di BRUNO TUCCI

Pd ha bisogno di un leader. Gli italiani saranno pure dei sonnambuli come sostiene il Censis, però hanno il tempo di leggere i sondaggi.

sondaggi non sono la verità assoluta, ma spesso riescono a centrare l’obiettivo.

L’ultimo, ad esempio, afferma che nel nostro Paese la fiducia nella magistratura è scesa dal 67 al 38 per cento, risalendo adesso al 45 per cento. La conclusione dei numeri è piuttosto amara perché rivela che il 57 per cento degli italiani ritiene che i giudici inseguano obiettivi politici.

Vi pare poco? Forse l’opposizione non si fida assolutamente di queste ricerche ed a volte ha ragione, però la superficialità con cui si seguono determinate vicende lascia perplessi.

Ad esempio, si è fatto un gran baccano nei giorni scorsi per l’intervista che il ministro della difesa Guido Crosetto ha dato al Corriere della Sera.

La magistratura è troppo politicizzata? Un interrogativo di grande importanza. Ebbene quando il “colpevole” si è presentato a Montecitorio per rispondere alle interrogazioni rivolte contro di lui, dei deputati del Pd  (170 per la cronaca) erano presenti in aula meno di trenta. Si chiedono in molti che votano a sinistra da tempo: “Che modo è di essere minoranza? Manca la spinta necessaria che dovrebbe essere propria di chi fa il cane da guardia del governo”.

Un nuovo interrogativo: il Pd è allo sbando perché non è compatto e non si riesce a trovare fra le varie correnti che lo compongono un minimo comune multiplo tale da infastidire l’esecutivo. Forse si, anche se Eddy Schlein continua a sudare le proverbiali sette camicie per andare alla ricerca della agognata unità. Il problema è che la segretaria non ha il consenso assoluto della base. Il partito è troppo spostato a sinistra ed ai moderati (che non sono pochi) questo andazzo non piace affatto.

Ecco allora che anche i fans della numero uno di via del Nazareno cominciano ad avere dubbi e si chiedono: “Non sarà forse il caso di cambiare cavallo e mettere a sedere su quella prestigiosa poltrona un uomo con un curriculum più forte?”

Non è un problema di oggigiorno. Anche se in modo sotterraneo, lo si discute sempre più e probabilmente la Schlein sente il fiato sul collo. Si accorge che pure qualcuno dei suoi fidatissimi collaboratori si fa trascinare dagli oppositori della segretaria.

L’opposizione cerca in tutte le maniere di farsi sentire a volte con polemiche di poco conto. C’è chi ha scoperto ad esempio che Gramsci aveva una parentelacon Giorgia Meloni (e allora?), oppure chi combatte strenuamente la battaglia della carne sintetica che il presidente del consiglio boccia senza la minima esitazione.

“Vedrete – dice la sinistra – Sergio Mattarella non firmerà il disegno di legge”. Ventiquattro ore più tardi, smentendo anche la stampa più vicina al Pd, il Colle dà ragione a Giorgia e i dem debbono incassare l’ennesima sconfitta.

I rumors aumentano e cominciano a serpeggiare i nomi che potrebbero sostituire Elly. Ci si mette pure l’ironia a complicare la situazione. Si chiama in causa l’armocromia di cui la Schlein si è servita per cambiare il look ed apparire assai più elegante.

Niente, i pettegolezzi aumentano come le previsioni. In primo piano, appare il nome di Maurizio Landini che fra qualche tempo dovrà lasciare la Cgil e andare alla ricerca di una occupazione, magari di prestigio. Dicono con sarcasmo i vignettisti: “Possibile che un uomo in tuta possa avere la meglio su una donna che ha speso diverse centinaia di euro per un aspetto più elegante?”.

Scherzi a parte, è assolutamente logico che il Pd vada alla ricerca di una soluzione. Però deve avere fretta perché le elezioni europee non sono così lontane e quel voto potrebbe essere determinante e segnare quella svolta necessaria per diventare più forti e in grado di battere la destra. Un sogno?