Luciano Vecchi

A seguito dei lavori della Assemblea plenaria del CGIE abbiamo incontrato Luciano Vecchi, Responsabile del Partito Democratico per gli Italiani nel Mondo e membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

D. Vecchi, quale è la sua valutazione dell’azione svolta dal CGIE?

R. L’Assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) che si è tenuta a Roma dal 16 al 20 giugno ha rappresentato un grande successo per l’Istituzione rappresentativa dei milioni di cittadini italiani e italo discendenti che vivono all’estero. Il merito va a tutte quelle forze e rappresentanze territoriali che ne fanno parte e della caparbia e intelligente conduzione della Segretaria Generale Maria Chiara Prodi.

D. Vi siete riuniti subito dopo l’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza dei residenti all’estero…

R. I lavori si svolgevano subito dopo l’approvazione del pessimo “decreto Tajani” che, considerando gli italiani all’estero come una “minaccia alla sicurezza nazionale”, ha bloccato la trasmissione della cittadinanza da genitori a figli ed ha rappresentato una ferita dolorosa per la migrazione italiana.

Un insieme confuso e punitivo di norme sbagliate, inapplicabili e – assai probabilmente – anticostituzionali.

A fronte di ciò la grande maggioranza del CGIE, adottando una forte dichiarazione in merito ha chiesto di cambiare la Legge, in particolare sottolineando che non è accettabile impedire la trasmissione della cittadinanza, criminalizzare coloro che hanno due cittadinanze, che occorre permettere agli italo discendenti che mostrino un legame con la Patria di richiedere di divenire cittadini italiani, come lo sono stati i propri avi.

D. Avete trovato ascolto?

R. Sì. Straordinario è stato l’incontro col Presidente Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica ha mostrato grande apertura alle preoccupazioni dei connazionali, affermando che deve essere possibile rivedere quelle norme cha appaiono ingiustamente punitive. Persino il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha dovuto riconoscere tale possibilità

Ora si richiede a tutte le forze parlamentari di cogliere quanto puntualmente richiesto dal CGIE ed utilizzare l’occasione del Disegno di Legge sulla cittadinanza per modificare la Legge appena approvata.

Sottolineo come sia stato importante che il CGIE non si sia limitato ad esprimere rimostranze ma sia stato capace, con un percorso competente e partecipato, di esprimere proposte concrete. E’ un importate salto di qualità.

D. Però quello sulla cittadinanza non è l’unico provvedimento che ha lasciato l’amaro in bocca agli italiani all’estero.

R. Certamente no. D’altronde, nei due anni e mezzo di Governo Meloni, non solo non vi è stato alcun provvedimento volto a valorizzare energie e intelligenze dei milioni di italiani che vivono, studiano a lavorano nei cinque Continenti, ma vi è stata una costante erosione dei già non molti strumenti esistenti: dalla non rivalutazione delle pensioni erogate all’estero, all’abolizione dell’indennità di disoccupazione per chi è costretto a rientrare in Italia a causa di licenziamento, dal taglio dei fondi per la diffusione della lingua e della cultura italiane a, soprattutto, a un forte ridimensionamento di quelle poche risorse che servono per sostenere il lavoro di Comites e CGIE.

D. Abbiamo però letto anche di polemiche interne al CGIE.

R. Diciamo che il centrodestra italiano mal sopporta l’autonomia delle istituzioni rappresentative che sono capaci di esprimere pareri a volte scomodi per chi governa.

E’ stato questo il senso, purtroppo, degli attacchi di alcuni esponenti della destra contro la Segretaria Generale del CGIE, con l’unico obiettivo – fortunatamente non raggiunto – di delegittimare l’organismo di rappresentanza degli italiani nel Mondo. I problemi nel funzionamento del CGIE – così come spesso accade per i Comites – nascono con un drastico taglio delle già poche risorse a disposizione dell’Istituzione.

Con i risultati del lavoro compiuto la scorsa settimana il Consiglio Generale ha mostrato di volere affermare la propria autonoma funzione di rappresentanza delle istanze degli italiani nel mondo. Si tratta di un valore da preservare e sviluppare, non qualcosa da colpire.

D. Ora si parla di riforma della Legge elettorale per l’estero.

R. Ora si apre un nuovo, insidioso, capitolo.

Vari esponenti di destra hanno affermato la volontà di stravolgere il sistema elettorale della circoscrizione estero, col quale i residenti fuori dai confini nazionali, eleggono i propri deputati e senatori.

Attenzione. E’ altra cosa dalla messa in sicurezza del voto postale da brogli e manipolazioni. D’altronde sul miglioramento delle procedure di voto il CGIE si è espresso, anche qui, facendo una serie di proposte concrete sensate ed eseguibili.

No. Dopo il sostanziale “boicottaggio” del recente voto referendario (scarsità di fondi, nessuna informazione, persino “smarrimento” di decine di migliaia di schede come avvenuto in Venezuela, tutte responsabilità delle scelte del Governo) ora la maggioranza di destra tenta di scippare il voto degli italiani all’estero.

D. Cosa propongono?

R. Vogliono una unica ripartizione invece delle quattro attuali, liste bloccate e abolizione delle preferenze e inversione dell’opzione.

A mio avviso sarebbe la morte del concetto stesso di rappresentanza.

D. Perché?

R. Unica circoscrizione significherebbe che Paesi ed aree importanti della emigrazione italiana non avrebbero più alcune possibilità d eleggere propri rappresentanti (Stati Uniti, Canada, Australia, Sudafrica, bacino del Mediterraneo, Asia, ecc.).

Liste bloccate ed abolizione delle preferenze significherebbero che “a Roma”, si decide chi viene eletto all’estero, senza nessuna possibilità di scelta da parte degli elettori, magari candidando persone, residenti in Italia, che non hanno trovato posto nelle liste dei partiti.

Inversione dell’opzione, cioè vota solo chi lo chiede esplicitamente - basta guardare cosa è successo per i Comites – rischierebbe concretamente di provocare un crollo della partecipazione, a maggior ragione per l’assoluta incapacità di fornire ai connazionali una efficace e tempestiva informazione.

Ricordo peraltro che le leggi elettorali sono materia di esclusiva competenza parlamentare ed è un brutto segnale quando esponenti della destra nostrana invocano un diretto intervento – meglio dire, una ingerenza – da parte del Governo.

Credo sia necessario – a fronte di un attacco alla dignità e ai diritti di cittadinanza degli italiani nel Mondo – un sussulto di volontà per affermare dignità e diritti e per dare forza alla rappresentanza dei nostri connazionali nel Mondo.

Questo è l’impegno che ci assumiamo.

Luciano Vecchi

Componente del CGIE

Responsabile per gli Italiani nel Mondo del Partito Democratico