di FABRIZIO PETRI

Forte è sempre stata, nelle mie opere sulla nonviolenza, la consapevolezza della centralità dei movimenti per i diritti civili che, a partire dagli anni Sessanta, hanno contraddistinto il progresso umanitario dell’Occidente e di molti altri paesi. E’ ciò che lo storico Steven Pinker, nel suo saggio Il Declino della Violenza, chiama la «Rivoluzione dei diritti».

Da Martin Luther King e dalla sua lotta nonviolenta ispirata da Gandhi per i diritti dei neri americani, ai movimenti in favore della parità delle donne, dalla difesa dell’infanzia, alla tutela e valorizzazione delle minoranze, fino alla lotta per i diritti degli omosessuali, è stato avviato un percorso che ha reso sempre più effettivo il principio della centralità dei diritti umani.

Affermato con solennità nel 1948 con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e considerato uno dei tre pilastri delle Nazioni Unite, insieme a Pace e Sicurezza, e Sviluppo, tale principio è rimasto di fatto in disparte fino a che, nel cuore degli anni Settanta, grazie ai movimenti civili e sociali cominciati nel decennio prima, esso è assurto a un’importanza centrale sia in ambito nazionale che internazionale.

Siamo entrati in ciò che il filosofo argentino Rabossi ha definito la «Cultura dei Diritti Umani», una fase di rilancio, rivisitato e aggiornato, del percorso illuminista cominciato con le rivoluzioni americana e francese. Un percorso che non è progressivo né lineare, ma caratterizzato da difficili svolte, drammatici passi indietro e improvvisi salti in avanti. Determinante per mantenere la rotta è il ruolo dei singoli, la loro capacità di aggregarsi e la consapevolezza della centralità delle scelte etiche personali e dell’uso critico della ragione. L’emergere della società in rete sta fornendo ulteriore impulso al rafforzamento della cultura dei Diritti Umani.

Il nuovo fronte di tale percorso sono oggi i diritti LGBTI (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender and Intersex). Il loro doppio registro - libertà individuale e tutela delle minoranze - li pone al cuore delle sfide della società civile globale. Essi stanno trovando un’affermazione sempre più universale – basti pensare, da ultimo, all’Irlanda e agli Stati Uniti – sebbene complesse situazioni soprattutto in paesi dell’Africa e dell’Asia rendano il quadro frammentario e, per certi versi, drammatico (in alcuni paesi è ancora comminata la pena di morte per l’omosessualità).

L’Italia sconta in materia un’arretratezza incomprensibile non solo a fronte dell’Occidente e di numerosi altri paesi, ad esempio dell’America Latina, ma anche verso la sua stessa storia e cultura, giacché il nostro Paese è uno dei pilastri del percorso umanitario mondiale. Come ha sottolineato il filosofo Roberto Esposito nel saggio Pensiero Vivente, l’Umanesimo ha posto il fattore umano al cuore del pensiero moderno, e nel corso dell’Illuminismo uno dei contributi più importanti per l’affermazione della centralità della persona è venuto da Cesare Beccaria.

L’impegno nell’attivismo LGBTI

Nel dicembre 2013, alcuni dipendenti gay e lesbiche del Ministero degli Affari Esteri mi hanno contattato per dare vita ad una Associazione di protezione e valorizzazione dei diritti LGBTI nel nostro Ministero, con l’intento di contribuire al loro rafforzamento nel nostro paese e nel mondo. Ho dato la mia piena adesione.

Così è nata l’Associazione “Globe-MAE”, dove Globe è un termine inspirato ad analoga associazione creata presso le Nazioni Unite a New York, e l’acronimo MAE indica il Ministero degli Affari Esteri. Dall’inizio del 2015, sono divenuto il Coordinatore - Presidente dell’Associazione, incarico che ho lasciato ad inizio novembre 2021 a seguito della mia nomina ad Inviato Speciale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per i Diritti Umani delle persone LGBTIQ+.

Importanti i risultati che abbiamo fin qui conseguito. In particolare siamo riusciti ad ottenere la tutela diplomatica (concessione del passaporto diplomatico o di servizio) del compagno/a laddove questioni di sicurezza o difficoltà nell’ottenere il visto lo richiedano. Tale possibilità è prevista per tutte le coppie di fatto –  eterosessuali e omosessuali –  e questo è un importante segnale dell’apertura e dell’inclusività delle battaglie per i diritti, e la lotta contro le discriminazioni degli omosessuali.

Sul piano istituzionale abbiamo stabilito rapporti con tutti i principali partiti, e abbiamo preso parte all’audizione presso la Commissione Giustizia del Senato nel quadro della discussione del Disegno di Legge sulle Unioni Civili. Collaboriamo con le altre associazioni LGBTI italiane e abbiamo preso parte a vari Gay Pride, come quello di Roma e  di Reggio Calabria. Abbiamo stabilito proficui contatti con l’organizzazione gemella presso il Dipartimento di Stato, GLIFAA, e più recentemente abbiamo avviato contatti con associazioni per i Diritti Umani ed LGBTI di vari paesi del Mediterraneo.

Globe-MAE ha favorito importanti iniziative per rafforzare la cultura dei diritti LGBTI. Nel 2014, in occasione della giornata mondiale di lotta all’omofobia (17 maggio), presso il Ministero degli Affari Esteri è stata organizzata la Conferenza Internazionale “La persona LGBTI nella realtà odierna”. Nel 2015, sempre nella stessa occasione, è stato tenuto il Convegno “Diritti omosessuali: differenza come valore” presso la prestigiosa Sala Zuccari del Senato, i cui lavori sono stati aperti dal Presidente del Senato, Pietro Grasso.

Sebbene siamo consapevoli che solo una legge che disciplini i rapporti tra persone dello stesso sesso e una contro l’omofobia potranno garantire il pieno godimento dei diritti e delle libertà civili nel nostro paese alle persone LGBTI, Globe-MAE è parimenti consapevole dell’importanza che l’opinione pubblica sviluppi una sensibilità finalmente matura verso le persone omosessuali e ne comprenda appieno le esigenze. A tal fine l’impegno del sottoscritto e di tutti gli altri soci e socie di Globe-MAE è destinato ad accrescersi e ampliarsi costantemente.

Infine, come contributo personale alla questione LGBTI, ho pubblicato un articolo sui legami fra omosessualità e nonviolenza, argomento di cui ho parlato anche nei miei interventi nelle citate Conferenze al Ministero degli Affari Esteri ed al Senato. L’articolo, reperibile in questo sito (http://www.fabriziopetri.com/attachments/article/30/QuiLibri.pdf), è uscito in italiano (sulla rivista Quilibri e sulla rivista on-line Reset) e in inglese (sempre su Reset e nella rivista internazionale Global Policy Journal).

Importanti filosofi nel campo della nonviolenza, segnatamente l’iraniano Ramin Jahanbegloo, hanno manifestato interesse per il mio approccio che, utilizzando categorie della psicologia analitica, crea nuovi ambiti di studio e applicazione della nonviolenza.