi .

”Non voglio incarichi, ruoli, candidature. Voglio solo dare un contributo sulla base delle tante esperienze che ho fatto, nel mondo del lavoro, affrontando grandi problemi dell’economia, mentre facevo l’eurodeputato, precisa, calcando molto su questa esperienza e sulle idee così necessarie che dovrebbero “riformare” il ruolo del vecchio Continnte.

E’ stata Elly Schlein, la segretaria così a sorpresa e così “diversa” a convincerlo? “ Certamente lei è stata importante. D’altra parte la conosco bene. Eravamo eurodeputati insieme, anzi avevamo gli uffici uno vicino all’altro. Quindi ho capito subito la sua grande passione, la determinazione, quello slancio forte…, spiega. Ho aspettato un po’ per vedere come evolvevano le cose, mentre riflettevo sui grandi temi dimenticati dalla politica in questa fase, l’economia, i diritti…..” E poi la Schelein in questa Genova, diventata la nuova patria di Cofferati, aveva vinto l’elezione interna dove votano solo gli iscritti, unico caso in Italia. Ovunque l’apparato aveva premiato Bonaccini.

“Da Genova era partito un segnale forte. Come si spiega? Ora qui c’è un gruppo dirigente “forte”, giovane che si sta preparando bene a affrontare grandi problemi, che hanno impatti forti non solo in Italia, ma anche in Europa. Ci sono idee alle quali bisogna dare consistenza per l’Europa e per l’Italia. Ecco dove posso dare un contributo se me lo chiedono, intervenendo nella prossima campagne elettorale europea e anche in altre occasioni”. Cofferati è convinto del fatto che Genova e la Liguria, abbiano oggi grandi potenzialità: “Siamo su un crinale molto importante e pericoloso, se ci si fermasse, sarebbero guai. Qui ci sono occasioni molto più evidenti che in altri territori.”

Già ma queste sono le stesse cose che sostengono e comunicano con una grande forza le amministrazioni pubbliche di centro destra, che governano Genova e la Liguria oramai da anni, Toti, avviato al probabile terzo mandato regionale, Bucci travolgente e ultra deciso nei suoi progetti.

“Ma la Liguria e Genova restano, dopo tanti anni, isolate come da sempre. Non si sono fatti passi avanti. Facciamo parte del triangolo industriale con Milano e Torino, che sono collegatissime tra di loro. E noi? Per raggiungere quelle città impieghiamo il tempo di 50 anni fa….Toti e Bucci si sforzano di accreditare un’immagine stravincente della Liguria e di Genova, ma poi ci sono questi limiti. I collegamenti ferroviari sono fermi con l’Italia e con l’Europa. Siamo totalmente inadeguati…..”

Ma perché solo ora scatta la decisione di reimpegnarsi quando quelle emergenze giacciono da tempo, affrontate con grandi progetti, un mare di parole?

“Quando lavoravo in Europa l’idea e i progetti di collegare Genova c’era eccome, ero impegnato nelle commissioni che si occupavano di questo. L’Europa ci guardava con grande interesse. Ma Genova pensava ad altro. ”

Cofferati ricorda che esisteva una strada maestra in Europa, quella tracciata da Delors, che aveva in anticipo anche immaginato come affrontare la bomba della globalizzazione. “ Delors – spiega – diceva che la competizione non deve avvenire sui costi che i popoli più deboli soffrono, ma che sono fondamentali la conoscenza e l’innovazione per aiutare a crescere chi è indietro nello sviluppo . Delors non è stato ascoltato e la strada imboccata dall’Europa poi è stata quella disastrosa di Tony Blair.”

All’obiezione che quelle, comunque, sono ricette vecchie per come è il mondo oggi e per come è l’Europa con il PNRR che detta le mosse e le regole, Cofferati risponde secco: “Certo, il PNRR mette in campo tante risorse, ma non c’è una linea nella fretta di rispettare i tempi. Non c’è stata una strategia. Dove sono i temi sociali, dove si affronta il tema dell’immigrazione che esplode ora….Eppure noi l’immigrazione l’abbiamo conosciuta e gestita in passato. Bisogna avere una politica comune per l’accoglienza e per l’utilizzo rispettoso delle persone che arrivano……”

Viene da interromper Cofferati e chiedergli come si fa, fra tante politiche diverse in Europa su questi temi, con tanti scontri, tante differenze, con i sovranismi scatenati, i nazionalismi trovare linee comuni.

Insomma qual è il percorso per realizzare l’accoglienza?

Risposta: “Il percorso è l’Europa, il problema è l’Europa. Bisogna cambiare i trattati per seguire le intenzioni dei padri fondatori. Primo: riscrivere i trattati. Se non si parte da lì si va avanti solo con piccoli aggiustamenti. Invece la mobilità nel mondo dei popoli e anche dell’economia ha bisogno di regole efficaci e aggiornate……”

E il Pd, a sua volta isolato all’opposizione, nonostante la passione della Schlein, che ha conquistato Sergio, il “cinese”, come si muove di fronte a questa qusi catastrofe?

“Dovrà presentare un progetto con i fondamenti culturali di Delors e indicare anche procedure temporanee per l’emergenza e scegliere persone che conoscono quei temi, i giovani soprattutto. Per me parlare di questo è oggi un dovere!”

Si ma bisogna anche avere le occasioni ed essere ascoltati. Può uno storico dirigente sindacale, ex sindaco, ex eurodeputato conquistarsi oggi questo spazio? Ha già incontrato la Schlein per parlarne? Otto anni fuori sono tanti.

Cofferati non si sottrae: “Parlerò sicuramente con Schlein: sono ottimista”.

E poi c’è Genova, osservata attentamente da un nuovo cittadino, che la vive da quei 15 anni.

“Genova ha davanti cambiamenti incompiuti. La sua industria va difesa, quella che rimane e che è in pericolo, come l ’ex Ilva, come Ansaldo Energia. Ha ancora grandi potenzialità, una Università forte, grandi centri di ricerca come IIT e necessità di infrastrutture, quelle sulle quali tanti urlano i pubblici amministratori per nascondere quello che non è stato fatto. La diga? La grande opera? Le priorità sono altre. Le partite sono sulla terra, non in mare, strade e ferrovia……”

Sì, ma intanto quelle forze che governano hanno instaurato un dialogo proficuo con la società civile. La sinistra?

“Deve interloquire con la città, partendo da quel crinale, il nuovo gruppo dirigente ne ha la capacità e lo farà.”

All’ex leader della Cgil nazionale non si può non chiedere della proposta choc, avanzata dalla Schlein, di portare i giorni lavorativi a quattro ogni settimana: una vera rivoluzione che scuote il mondo del lavoro e sopratutto gli imprenditori.

Cofferati, uno dei più esperti conoscitori dei contratti di lavoro, riflette: “Non è sul numero dei giorni che bisogna cambiare, ma piuttosto sulle ore. Se si vogliono utilizzare bene gli impianti è necessario considerare che ci sono necessità di “cicli continui”, macchine che non si fermano mai e anche che le nuove tecnologie hanno modificato il lavoro e i tempi di produzione. Io penso che per esempio per siderurgia e chimici si può immaginare un impegno di 32 ore settimanali.”

Ma alla fine che cosa pensa “il cinese” del governo Meloni, che ha appena compiuto un anno?

“Al di là delle grandi differenze di opinioni e di appartenenza, questo governo mi sembra sopratutto inadeguato. Ci sono ministeri debolissimi e fragili….In passato abbiamo avuto governi di centro-destra che avevano ministri molto più robusti di questi….certo la Meloni, lei, ci prova. Questo è evidente, ma le manca l’adeguata esperienza per affrontare grandi temi che si impongono. Chi l’ha preceduta, Mario Draghi, non era certo di sinistra, ma quelle competenze le aveva, quelle conoscenze gli erano riconosciute in tutto il mondo. C’è un bel salto da allora.

Ma attenzione quel giudizio di debolezza e fragilità vale anche per il Parlamento, per i suoi componenti. Per non parlare di chi amministra sui territori, localmente. “Anche qui spesso è proprio una catastrofe….”.