(Foto Ansa)

L'esercito israeliano ha liberato nella notte a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, due ostaggi israeliani che erano stati rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso: lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram.  "Durante un'operazione congiunta dell'Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr), dell'Isa (il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet, ndr) e della polizia israeliana a Rafah, durante la notte, sono stati salvati due ostaggi israeliani, Fernando Simon Marman (60) e Louis Har (70), rapiti dall'organizzazione terroristica Hamas il 7 ottobre dal Kibbutz Nir Yitzhak", si legge in un comunicato.

"Entrambi sono in buone condizioni mediche e sono stati trasferiti per accertamenti medici all'ospedale Sheba Tel Hashomer - prosegue la nota -. Le forze di sicurezza continueranno ad operare con tutti i mezzi per riportare a casa gli ostaggi".

L'operazione israeliana di questa notte a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, ha provocato "circa 100 morti": lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas.  Nella notte, il ministero della Sanità di Hamas aveva parlato di una serie di attacchi aerei israeliani nella notte a Rafah, una città nel sud della Striscia di Gaza al confine con l'Egitto, che avevano colpito 14 case e tre moschee in diverse zone di Rafah.

Secondo Hamas, si è trattato di un "orribile massacro contro civili indifesi e bambini, donne e anziani sfollati". Lo riporta la Cnn. Hamas, confermando i 100 morti, afferma che il raid "è considerato una continuazione della guerra genocida e dei tentativi di sfollamento forzato che Israele sta conducendo contro il nostro popolo palestinese". Nella sua dichiarazione, Hamas ha detto che il presidente americano Joe Biden e la sua amministrazione si devono assumere la "piena responsabilità" per le morti di civili.

L'operazione per la liberazione dei due ostaggi israeliani è cominciata attorno alle 2:00 della scorsa notte, quando "le forze israeliane hanno fatto irruzione in un edificio nel cuore di Rafah dove i due erano tenuti da Hamas". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui l'azione "era stata preparata da qualche tempo". "Dal momento dell'apertura del fuoco - ha aggiunto - i soldati hanno protetto i due ostaggi con i loro corpi durante la battaglia con i terroristi che è divampata con pesanti scambi di colpi in molti posti e con molti terroristi".

I due ostaggi, ha spiegato il portavoce militare,  "erano trattenuti al secondo piano da terroristi armati che erano presenti nell'edificio e anche in palazzi adiacenti".  La liberazione - ha aggiunto Hagari - è stata accompagnata da raid aerei per "consentire il disimpegno dei soldati e per colpire i terroristi di Hamas nell'area".

"Questa missione di salvataggio sottolinea l'importanza della nostra operazione di terra a Gaza". Lo ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari riferendosi alla liberazione dei due ostaggi. "Abbiamo un obbligo morale - ha aggiunto - di portare indietro a casa tutti i nostri ostaggi. Un obbligo per il cui adempimento continueremo a fare tutto ciò che è in nostro potere".

Intanto, l'esercito israeliano ha annunciato la morte in combattimento nel sud di Gaza di altri due soldati. I due militari non stati uccisi nell'operazione di salvataggio dei due ostaggi israeliani a Rafah. Si tratta di Adi Eldor (21 anni) e di Alon Kleinman (21 anni). Il bilancio dei soldati morti in combattimento - dall'inizio dell'operazione nella Striscia - è ora di 229.

L'ufficio del presidente argentino Javier Milei, su X, "ha ringraziato l'esercito israeliano e le altre forze di sicurezza per aver liberato i due ostaggi Fernando Simon Marman e Louis Har", rapiti da Hamas il 7 ottobre. La stessa fonte ha ricordato che Milei nella sua recente visita in Israele aveva ribadito la richiesta della liberazione di ognuno degli ostaggi argentini e "la sua ferma condanna del terrorismo di Hamas".

Il racconto dei due uomini liberati: 'Siamo stati tenuti nella casa di una famiglia a Rafah'

Fernando Merman e Louis Har i due ostaggi israeliani liberati la notte scorsa in una operazione dell'esercito, nel sud della Striscia, sono stati tenuti "dentro la casa di una famiglia" nel centro di Rafah. Lo hanno detto, citati da Ynet, essi stessi, prima di riunirsi con i familiari, anche loro rapiti da Hamas lo scorso 7 ottobre e poi rilasciati. I due sono ritenuti relativamente in buone condizioni fisiche e la prima foto che appare sui social li mostra accanto a Gabriela Leimberg e Clara Marman. La seconda è la sorella di Fernando e compagna di Louis Har, entrambe sono state rimesse in libertà nello scambio con Hamas lo scorso novembre.

Netanyahu: 'Il rilascio degli ostaggi solo con la pressione militare'

"Solo una costante pressione militare, fino alla vittoria totale, ci porterà alla rilascio di tutti i nostri ostaggi". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu parlando della liberazione di due ostaggi da parte dell'esercito a Rafah. "Non perderemo nessuna occasione per riportarli a casa", ha concluso.

Netanyahu e Gallant nel centro comando durante la liberazione degli ostaggi

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant erano presenti la notte scorsa nel Centro di comando in Israele che ha diretto la liberazione dei due ostaggi a Rafah. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari.

L'Iran avverte: 'La palude di Gaza si è trasformata in un cimitero per i sionisti'

"I gruppi della resistenza non hanno lasciato senza risposta alcuna azione israeliana durante la guerra a Gaza e oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu è rimasto intrappolato nella palude di Gaza che è diventata un cimitero per i sionisti". Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo siriano Faisal al-Mekdad a Damasco, domenica. "La crisi a Gaza può essere risolta soltanto attraverso soluzioni politiche e la fine degli attacchi di Israele e il suo genocidio, i suoi crimini di guerra, commessi assieme agli Stati Uniti", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran, come riferisce Irna, sottolineando che "l'Iran sostiene fermamente qualunque iniziativa politica che riguardi la causa della Palestina". Il ministro degli Esteri siriano ha affermato che la Siria è pronta per impegnarsi in altre guerre contro Israele, sottolineando che "è la Siria a decidere quando, dove e come queste guerre avranno luogo".

"Gli Usa e alcuni altri Paesi che sostengono Israele sono alla ricerca di iniziative a livello politico, che riguardano piani per Gaza nel periodo che seguirà alla guerra ma la resistenza non si piegherà alle pressioni e alle richieste eccessive di Israele o di qualunque altro Paese", ha affermato il ministro degli Esteri iraniano. "I gruppi della resistenza, e anche gli stessi palestinesi, hanno fatto dei piani per la situazione a Gaza e nella Cisgiordania dopo la guerra e prenderanno decisioni riguardo al loro futuro", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran. Durante il colloquio, Assad ha sottolineato che l'atteggiamento di Damasco riguardo al sostegno ai gruppi di resistenza e alla Palestina non muterà dal momento che la resistenza è "profondamente radicata" in Siria.

La Turchia preoccupata per gli attacchi di Israele contro Rafah

"Siamo estremamente preoccupati per i crescenti attacchi di Israele contro la città meridionale di Rafah, in seguito a distruzione e massacri che già sono stati inflitti contro la Striscia di Gaza". Lo afferma il ministero degli Esteri di Ankara in un comunicato, dove viene sottolineato che "gli attacchi in corso aggraveranno la tragedia umana a Gaza e metteranno a repentaglio gli sforzi per assicurare un cessate il fuoco duraturo nella regione". La Turchia considera l'operazione di Israele a Rafah "parte di un piano per espellere il popolo di Gaza dalla loro terra" e lancia "un appello alla comunità internazionale, in particolare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, per prendere le misure necessarie a fermare Israele", si legge nel comunicato.

Israele vieta l'ingresso a una funzionaria italiana Onu: 'Oltraggiose affermazioni sui massacri del 7 ottobre'

Israele ha deciso di negare l'ingresso nel Paese a Francesca Albanese, inviata del Consiglio dei diritti umani dell'Onu. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata "alle sue oltraggiosi affermazioni che 'le vittime del massacro del 7 ottobre non sono state uccise per la loro ebraicità ma in risposta all'oppressione israeliana'".

"Il tempo del silenzio ebraico è passato. Affinché l'Onu riacquisti credibilità, Antonio Guterres deve denunciare inequivocabilmente le dichiarazioni antisemite della loro 'inviata speciale' Francesca Albanese e rimuoverla immediatamente dal suo incarico. Impedirle l'ingresso in Israele servirà a ricordare duramente le atrocità commesse da Hamas, compreso lo spietato attacco agli innocenti". Lo scrive il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz su Twitter.

Rispondendo due giorni fa ad un post di Le Monde, Albanese ha scritto: "Il 'più grande massacro antisemita del nostro secolo'? No, signor Emmanuel Macron. Le vittime del 7/10 non sono state uccise a causa del loro giudaismo, ma in risposta all'oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. I miei rispetti alle vittime".