Almeno 10 persone, tra cui due agenti delle forze dell'ordine, sono state uccise in violenze legate a bande criminali in Ecuador, ha detto martedì la polizia.

Otto sono morte a Guayaquil, città portuale dell'Ecuador, epicentro dell'ondata di violenza generalizzata che attraversa il Paese andino. Poi le autorità hanno annunciato la morte di due agenti "vilmente assassinati da criminali armati" a Nobol, a una quarantina di km a nord di Guayaquil, nella regione di Guayas.

L'ex presidente ecuadoriano Rafael Correa ha manifestato il suo appoggio all'azione del governo di Daniel Noboa impegnato a contrastare in Ecuador l'ondata di violenza. In un video diffuso attraverso le sue reti social Correa, che vive esule in Belgio perché colpito da una condanna per corruzione da lui respinta, ha sostenuto che "il Paese vive in un vero e proprio incubo, qualcosa di impensabile e inimmaginabile solo qualche tempo fa". Dopo aver sostenuto che questo è "il frutto della sistematica distruzione dello stato di diritto, degli errori e dell'odio accumulati in questi ultimi sette anni e di cui siamo stati una delle principali vittime". Ma oggi, ha proseguito, "è il momento dell'unità nazionale, perché il crimine organizzato ha dichiarato guerra allo stato, e lo stato deve prevalere. e vincere". Presidente Daniel Noboa, dice poi, "riceva tutto il nostro illimitato sostegno e, per favore, non ceda", perché "qualsiasi errore e le nostre divergenze politiche potranno essere discusse il giorno dopo della vittoria. La Patria vincerà nuovamente!".

L'Assemblea nazionale dell'Ecuador ha pure espresso il suo sostegno alle Forze armate e di polizia del Paese, in seguito alla dichiarazione di "conflitto armato interno" del presidente Noboa, motivata dall'invasione di un gruppo armato in un canale televisivo a Guayaquil e da attacchi simultanei in diverse città.

In una dichiarazione pubblica, firmata dai rappresentanti di tutti i partiti, il Parlamento - che ieri era stato evacuato a causa dei disordini - ha precisato che il sostegno include l'adozione di indulti e/o amnistie nei casi necessari per garantire il lavoro degli addetti alla pubblica sicurezza.
Il Congresso ha inoltre appoggiato l'azione del governo in materia di sicurezza per ripristinare la pace e l'ordine nel territorio nazionale, oltre a chiedere che i responsabili delle evasioni dal carcere siano individuati e puniti. I parlamentari hanno sottolineato che stanno lavorando in unità, indipendentemente dalle diverse correnti politiche e ideologiche che rappresentano. "La situazione attuale richiede collaborazione e coesione. Siamo impegnati ad affrontare questa sfida in modo responsabile e comune", hanno sottolineato.

Guayaquil, città portuale dell'Ecuador, è l'epicentro dell'ondata di violenza. Le vittime - riferisce il sindaco Aquiles Alvarez in una conferenza stampa - sono state registrate nel corso di diversi attacchi contro la popolazione civile e contro la polizia registrati nel corso della giornata. Un commissariato è stato colpito da un attentato, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver impedito l'accesso ai locali affollati. In tutto 14 persone sono state arrestate.

Le aree sensibili e i penitenziari sono circondati dalle forze armate. Il presidente Noboa ha dichiarato ieri lo stato di "conflitto armato interno" a seguito delle violenze generalizzata messe in atto da parte di organizzazioni criminali di narcotrafficanti.

Nel decreto firmato ieri Noboa ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 21 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come "organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti".
L'articolo 3 del decreto dispone "l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità".
Alle forze dell'ordine l'articolo 4 del decreto ordina l'identificazione e la neutralizzazione dei seguenti gruppi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e  Tiguerones.

Il ministero della Salute dell'Ecuador ha disposto la sospensione a data da destinarsi di tutti i servizi ambulatoriali, ricoveri e interventi chirurgici programmati, sottolineando che nel Paese saranno garantiti solo i servizi di emergenza negli ospedali.

Ieri, in drammatiche immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici della tv, minacciandoli di morte. Molti giornalisti con le mani giunte li pregano di aver salva la vita. Dopo una mezz'ora di panico, le luci dello studio si sono spente e s'è solo potuto sentire l'arrivo delle forze speciali della Polizia. "Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda", ha detto all'AFP uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp.

Durante l'assalto alla tv, il presidente Noboa ha chiesto per decreto lo spiegamento e l'intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato. Noboa ha identificato come "terroristiche" e "attori non statali" alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive sul territorio.

Il caos si è riservato nelle strade con i militari per strada mentre si moltiplicano i saccheggi dei centri commerciali. Alcuni hanno filmato uomini armati mentre sparano a vetture della polizia e diverse macchine bruciate per strada. Si moltiplicano appelli a rimanere per casa, mentre c'è chi segnala di bande di criminali che stanno cercando di fare irruzione nelle università per catturare degli ostaggi.