Foto archivio (IDF, Telegram)

"È Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo che "Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti".

Ma Hamas, ha aggiunto, "è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Israele non può accettarlo". "Pertanto - ha sottolineato - Israele non accetterà le richieste di Hamas, che significano la resa, e continuerà a combattere finché tutti i suoi obiettivi non siano raggiunti".

Hamas vuole raggiungere un "accordo globale che ponga fine all'aggressione, garantisca il ritiro dell'Idf e raggiunga una seria intesa sullo scambio di prigionieri", ha scritto il leader della fazione palestinese Ismail Haniyeh su Telegram riferendosi alle trattative al Cairo. "Che senso ha un accordo - ha aggiunto - se il cessate il fuoco non è il suo primo risultato?"

I leader di Hamas hanno cominciato al Cairo la seconda giornata di trattative con i mediatori di Egitto e Qatar, ma rappresentanti della fazione islamica hanno denunciato la "mancanza di progressi". Hamas è arrivata al Cairo - ha detto, citato dai media israeliani, uno dei suoi rappresentanti - con la determinazione di raggiungere un accordo "ma non ad ogni prezzo". "Una intesa - ha aggiunto - deve mettere fine alla guerra e portare fuori da Gaza l'Idf. Israele ancora non si è impegnato". Israele è fermo sulla sua posizione di non porre fine alla guerra e di non ritirarsi dalla Striscia.

Famiglie degli ostaggi a Netanyahu, 'fate l'accordo su Gaza'.  Alla vigilia di Yom ha-Shoah - che da stasera in Israele ricorda l'Olocausto - le famiglie degli ostaggi a Gaza si sono rivolte al premier Benyamin Netanyahu chiedendo che si faccia l'accordo su Gaza. "A poche ore da Yom ha-Shoah, vogliamo ricordare - hanno detto - che avete promesso ogni anno 'mai più'. E' vostro dovere ignorare qualsiasi pressione politica e la storia non vi perdonerà se mancherete l'opportunità, poiché il ritorno degli ostaggi è una condizione necessaria per la resurrezione nazionale".

LA PRIMA GIORNATA DI TRATTATIVE

Le trattative al Cairo per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi restano ancora in bilico e nulla è dato per scontato, dopo che Hamas ha gelato i colloqui al termine di una giornata che aveva visto spiragli positivi su una possibile intesa. L'ottimismo filtrato dalla capitale egiziana - con i mediatori che parlavano di "progressi significativi" - si è attenuato in serata, quando un alto funzionario israeliano ha frenato gli entusiasmi accusando il gruppo palestinese di "vanificare gli sforzi" per l'intesa insistendo sulla precondizione di mettere fine alla guerra. Un alto funzionario di Hamas ha infatti sottolineato che il gruppo "non accetterà in nessuna circostanza" una tregua a Gaza che non includa esplicitamente la fine completa dell'offensiva sulla Striscia. E ha accusato il premier israeliano Benyamin Netanyahu di "ostacolare personalmente" gli sforzi per raggiungere un accordo di tregua a causa di "interessi personali".

Da parte sua, lo Stato ebraico - hanno avvertito da Gerusalemme - "non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei propri ostaggi". Il nodo resta quindi sempre lo stesso, ma la delegazione di Hamas arrivata al Cairo continua a discutere lo schema generale dell'intesa con i mediatori egiziani e del Qatar. Nelle informazioni contraddittorie sull'andamento dei colloqui, Barak Ravid del sito Axios aveva riferito della possibilità di Hamas di portare a termine la prima fase dell'accordo (il rilascio umanitario di ostaggi) senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra. Secondo il quotidiano saudita Asharq, in cambio la fazione palestinese avrebbe solide garanzie dagli Stati Uniti sul cessate il fuoco, il completo ritiro dell'Idf dalla Striscia dopo le prime due fasi dell'intesa e la promessa che l'esercito israeliano non continuerà i combattimenti dopo il definitivo rilascio dei circa 130 ostaggi ancora a Gaza.

Ma Israele ha continuato per tutto il giorno a invitare alla prudenza. Una fonte dello Stato ebraico ha sottolineato che si "sta aspettando con ansia di vedere la posizione finale di Hamas, ma che le informazioni non sono ancora arrivate". Poi ha insistito sostenendo che "alla luce dell'esperienze passate, anche se Hamas dice che sta seguendo lo schema, i piccoli dettagli e le riserve che presenterà potrebbero far naufragare l'accordo". Per questo finora nessuna delegazione di Israele si è recata in Egitto, dove andrà - è stato spiegato - solo "se ci sarà una risposta da parte di Hamas che abbia un orizzonte per i negoziati". Anche Benny Gantz, il ministro del Gabinetto di guerra, ha invitato alla pazienza confermando che i palestinesi ancora non hanno dato una risposta definitiva ai mediatori.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken - dopo aver bocciato di nuovo l'intenzione di Israele di entrare a Rafah che comporterebbe "danni inaccettabili" - ha osservato che al momento "Hamas è l'unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza".

Mentre uno dei consiglieri del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, Taher Nunu, ha riaffermato che "qualunque accordo da raggiungere deve includere la completa e totale fine dell'aggressione e il pieno ritiro dell'occupazione da Gaza".

Nella ridda di notizie riguardanti la possibile intesa, il quotidiano saudita Asharq - ripreso dai media israeliani - ha ipotizzato che Israele sia disposto anche a rilasciare Marwan Barghouti, il leader palestinese di Fatah condannato a vari ergastoli per terrorismo. A patto che vada a Gaza e non in Cisgiordania. Ma di un tema così spinoso in Israele non c'è alcuna conferma ufficiale.

Fatto sta che le pressioni internazionali affinché l'accordo si faccia, dopo Israele, si stanno concentrando su Hamas. Il Qatar, ha rivelato Times of Israel, sarebbe pronto ad accettare la richiesta degli Usa di espellere da Doha la leadership di Hamas, tra cui Haniyeh stesso, se i leader della fazione continuassero a rifiutare l'intesa. Una richiesta, ha fatto sapere il Washington Post, consegnata da Blinken il mese scorso.