Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua allocuzione dal titolo “Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni” all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La Russia ha riportato la guerra in Europa e insieme alla guerra "spinte vetero-nazionalistiche e pulsioni neo-imperialiste" che si possono battere solo rafforzando e riformando le Nazioni Unite.

Sergio Mattarella è intervenuto all'Assemblea generale dell'Onu e con un lungo intervento ha passato in rassegna le principali crisi internazionali spiegando la linea di politica estera del governo. Lo ha fatto con una premessa tutta dedicata alla follia delle minacce nucleari che proprio in questi giorni Vladimir Putin sbandiera al mondo.

"I due conflitti d'Ucraina e di Gaza hanno anche fatto riemergere - ha spiegato dal Palazzo di vetro - sinistre minacce di ricorso ad armamenti nucleari. Il quadro pattizio per il controllo degli arsenali nucleari è un patrimonio comune a tutti gli Stati. Violarlo, anche con semplici minacce, significa porre a rischio i destini dei popoli. Una responsabilità - ha sottolineato - che la Comunità internazionale non può lasciare senza conseguenze". Pieno sostegno all'Ucraina, quindi, anche se la ricerca di una soluzione pacifica è uno degli impegni prioritari dell'Italia: ma "non qualsiasi soluzione o, tantomeno, una soluzione che premi l'aggressore e mortifichi l'aggredito. Non si tratta di dar vita a una composizione purchessia". Ma c'è tanto altro nel discorso del capo dello Stato che ha trovato piena sintonia con le analisi del segretario generale Antonio Guterres.

Sul conflitto israelo-palestinese Mattarella non poteva essere più chiaro con un messaggio ad Israele ed uno al governo italiano: vanno evitate le "operazioni militari a Rafah per la drammaticità delle conseguenze che potrebbero avere sui civili palestinesi"; bisogna riprendere i finanziamenti all'Unrwa, l'agenzia che da oltre 70 anni cura l'assistenza di base ai profughi palestinesi. "Occorre poi considerare l'essenziale funzione svolta dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei Profughi Palestinesi nel Vicino Oriente e di conseguenza l'importanza di continuare a finanziarla", ha infatti chiesto nel suo intervento. Per il governo il vice-ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli che accompagna il presidente a New York, ha spiegato che la ripresa ci sarà ma non come prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre: l'Italia ha deciso di "riaprire la linea dei finanziamenti a Unrwa ma su progetti specifici", ha assicurato facendo sapere i progetti saranno valutati "per il loro impatto a favore della popolazione e per la sicurezza, affinché non ci siano più commistioni con organizzazioni terroristiche".

Pochi giorni fa l'ex ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, aveva presentato proprio all'Onu le conclusioni del suo rapporto incaricato di analizzare la "neutralità" dell'Unrwa spiegando che al momento Israele non avrebbe ancora fornite prove dell'infiltramento di Hamas in Unrwa. Il presidente ha quindi confermato alle Nazioni Unite l'incrollabile sostegno dell'Italia all'organizzazione spiegando più volte come "il multilateralismo sia il pilastro fondamentale della politica estera italiana". Inevitabilmente altrettanto forte è il sostegno che il presidente porta all'Onu per il quale rimane fermo l'appoggio alla proposta di riforma del Consiglio di sicurezza: "l'obiettivo dell'inclusività è alla base della proposta dell'Italia e dei Paesi riuniti dalla sigla "Uniting for Consensus" per la riforma e la miglior rappresentatività del Consiglio di Sicurezza, volta in primis a dare spazio a regioni sottorappresentate, come l'Africa, l'Asia e l'America Latina, per rimediare a una ingiustizia storica a tutti evidente. Le istituzioni dell'Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra. E' tempo di plasmarle sulla pace".

Mattarella ha chiuso il discorso con le parole di un ex segretario generale, Kofi Annan: "le sfide globali hanno un elemento in comune, cioè non rispettano le frontiere e nei loro confronti anche lo Stato più forte si rivela impotente".