(Depositphotos)

ROMA - Aumentano gli studenti stranieri che scelgono una Università italiana per completare la loro formazione. È quanto emerge dall’ultimo report di “Talents venture” sulla base dei dati del Ministero dell’Università e della Ricerca. Nell’anno accademico 21/22, gli studenti stranieri in Italia erano poco meno di 110mila, 109.681 per la precisione, per la maggior parte (44%) provenienti da un Paese europeo. Seguono Asia (31%), Africa (14%), Americhe (10%) e Oceania (0,1%).
L’ateneo con il maggior numero di iscritti stranieri, in termini assoluti, è La Sapienza di Roma con 9.165 studenti, seguita da Bologna (8.371) e il Politecnico di Milano (7.477). Nei primi dieci posti anche il Politecnico di Torino, Padova, Torino, Milano, Firenze, Genova e Bocconi sempre a Milano.
La classifica cambia se si guarda alla percentuale di iscritti stranieri sul totale degli studenti: in questo caso il podio spetta alla Stranieri di Perugia che annovera tra gli iscritti il 28,4% di studenti stranieri; seguono Roma Saint Camillus (17,9%) e Rozzano Humanitas University (17,7%). Al quarto posto le Scienze Gastronomiche di Bra e poi, via via, Bocconi, Reggio Calabria – Dante Alighieri, Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Bolzano e Cassino.
Quanto alla nazionalità, il 10,2% del totale degli stranieri iscritti romeno, seguono gli studenti albanesi (7,6) e i cinesi (7,3). In aumento gli studenti iraniani (6,6) al quarto posto; completano la classifica le provenienze da India, Turchia, Marocco, Russia, Ucraina e Pakistan.
Ma, precisa il Rapporto, i Paesi esteri di provenienza potrebbero mutare significativamente.
Valutati quattro parametri - i bacini di attrazione consolidati, quelli da consolidare, quelli ancora inesplorati e, infine, quelli in cui si parla italiano – per i ricercatori i futuri studenti stranieri in Italia arriveranno da Marocco, Tunisia, Egitto e Camerun. Si tratta, spiegano, di Paesi che hanno un tasso di crescita della popolazione giovanile al 2040 positivo; in cui si studia l’italiano; in cui c’è già un’alta mobilità di studenti (che ad oggi scelgono Francia, Germania e Portogallo in primis); infine, in Italia ci sono comunità consolidate di connazionali.
Quanto al grado di internazionalizzazione degli Atenei, “Talents venture” ha chiesto a 500 studenti triennali di valutare le capacità dei loro atenei, segreterie e professori di lavorare con studenti stranieri: per il 55% la loro università è in grado di accogliere studenti internazionali che parlano solo o prevalentemente inglese; per il 40% la segreteria è in grado di assistere studenti che parlano solo o prevalentemente inglese; stessa percentuale anche per i professori: il 40% è in grado di tenere lezioni solo o prevalentemente in inglese.
Analizzando l’offerta di corsi in lingue diverse dall’italiano, emerge che il sistema universitario è “pronto a metà”: il 18% degli oltre 5.600 corsi attivi in Italia prevede insegnamenti in lingue straniere. È un dato in crescita e da giudicare positivamente. Tuttavia, il sistema presenta delle grosse eterogeneità al suo interno: l’offerta di corsi in più lingue è, infatti, concentrata nelle lauree magistrali, mentre è ancora particolarmente insoddisfacente nelle triennali, in cui la percentuale di corsi offerti in lingua diversa dall’italiano si riduce al 6%. A questo, occorre aggiungere un ulteriore elemento: in ben 16 atenei italiani su 92 l’offerta didattica è ancora interamente ed esclusivamente in italiano.
Il Rapporto, infine, indica tre elementi che contribuiranno alla capacità futura del sistema universitario di attrarre studenti: sviluppi del remote working, didattica online e ruolo dei policy-maker (e.g. Universitaly e PNRR).
Il Rapporto – “Mobilità studentesca e internazionalizzazione. Tutte le rivoluzioni in corso” – è curato da Pier Giorgio Bianchi Carlo Valdes.