ROMA – È durata poco più di due ore la panchina rossa inaugurata stamattina al centro del viale principale della Città universitaria di Roma dalla rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni e dal sindaco Roberto Gualtieri. Sulla panchina, donata dalla AS Roma come simbolo della lotta alla violenza sulle donne, era stata tracciata la scritta ‘Amami e basta’ in bianco e poi c’era il numero antiviolenza 1522. La panchina non c’è più: è stata smontata e gettata in uno dei cestini dell’indifferenziata nel cortile della Città universitaria. A rivendicare il gesto, su Instagram, è collettivo Zaum Sapienza: “Questo è quello che ne pensiamo delle vostre panchine rosse, nell’indifferenziata!”, scrivono i ragazzi, taggando gli account della rettrice, del sindaco e della società giallorossa.

LA CONTESTAZIONE DURANTE LA CERIMONIA: “NON CI FREGA NULLA DELLE PANCHINE”

Che non tirasse una bella aria era stato evidente da subito. Nel corso dell’evento di presentazione della panchina, infatti, c’era stata una contestazione di alcune studentesse al sindaco e alla rettrice: “A noi delle panchine non frega nulla, vogliamo centri antiviolenza e consultori“, avevano gridato le attiviste. Poi, al termine dell’evento, diversi ragazzi si sono riuniti in assemblea intorno alla panchina. E la panchina che dopo alcuni minuti era scomparsa. Distrutta, appunto. Sulle transenne di un cantiere a pochi metri di distanza sono state tracciate queste scritte: ‘Con le vostre panchine rosse ci possiamo solo scaldare‘, e ‘Il patriarcato ha tante facce, spacchiamole tutte‘, le scritte. E ancora: ‘No panchine‘, ‘Ci vogliamo vive’, ‘La panchina è violenta, se ho subito violenza vedere la panchina mi disturba’.

LA PANCHINA DELLA ROMA ‘AMAMI E BASTA’

Alla cerimonia di donazione della panchina all’Ateneo ha partecipato il sindaco Roberto Gualtieri. Il primo cittadino ha svelato la panchina insieme alla rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni, e al ceo della società giallorossa, Lina Souloukou, momento in cui ha preso vita una piccola contestazione da parte di alcune ragazze: “A noi delle panchine non frega nulla, vogliamo centri antiviolenza e consultori“. L’iniziativa è proseguita nell’Aula Magna del Rettorato con l’evento ‘Amami e Basta. Sapienza e AS Roma contro la violenza sulle donne’, con la partecipazione dei calciatori Leonardo Spinazzola e Benedetta Glionna, che hanno donato le loro maglie alla rettrice. Insieme a loro anche la presidente dell’Assemblea capitolina, Svetlana Celli.

Ad aprire gli interventi della parte istituzionale della mattinata è stata Polimeni, portando le testimonianze di due ragazze dell’Ateneo: Caterina Cesari, che nella manifestazione del 25 novembre al Circo Massimo ha portato un cartello con sopra l’immagine dell’attrice Paola Cortellesi nel suo ultimo film ‘C’è ancora domani’ sulla condizione delle donne nella Roma della seconda metà degli Anni Quaranta, ed è stata ringraziata e abbracciata dalla stessa attrice; e Anita Sperone, la 25enne che ha permesso l’arresto di un uomo colpevole di minacce nei confronti della compagna, denunciandolo dopo aver ascoltato e registrato una violenta telefonata su un bus, e che stamattina è stata anche invitata in Campidoglio da Gualtieri per tributarle la gratitudine della città.

POLIMENI: “PANCHINA ROSSA SIMBOLO TRA TANTE AZIONI CONCRETE”

“Siamo qui oggi perché siamo fedeli a un impegno preso lo scorso 25 novembre nel mettere in campo nuove azioni concrete per il contrasto a quella che è una vera e propria emergenza, la violenza sulle donne e i femminicidi”, ha detto la rettrice. “Ringrazio la Roma e il Comune per aver scelto di sostenere La Sapienza in un momento di inversione di paradigmi, noi da tempo abbiamo scelto di lavorare contro la violenza di genere in ogni sua forma: già nel 2020 abbiamo organizzato un corso di formazione interfacoltà sulle tematiche di genereun anno e mezzo fa abbiamo aperto un centro antiviolenza di Sapienza a San Lorenzo, abbiamo istituito la consigliera di fiducia per segnalare i casi di molestie, abbiamo attivato un corso di laurea in Gender studies”.
Inoltre, ha proseguito Polimeni, “mettiamo a disposizione della comunità un counseling psicologico e un progetto sulle safe zone dove chiedere supporto e orientamento. Oggi quindi installiamo una panchina rossa che è un simbolo, ma lo facciamo in una cornice di tante azioni concrete lavorando tutti insieme senza cedere a strumentalizzazioni, come un corpo unico che valorizza differenze di opinioni e pensiero senza cedere allo scontro ideologico o alle polarizzazioni. L’anno prossimo, il 2024, sarà bisestile e stiamo organizzando iniziative per ognuno dei 366 giorni: vogliamo un futuro inclusivo e solidale, noi ci siamo”.

GUALTIERI: “VIOLENZA DERIVA DA UOMINI, NON SCARICARE RESPONSABILITÀ SU DONNE”

Per Gualtieri “è fondamentale che realtà come quelle dell’Università e della Roma, pilastri importanti della società, si impegnino in prima linea in questa emergenza nazionale drammatica, che deve essere una priorità per tutti. Parliamo di numeri impressionanti, con un femminicidio ogni tre giorni e il numero antiviolenza ‘1522’ che riceve 900 telefonate al giorno, ed è solo la punta dell’iceberg. Ogni giorno in tutta Italia e nella nostra città ci sono decine e decine di casi, una situazione intollerabile che richiede l’impegno di tutti, a partire dalle istituzioni”.
Innanzitutto, ha sottolineato il primo cittadino, “noi lavoriamo per potenziare i centri antiviolenza, le case rifugio e le case di semiautonomia, cercando di fare in modo che in ogni Municipio ce ne sia più di una – oggi ce n’è già almeno una in ciascuno – e di vario tipo, perché sono luoghi sicuri e protetti in cui le donne vengono aiutate e accompagnate in un percorso di vita autonoma. Ma si tratta di un’emergenza cosi grande che le istituzioni da sole non bastano, ecco perché sono così importanti le manifestazioni, quel minuto di rumore per Giulia e tutte le forme di impegno della società: si dice che le panchine rosse sono solo simbolo, ma non si tratta solo di un numero che tutti devono conoscere quanto del dare l’idea che riconosciamo che questa non è una situazione normale e che nessuno può essere indifferente. È una dimensione che interroga molto la cultura di noi uomini, è giusto che le donne vengano messe nelle condizioni di denunciare ma non possiamo scaricare questa responsabilità solo su di loro, perché il problema deriva da noi uomini”.
La violenza sulle donne, ha chiosato Gualtieri, “non è solo quella fisica, brutale, estrema che porta all’uccisione, ma si sviluppa sopra l’idea della superiorità, del dominio e della prevaricazione maschile che può prendere tante forme, a partire da battute e ironie. Bisogna iniziare dalla consapevolezza e dalla presa di coscienza dell’esistenza di fenomeni di violenza e prevaricazione quotidiana che poi tende a possibili femminicidi. E in questo l’università è cruciale, e anche lo sport può fare tantissimo. Grazie a Sapienza, e grazie alla Roma per mostrare concretamente tutto ciò con un calcio femminile spettacolare, e spesso giocano meglio degli uomini”.

CELLI: “GRAZIE A SAPIENZA PER AVER FATTO RETE”

“Grazie a La Sapienza e alla Roma per aver fatto rete: per salvare una donna serve una città intera, la forza e dedizione di ognuno di noi, serve ogni singolo cittadino. Lo facciamo oggi di fronte ai giovani che sono la nostra speranza, oggi lanciamo un messaggio importante”, le parole di Celli. “In questi mesi sto facendo un tour della Costituzione nei Municipi per ricordare i valori fondanti, perché la Costituzione non è un pezzo di carta ma una direttrice. In Assemblea capitolina abbiamo introdotto le sedute sia di mattina che di pomeriggio abbiamo realizzato uno spazio per allattare con un fasciatoio. Tutti insieme possiamo fare la differenza”.
Oggi, ha concluso la presidente, “lo facciamo con un messaggio sportivo: quando si fa sport siamo tutti uguali, si fa squadra, come facciamo noi oggi. La panchina non è solo un simbolo, è un punto importante per dire ‘no’ con messaggi simbolici e azioni concrete: oggi La Sapienza ha detto no alla violenza sulle donne”.