di ENRICO PIRONDINI

Il gioco della coppie agita il Palazzo. Lo ammorba. Lo spiazza. Due le coppie nella turbolenza dei più (ma non mancano le eccezioni). Prima coppia: Meloni-Schlein; seconda coppia: Salvini-Conte. Dunque quattro partiti col mal di pancia. La campagna elettorale per le Europee del 9 giugno registra e amplifica anche fremiti di ciglia. Vediamo.

GIORGIA-ELLY, SOLO UNA INTESA TATTICA
Niente di più. Quello che è accaduto in settimana alla Camera (martedì pomeriggio 13 febbraio) in nome di un auspicabile “cessate il fuoco a Gaza”, ha tutto il sapore di una tattica, di una avveduta linea di condotta delle due leader. Di più: una mossa che ha tolto l’Italia dall’isolamento. Tutto qui.

Non è comunque un mistero per nessuno sapere che la premier predilige la Schlein come competitor e l’asseconda. Dice bene il piddino Gianni Cuperlo:”Giorgia dialoga con Elly perché ha una identità alternativa alla sua, mentre Conte è trasversale. E questa operazione spinge Conte e Salvini a riaprire il loro canale”.

A scanso di equivoci è il caso di ricordare che le due donne, posato l’ulivot tattico, sono rapidamente risalite sulle rispettive barricate. Pomo della discordia  il tema della autonomia differenziata e quello del premierato. Pesante la martellata che Elly ha rifilato a Giorgia. Ha detto:” Non si è mai vista una patriota che spacca l’Italia. Questo governo è anti-meridionalista”. Pronta e scontata la risposta della Meloni:”Io non divido l’Italia, altri lo hanno fatto”.

SALVINI-CONTE, CERTI AMORI NON FINISCONO MAI
Di nuovo vicini. Conte e Salvini sono tornati a riannusarsi. Aspettando il loro profeta Trump in viaggio verso la Casa Bianca. I segnali non mancano: sulla Rai  nella difesa di Roberto Sergio, l’attuale amministratore delegato indicato dal governo Meloni (la presidente  è stata indicata dal governo Draghi); il Pd ha nel CDA Rai la romana Francesca Bria, tecnologa dell’informazione e consulente ONU.

Atri segnali: il “no” al Mes, il Meccanismo europeo di stabilità (è il Fondo salva-Stati) e talune nomine, vedi la scelta di un grillino (e non di un Pd) nella Commissione “Cassa depositi e prestiti “, un colosso da 1.600 dipendenti; è la principale fonte di raccolta delle risorse finanziarie (tutto il risparmio postale italiano). Conte nega il riavvicinamento a Salvini (“le solite malelingue del Pd”). Vero, falso? Mah, non resta che aspettare. E come consiglia un vecchio proverbio “se son rose, fioriranno”.