Le alluvioni che negli ultimi mesi hanno messo a dura prova varie Regioni italiane, hanno riacceso i riflettori sul tema delle assicurazioni contro gli eventi meteo estremi. Secondo le stime dell’Agenzia europea per l’Ambiente, tra il 1990 e il 2021 l’Italia ha fatto registrare 92 miliardi di euro di danni. Un bilancio che, complici i cambiamenti climatici, è destinato a peggiorare anno dopo anno.
Tuttavia, soltanto una minima percentuale di case e aziende risulta assicurata contro questo genere di eventi. Lo dimostrano i dati elaborati da Ania, l’Associazione nazionale imprese assicuratrici. A giugno 2022, soltanto il 7% delle aziende ha stipulato una polizza per i rischi naturali e climatici. E se a questi dati ci aggiungiamo anche le abitazioni, la percentuale di assicurati scende al 5,3%. Proprio per far fronte a questa situazione, il governo ha attuato con la legge di bilancio, un provvedimento per rendere le polizze contro i danni catastrofali obbligatorie per le aziende.
Alluvioni, eventi climatici e assicurazioni: il confronto con l’Europa
Secondo uno studio della Bce, l’Italia è il secondo Paese europeo dopo la Grecia con il più ampio gap assicurativo in tema di catastrofi naturali. In Francia e in Spagna, tra il 1980 e il 2020, sono stati assicurati tra il 20 e il 35% dei danni derivanti da eventi naturali. In Germania la percentuale sale addirittura tra il 35 e il 50%. L’Italia, invece, fa parte di quei Paesi dove la percentuale di danni da eventi estremi coperti da una polizza assicurativa non supera il 5%. Un esempio recente viene dalle alluvioni che lo scorso maggio hanno colpito l’Emilia-Romagna. In quel caso, segnala un rapporto dell’azienda Munich Re, solo un miliardo di euro di danni era coperto da una polizza assicurativa, su un totale di 9 miliardi.
In Italia solo il 5% del case coperte dai rischi
“L’Italia è un paese molto esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Il 50% del territorio è a rischio sismico, il 25% circa a frane e alluvioni, ma nonostante questo solo il 5% delle abitazioni è coperto dai rischi connessi al clima, solo il 15% delle aziende ha assicurato la propria attività per eventi catastrofici, pochissime le auto che prevedono anche coperture da danni legati ai cambiamenti climatici. Siamo quindi sottoassicurati” è la considerazione fatta da René Gazet, P&C Director Gruppo AXA Italia, intervenuto all’incontro “Cambiamenti climatici, prevenire e mitigare il rischio – Axa incontra il territorio” in corso a Senigallia (Ancona) promosso da Axa Italia con il patrocinio del Comune di Senigallia e di Ania, l’associazione nazionale fra le imprese assicuratrici.
“Siamo una multinazionale vicina al territorio, – ha continuato Gazet, portando i saluti del ceo di Axa ITalia Giacomo Gigantiello – puntiamo sulla resilienza e con eventi come questo cerchiamo di stimolare riflessioni sulla cultura della prevenzione, anticipando le conseguenze. Non possiamo ovviamente evitare i cambiamenti climatici ma possiamo gestire i danni: noi di Axa siamo in prima linea per protezione e prevenzione, sono le anime del nostro intervento”.
La consapevolezza sui rischi è dunque un fattore molto importante, ma non si potrà andare avanti se agiranno solo pochi singoli o poche imprese: serve un sistema a livello di paese e di aziende. “Siamo qui per portare le nostre energie, unendo le forze a quelle di altri soggetti – ha concluso Gazet -. Abbiamo di fronte una grande sfida per proteggere ciò che conta e serve un impegno concreto che prendiamo come Axa per agire come forza complessiva e migliorare il benessere delle persone”.
Perché in Italia ci si assicura così poco?
In Italia ci si assicura così poco contro le calamità climatiche innanzitutto per una ragione economica. “Spesso solo le grandi aziende fanno assicurazioni catastrofali perché sono le uniche che possono permettersi di pagare premi più consistenti”, spiega Fabio Scansetti, vicepresidente di Aiped (Associazione italiana periti estimatori danni). Per quanto riguarda le abitazioni, invece, “la compagnia assicurativa spesso non si assume un rischio così elevato. O se lo fa – precisa Scansetti – i contratti prevedono franchigie molto alte”.
C’è poi un altro fattore che contribuisce a spiegare la scarsa diffusione di queste polizze in Italia. E tutto è riconducibile all’idea che il governo sia pronto a compensare le perdite di cittadini e imprese. Nel caso delle alluvioni in Emilia-Romagna, con danni stimati di circa 9 miliardi di euro, l’esecutivo si è impegnato a risarcire “il più possibile, con l’obiettivo del 100 per cento”.