La Commissione Ue ritiene che nella procedura per deficit eccessivo aperta dall'Ue sull'Italia, per il Paese "non siano necessarie ulteriori misure".

Stesso giudizio su Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.

"Rafforzare la spesa complessiva per la difesa e la prontezza operativa, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del 6 marzo 2025" è una delle raccomandazioni specifiche per l'Italia della Commissione europea nell'ambito del Pacchetto di primavera del semestre europeo.

Bruxlles raccomanda inoltre all'Italia, per la "sostenibilità di bilancio", di "rendere il sistema fiscale più favorevole alla crescita, contrastando ulteriormente l'evasione
fiscale, riducendo il cuneo fiscale sul lavoro e le restanti spese fiscali, comprese quelle relative all'imposta sul valore aggiunto e ai sussidi dannosi per l'ambiente, nonché aggiornando i valori catastali nell'ambito di una più ampia revisione delle politiche abitative, garantendo al contempo l'equità". Dovrà "intensificare gli sforzi" per efficienza e efficacia della spesa pubblica.

Al Belgio si raccomanda un nuovo percorso correttivo. Per la Romania si raccomanda al Consiglio una decisione che stabilisca che "non ha adottato misure efficaci". Per l'Austria si propone l'apertura di una procedura per deficit. Nel meccanismo di allerta l'Italia "continua a presentare squilibri" per vulnerabilità che "rimangono complessivamente rilevanti".

L'esecutivo europeo raccomanda inoltre al Consiglio Ue l'attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia per 15 dei 16 Paesi che hanno presentato richiesta per aumentare le spese per la difesa in deroga ai vincoli del Patto di stabilità, nell'ambito del pacchetto ReArm-Readiness.

Si tratta di Belgio, Bulgaria, Cechia, Danimarca, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia. Anche la Germania ha presentato richiesta, ma secondo le attese presenterà il piano nazionale di bilancio a medio termine entro fine luglio e a quel punto potrà arrivare la raccomandazione.

In merito al Pnrr, per la Commissione europea, "in linea con le scadenze legali e la natura temporanea dello strumento, gli Stati membri devono raggiungere tutte le tappe e gli obiettivi entro il 31 agosto 2026 e la Commissione deve effettuare i pagamenti finali entro il 31 dicembre 2026. Con queste scadenze che si avvicinano rapidamente e più di 335 miliardi di euro di finanziamenti ancora disponibili per gli Stati membri, è fondamentale accelerare l'attuazione" del Piano. L'esecutivo invita quindi i 27 a "rivedere i piani tempestivamente" per raggiungere tutti i target e i milestones.

Bruxelles ha infine adottato il Rapporto di Convergenza all'euro della Bulgaria. Secondo l'esecutivo europeo Sofia ha soddisfatto tutti i criteri economici e legali previsti dai Trattati per l'adozione della moneta unica: stabilità dei prezzi, stabilità fiscale, stabilità del tasso di cambio e convergenza duratura con tassi di interesse a lungo termine relativamente bassi.

In base all'iter politico-istituzionale è attesa ora una decisione finale all'Ecofin dell'8 luglio. La Bulgaria dovrebbe così entrare nell'euro dal primo gennaio 2026 come Ventunesimo Paese membro dell'Eurozona.

Con l'arrivo della Bulgaria, i Paesi dell'Eurozona diventeranno 21. La moneta unica è stata adottata inizialmente da undici Stati membri il primo gennaio 1999, Italia inclusa. Gli altri dieci sono: Belgio, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria e Portogallo.

Successivamente, altri nove Paesi hanno fatto il loro ingresso nella zona euro: Grecia nel 2001, Slovenia nel 2007, Cipro e Malta nel 2008, Slovacchia nel 2009, Estonia nel 2011, Lettonia nel 2014, Lituania nel 2015 e, più recentemente, Croazia nel 2023. Resteranno dunque sei Stati membri dell'Unione europea fuori dall'euro, con situazioni differenti.

La Romania partecipa attivamente al meccanismo di cambio, ma non soddisfa ancora ancora i criteri per l'adozione della moneta unica. La Danimarca dispone di un opt-out permanente dall'euro, ottenuto con il Trattato di Maastricht. La Svezia, pur senza opt-out formale, ha respinto l'ingresso nell'euro tramite referendum nel 2003 e non partecipa al meccanismo di cambio, evitando di fatto l'adozione della valuta comune. Infine, Cechia, Ungheria e Polonia non partecipano al Meccanismo di cambio e non hanno avviato il percorso tecnico verso l'euro, pur essendo giuridicamente obbligate a farlo in futuro secondo i Trattati europei.

Von der Leyen: 'L'euro è forza e unità, congratulazioni alla Bulgaria'

"L'euro è un simbolo tangibile della forza e dell'unità europea. Oggi la Bulgaria è un passo più vicina alla sua adozione come moneta. Grazie all'euro, l'economia bulgara diventerà più forte, con maggiori scambi commerciali con i partner della zona euro, investimenti esteri diretti, accesso ai finanziamenti, posti di lavoro di qualità e redditi reali. E la Bulgaria avrà il ruolo che le spetta nel plasmare le decisioni al centro della zona euro. Congratulazioni, Bulgaria!" Lo dichiara la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dopo che l'esecutivo Ue ha adottato il rapporto di convergenza stabilendo che la Bulgaria rispetta i criteri per entrare nell'euro dal primo gennaio 2026.